Personale irreperibile, ultima proroga al 31 gennaio per la coop del punto nascite di Sanremo
Il ministero della Sanità punta a ridurre i gettonisti nei reparti. A rischio la tenuta delle due Ostetricia imperiesi
Sanremo. Il punto nascite dell’ospedale Borea di Sanremo continua a galleggiare in un limbo tra sopravvivenza e smantellamento silenzioso. A garantirne l’operatività, ancora una volta, non è un rafforzamento della dotazione organica, ma una proroga. È quanto si evince da due atti ufficiali firmati dalla direzione di Asl1. Con la prima delibera, datata 2 ottobre, l’azienda sanitaria locale ha ufficializzato l’avvio di una procedura urgente per il reclutamento di medici specializzati in Medicina Interna e Ginecologia e Ostetricia, tramite incarichi di lavoro autonomo della durata di 12 mesi. La decisione nasce dall’impossibilità di garantire i livelli essenziali di assistenza (Lea) a causa della grave carenza di personale, documentata da ripetute selezioni pubbliche andate deserte. Le nuove misure prevedono compensi orari fino a 100 euro per attività in presenza nei turni di ginecologia, e 80 euro per la pronta disponibilità. Per medicina interna, invece, sono previste prestazioni in presenza da 60 euro l’ora. Il bando amplia anche la possibilità di partecipazione agli ex dipendenti pubblici in quiescenza, pur prevedendo priorità per i candidati non pensionati. L’obiettivo dichiarato è coprire fino a 48 ore settimanali per ciascun medico, rispondendo alle esigenze pressanti delle strutture ospedaliere del territorio. Stando al documento, in oggi sono solo 7 i dirigenti medici in pianta stabile: ne servono altri 13.
La seconda determina, del 2 di settembre, rappresenta l’altra conseguenza alla crisi strutturale dell’organico. “Dato atto che, questa Azienda Sanitaria si trova a tutt’oggi nell’impossibilità di reclutare personale medico in servizio, sia dipendente, sia con contratto libero professionale, nonché di assumere personale medico collocato in graduatorie concorsuali, in quanto le plurime procedure avviate non hanno portato all’assunzione di un numero adeguato di professionisti per coprire tutti i turni necessari”, determina di prorogare l’esternalizzazione di prestazioni mediche per il punto nascita di Sanremo fino al 31 gennaio 2026. Costo per la sanità pubblica locale: 700 mila euro per il periodo settembre fino a fine anno, e 175 mila euro per i primi 31 giorni del 2026. Un quadro preoccupante che la Città dei fiori conosce bene. Da mesi, il punto nascite di Sanremo non effettua più parti cesarei programmati, per scelta interna dell’azienda sanitaria imperiese. La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: un crollo progressivo del numero di nascite, ben al di sotto della soglia delle 500 annuali previste dalla normativa nazionale per mantenere operative le sale parto. E mentre la politica cittadina, con una presa di posizione netta e bipartisan, ha chiesto a gran voce il ripristino dei cesarei e la piena operatività del reparto (voci cadute nel vuoto), la realtà va nella direzione opposta. Le difficoltà nel reperire medici disponibili a lavorare stabilmente in provincia di Imperia restano irrisolte. Persino il concorso per il nuovo primario del reparto, che andrà a sostituire il dottor Pierluigi Bracco in pensionamento a fine novembre, è stato bandito ma non è ancora stata nominata la commissione esaminatrice.
Ma i problemi non si limitano al solo Borea. Anche l’ospedale di Imperia, che oggi accoglie tutti i parti programmati della provincia, si affida alle cooperative per garantire la copertura dei turni: lì opera l’Aurum Assistance, al momento senza proroga. Una fragilità strutturale che rende il sistema dell’ospedale diffuso Sanremo-Imperia vulnerabile alle nuove direttive nazionali. Il ministero della Salute Orazio Schillaci ha infatti stabilito che dal 2026 bisognerà limitare drasticamente il ricorso ai cosiddetti “gettonisti”, ovvero i medici esterni pagati profumatamente per singole prestazioni o turni, spesso a cifre molto più alte rispetto a un dipendente del Ssn. E mentre si lotta per tenere aperti i reparti, incombe un’altra incognita: la bozza della nuova legge sanitaria regionale, anticipata oggi da Repubblica, prevederebbe, alla sua introduzione, il decadimento automatico dei direttori delle cinque Asl liguri, oltre al dimissionamento forzato dei futuri direttori di area, se non raggiungono gli obiettivi prefissati. Questi ultimi nominati da un super direttore generale regionale di nuova istituzione.
Una norma che, se approvata, rischia di colpire nell’immediato anche i vertici di Asl1, compresa la direttrice generale Maria Elena Galbusera, che proprio negli ultimi mesi ha difeso con fermezza la centralità di Imperia a scapito di Sanremo. Uno scenario che preoccupa, e non poco. Se non si troverà personale stabile, e se le cooperative non potranno più intervenire per coprire i vuoti, il rischio concreto è che il reparto matuziano non sia più in grado di garantire la sua esistenza neppure a regime ridotto. E questo a meno di tre mesi dallo scadere dell’ultima proroga. La “coperta corta”, per usare un’espressione della stessa Galbusera durante l’ultima seduta della commissione Sanità a Sanremo, si sta strappando.







