Il caso

Imperia, morto commercialista accusato di peculato: la notizia annunciata in udienza

Processo rinviato al 27 giugno per la produzione del certificato di morte, poi l'estinzione per avvenuta morte del reo

Tribunale imperia

Imperia. Mauro Amoretti, 82 anni, commercialista di Sanremo, è morto la scorsa domenica nella Rsa dove era ricoverato. E’ quanto hanno appreso stamane i giudici del tribunale collegiale di Imperia, davanti ai quali si stava celebrando il processo che vedeva Amoretti imputato per il reato di peculato perché, secondo la tesi accusatoria, si sarebbe trattenuto una somma complessiva di circa 1,3 milioni di euro, nell’ambito di incarichi conferitigli dal tribunale di Imperia come curatore fallimentare e delegato alla vendita in esecuzioni immobiliari.

Ad apprendere della morte del commercialista è stato il suo difensore, che nei giorni scorsi aveva contattato un familiare per sapere dove fosse ricoverato. Il collegio ha così aggiornato l’udienza al prossimo 27 giugno per la produzione del certificato di morte, per poi procedere con una sentenza di estinzione del reato «per avvenuta morte del reo».

A quel punto, le parti offese dovranno procedere in sede civile per ottenere il rimborso delle somme dovute. Risulta, al momento, già sequestrata la metà di un appartamento intestato all’imputato estinto.

I fatti. L’indagine, condotta dalla guardia di finanza e coordinata dal procuratore di Imperia, Alberto Lari, con il sostituto Luca Scorza Azzarà, partì da una segnalazione dello stesso tribunale. Gli inquirenti scoprirono che il professionista, delegato alla vendita giudiziaria di tre beni immobili, nel Comune di Sanremo, oggetto di altrettante procedure esecutive, aveva illecitamente trattenuto circa 150mila euro dai proventi della vendita, in un caso anche operando su un conto corrente diverso da quello comunicato al giudice nell’ambito della procedura esecutiva. E non è tutto: Amoretti doveva rispondere anche all’accusa di peculato nell’ambito di tre procedure fallimentari riguardanti altrettante società con sede a Sanremo, per essersi appropriato di fondi aziendali per quasi 550 mila euro, sottraendoli alla “massa attiva” destinata a ristorare i creditori.

Le indagini, eseguite anche con accertamenti bancari, consentirono di ricostruire tutti gli episodi distrattivi attuati dal professionista, tra il 2015 e il 2020, mediante prelevamenti di denaro contante dai conti societari ed emissione di bonifici a suo nome. Alla luce dei gravi indizi di colpevolezza e visto che il professionista aveva messo in vendita la propria villa, unico bene di valore nella sua disponibilità, la Procura emise un decreto di sequestro preventivo per equivalente “d’urgenza”, successivamente convalidato da gip.

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