Imperia

Processo per l’aggressione a Moussa Balde, nuovo presidio dei solidali. Bruno Rossi: «Giustizia sempre a favore dei ricchi» fotogallery

In attesa della sentenza per lesioni che vede tre cittadini di Ventimiglia sul banco degli imputati

Imperia. E’ attesa oggi la sentenza di primo grado del processo per lesioni lievi aggravate nei confronti di Moussa Balde, il migrante di 23 anni picchiato da tre cittadini di Ventimiglia, che dopo pochi giorni dall’aggressione si impiccò nel Cpr di via Brunelleschi, a Torino, dove era stato trasferito perché irregolare in Italia.

Con l’udienza di oggi, come nelle altre occasioni, sono tornati a manifestare i no border. «Moussa Balde è stato omicidio», «L’indifferenza è complice di una società razzista», hanno scritto sugli striscioni mostrati davanti al tribunale di Imperia nel sit-in di protesta organizzato in attesa della sentenza, che ha visto presenti circa cinquanta solidali appartenenti ad associazioni italiane e francesi.

«Una sentenza che nasce decisamente male – ha affermato Silvana Vinai, dell’associazione Imperia Solidale, che si occupa di aiutare gli immigrati e di “Non una di meno” – perché da subito non è stata emessa l’aggravante del razzismo, visto che è evidente, nel contesto in cui si è svolta l’aggressione. Poi non è stata ammessa alcuna associazione tra quelle che avrebbero potuto sostenere le ragioni antirazziste e quando Moussa è stato ricoverato, in ospedale sono stati riconosciuti solo dieci giorni. questo è un processo inutile, che sicuramente non metterà mai in luce la verità».

Oggi, a Imperia, sono giunti anche Bruno Rossi e Franca Murialdo, i genitori di Martina Rossi, che hanno fondato un’associazione in memoria della figlia, morta a 20 anni, il 3 agosto 2011, precipitando dalla terrazza di una camera d’albergo, a Palma di Maiorca (Spagna), nel tentativo di sfuggire a una violenza sessuale. «Prima di passare le ultime giornate della sua vita, le ho detto: ‘Stai attenta, che il mondo è pieno di stupidità, pieno di gente’ – ha detto il padre -. E lei mi ha risposto: ‘Ma papà, tu mi hai insegnato che muoiono mille bambini palestinesi al giorno, e adesso mi dici di stare attenta?’. Io avevo capito che il mondo è pieno di incapaci e di stupidi. Ancora oggi c’è una giustizia di classe, una giustizia del processo, una delle indagini, una nella sorveglianza, una nell’applicazione delle pene. E questa giustizia viene fatta sempre a favore dei ricchi e contro i poveri. E invece mio padre mi ha insegnato che la scelta più semplice e naturale è di stare dalla parte dei poveri, dei deboli e di chi soffre. Come associazione siamo qui, perché vogliamo aiutare».

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