La storia

Dalla Valle Arroscia a Londra, Elisa: «Qui non c’è corruzione, però mi manca il profumo della Liguria»

«Sono arrivata nell'ottobre 2002, quindi sono 20 anni che sono qua, ho sempre considerato l'Italia come casa, ma in realtà ormai sono più londinese»

elisa scarato

Cosio D’Arroscia-Pieve di Teco- Londra. Originaria della Valle Arroscia , Elisa Scarato, 42 anni, da 20 anni vive e lavora in Inghilterra dove è arrivata nell’ottobre del 2002. Personal training, insegnante, mamma, esaminatrice nazionale dell’esame di lettura di italiano e Capo del Dipartimento di Italiano in una scuola superiore. Ma com’è lasciare la propria casa, amici e famiglia per andare a vivere all’estero?

Da quanto tempo vive in Inghilterra e quando ha deciso che sarebbe diventata la sua nuova casa?

«Sono arrivata in Inghilterra nell’ottobre 2002, quindi sono 20 anni che sono qua. Mi sono resa conto quest’anno che ho vissuto ora più qui che in Italia, essendo andata via dall’Italia a 19 anni per andare all’università a Nizza. È stato un grande shock, ho sempre considerato l’Italia come casa, ma in realtà ormai sono più londinese (o forse Europea? Non tutti gli inglesi sono pro-Brexit- )che italiana»

Quali sono state le difficoltà che hai incontrato per ambientarsi? 

«Difficoltà non ne ho avute, ma credo che questo cambi molto da persona a persona. Io sono sempre stata molto adattabile, vado d’accordo con tutti, non mi piace il conflitto e sono molto aperta al cambiamento. Venendo anche da una realtà ligure molto piccola, avendo passato la mia infanzia in villaggi come Cosio d’Arroscia e Pieve di Teco ed essendo andata a scuola a Imperia, arrivata all’Università di Essex nel 2002 dove il 75% degli studenti erano stranieri provenienti da tutto il mondo, l’ho vissuta sicuramente come un’avventura entusiasmante, un’opportunità di arricchimento. Altri magari l’avrebbero vissuta come un’esperienza traumatica? La difficoltà maggiore per chi arriva sicuramente è la lingua, ma si impara in fretta se c’è la volontà e l’inglese ormai è talmente indispensabile…..»

Che lavoro fa e come c’è arrivata? Quali sono stati gli step che ha dovuto affrontare?

«Al momento ho tre lavori, il mio lavoro principale è nell’industria del fitness come personal trainer. Due giorni a settimana lavoro ancora in una scuola superiore e sono Capo del Dipartimento di Italiano (al 40% di un orario a tempo pieno, quindi per 15 lezioni a settimana), e lavoro anche per AQA (una delle associazioni responsabili per gli esami di maturità nazionali) come esaminatrice nazionale dell’esame di lettura di italiano. Il mondo del lavoro qui è sicuramente più fluido e flessibile, non c’è la paura di “perdere il posto fisso” o l’ossessione con un posto di lavoro statale, a dire il vero credo di non conoscere quasi nessuno che non abbia cambiato lavoro e anche magari campo di interesse almeno una volta. Anche nel campo scolastico, si cambia la scuola in cui si lavora, ci sono opportunità per fare carriera, c’è molta più mobilità e davvero poca corruzione, conta quello che si sa fare e non chi si conosce, e questo è probabilmente il vantaggio principale che si ha qua rispetto all’Italia».

Pregi e difetti del vivere a Londra?

«Pregi di vivere a Londra: come ho detto prima per quanto riguarda il mondo del lavoro, ma anche la ricchezza culturale per quanto riguarda musei che sono tutti gratis, concerti, eventi culturali, cose da fare e da vedere, è praticamente impossibile annoiarsi qua, ho vissuto qua da 18 anni (i primi due anni ero a Colchester) e ci sono ancora posti che non ho visto, cose che non ho fatto. Anche per quanto riguarda i miei figli, qualunque interesse abbiano, qua possono farlo. Mia figlia prende lezioni di violoncello, ha fatto capoeira con me, lezioni di nuoto, di ginnastica, di pattinaggio su ghiaccio, equitazione. Tutto è a portata di mano, e ci si può davvero arricchire da tutti i punti di vista, anche semplicemente dell’interazione umana. Va a scuola con bambini di ogni colore e religione, sta crescendo in un ambiente multiculturale e imparando da piccola di prima mano che cos’è il rispetto per la diversità».

