Sanremo, aumentano le richieste di nullità del matrimonio
Il dato emerso nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario ecclesiale a Villa Nobel
Sanremo. «Rispetto all’accesso al tribunale regionale abbiamo registrato un piccolo incremento. La ragione sta nella prossimità del tribunale: i fedeli conoscono direttamente i ministri del tribunale, poi i parroci hanno più comodità ad indirizzare al tribunale». Lo ha detto il vescovo diocesano monsignor Antonio Suetta, a Villa Nobel, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2024 nella diocesi da lui amministrata.
L’incremento delle richieste di nullità del matrimonio si registra in tutto il mondo cattolico, e non solo nella diocesi di Ventimiglia-Sanremo. Presso la Rota romana, tribunale d’Appello, ha spiegato il prelato uditore del tribunale apostolico e giudice della Corte d’Appello dello Stato Città del Vaticano Francesco Viscome, «Siamo passati da circa 700/750 a circa 1200 cause all’anno nuove che vengono introdotte».
Anche a livello locale, come primo grado di giudizio, i numeri fanno registrare un aumento, come sottolineato dal vicario giudiziale don Emanuele Longo: «Si è passati dalle dodici cause del 2022 alle sedici del 2023». La maggior parte delle richieste riguarda il campo relativo alla mancanza di discrezione e di giudizio. Dunque si parla di persone che hanno sì la capacità di contrarre matrimonio, ma che dimostrano di avere capacità volitive e intellettive carenti e magari se ne accorgono dopo anni. «Affrontano il matrimonio senza comprenderne il significato profondo – prosegue Longo -. Vengono poi considerati i criteri dell’esclusione dell’indissolubilità (ad esempio quando due persone si sposano, convinti che se intanto male c’è la separazione, ndr) e della prole, quando uno o entrambi non vogliono figli». Un altro criterio è quello dell’infedeltà, intesa come relazione extraconiugale che deve sussistere: prima, durante e dopo il matrimonio.
«Il nostro tribunale giudiziario, come tale, è sempre esistito, perché ogni diocesi ha naturalmente il proprio tribunale – ha spiegato il vescovo Suetta – Ma la particolarità di questo evento è legato al motu proprio del Papa, del 2015, che ha praticamente restituito alle diocesi la competenza per le cause matrimoniali, che prima erano riservate ai tribunali regionali. Nel 2016, la diocesi di Ventimiglia-Sanremo ha scelto di riperdere presso il suo tribunale la competenza per queste cause per una ragione prevalente: quella di rendere più prossimo ai fedeli questo servizio».
«La procedura introdotta nel 2015 da papa Francesco – ha sottolineato Viscome – Serve per snellire e superare i ritardi che ci sono per le dichiarazioni di nullità del matrimonio: è il cosiddetto Processus Brevior, il processo più breve che non richiede un’indagine accurata perché come caratteristica, e soprattutto come richiesto dalla norma, ci sia l’evidenza della nullità e l’accordo delle parti. Noi tratteremo oggi la caratteristica della nullità, quindi spiegheremo che cosa significa avere l’evidenza su una fattispecie matrimoniale, che si presume non sia fatta secondo i crismi di quello che vuole la chiesa, quindi una presunta nullità di questo matrimonio che viene valutato con una procedura molto più snella e sommaria, ma non superficiale. E l’evidenza viene ripresa soprattutto da circostanze, sia di cose che di persone, testimonianze, documenti, che possano comprovare che questa fattispecie possa rientrare in un capo o capi di nullità e, in questa maniera, che non abbia bisogno di una istruttoria molto lunga. Questa nuova forma di procedura non è amministrativa, ma sempre giudiziaria, e si conclude sempre con una sentenza e con la certezza morale da parte del vescovo. La grande novità è che il vescovo, giudice nato, è colui che farà la sentenza, che deve essere naturalmente affermativa, altrimenti, se non c’è quell’evidenza viene portato al processo ordinario».