I difetti…..il costo della vita. Londra era già prima di Brexit e della pandemia una delle città più costose del mondo, negli ultimi due anni e dopo le sanzioni alla Russia è davvero diventata una cosa improponibile. Le opportunità ci sono, ma se non ci si “ammazza” di lavoro senza la disponibilità economica è difficile approfittarne; molte persone qua hanno davvero poco tempo libero, si lavora per il weekend o per le prossime vacanze, mentre quando vengo in Italia vedo le persone vivere più giorno per giorno, e questo modo di vivere più alla giornata e con spontaneità mi manca. Il tempo anche può sicuramente contare tra i difetti, l’inverno qua comincia presto e non finisce mai….»

Com’è la situazione dopo la Brexit e com’è stato affrontare la pandemia?

«Brexit non ha complicato le cose necessariamente per gli Italiani che erano già qua, abbiamo fatto domanda per il “settled status” che di solito viene concesso senza problemi, almeno io non conosco nessuno personalmente che abbia avuto problemi….ma moltissimi dei miei amici (non solo italiani ma spagnoli, sono andati subito in panico e hanno fatto l’esame – e anche pagato fior di quattrini, quasi 2000 sterline- per prendere la doppia cittadinanza, perché “non si sa mai”. Io ci avevo pensato ma quando ho saputo quanto costa, ci ho ripensato… I pochi inglesi che abitano a Londra sono sempre stati contro Brexit, è quando si va fuori al Nord soprattutto che si incontrano gli inglesi pro-Brexit che sono solitamente le persone anti-immigrazione; anche per loro Brexit è stata più che altro una delusione, (anche se non vogliono ammetterlo e non lo faranno mai!) che ha portato a loro stessi svantaggi economici di cui si sono resi conto solo dopo aver votato.  Affrontare la pandemia è stato difficile sicuramente per il fatto di non esser potuta tornare a casa per due anni, mi sono mancati tantissimo i miei genitori, mia nonna Augusta a cui ero legatissima è mancata a febbraio 2020 poco prima del lockdown e non sono potuta andare al funerale, insomma è stato difficile per me come per tutti quanti immagino.»

Quante volte ritorna in Liguria e cosa le manca di più della sua regione?

«Prima di avere figli, tornavo in Liguria ogni volta che potevo sinceramente. Ora che ogni volta devo comprare 4 biglietti aerei, andata e ritorno, non è più possibile, ma cerco di tornare sempre in estate. Sicuramente della Liguria mi mancano le cose semplici che non trovo qua, il profumo dei campi di basilico vicino ad Albenga, il sapore della focaccia, il colore blu del cielo, il canto delle cicale in estate, le sagre, i vicoli. Quando torno tutto mi sembra bellissimo e faccio foto in continuazione ai luoghi dove sono cresciuta come una turista per caso. Ovviamente la famiglia e gli amici sono al primo posto ma grazie alla tecnologia ci si può tenere in contatto».

È appassionata di calcio? Se si come ha vissuto la sconfitta dell’Inghilterra allo scorso europeo contro l’Italia? E la non qualificazione di quest’ultima ai mondiali e l’eliminazione dell’Inghilterra?

«Il calcio…..sicuramente seguo la nazionale, ma non sono patita come l’italiano medio. La sconfitta dell’Inghilterra c’è stata, l’Italia agli Europei ha giocato benissimo secondo me, il che ha fatto bruciare ancora di più la mancata qualificazione ai mondiali. Ho fatto finta di boicottare la Coppa del Mondo con la scusa che si teneva in Qatar…..ma sicuramente se l’Italia avesse partecipato l’avrei seguita»

Un consiglio per i giovani che vorrebbero trasferirsi a Londra? Quali sono le difficoltà a livello burocratico?

«Il consiglio che darei a chi vuole trasferirsi è di buttarsi, di non farsi mettere paura dai “ma” e dai “se. Noi italiani amiamo essere drammatici, preoccuparci, esagerare sempre; mi ricordo di essere arrivata in Inghilterra un venerdì, con 1000 euro e nessuna conoscenza, avere passato il weekend andando di porta a porta nei bar e negozi che cercavano personale, e da lunedì avevo un lavoro. Nella vita bisogna buttarsi, osare, a credere nella buona fede degli essere umani; le difficoltà, burocratiche o pratiche, si possono superare. Poi, se si è abituati alle difficoltà burocratiche in Italia, credo che le si possa superare ovunque»

elisa scarato

(Foto di Andrew Prod Photography)

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