Forza Italia anima Palazzo Bellevue
In consiglio comunale j’accuse del civico di centrodestra Marco Damiano contro i consiglieri di maggioranza iscritti al partito di Scajola
Sanremo. E’ bastata una digressione per far scoppiare il caso, una semplice parola, anzi due: “Forza Italia”. Il bersaglio? I tre consiglieri di maggioranza che nei mesi scorsi hanno formalizzato l’iscrizione al partito: Luigi Marino e Anna Roberta Di Meco di Forum e Umberto Bellini, quest’ultimo eletto nella civica Idea.
A rompere gli indugi, un po’ paradossalmente, non sono stati i consiglieri dell’area progressista che hanno aderito al ballottaggio al progetto del sindaco Alessandro Mager, quanto il consigliere civico di centrodestra Marco Damiano. Agganciandosi a un passaggio di Bellini – che aveva richiamato l’origine nazionale forzista della proposta sul Garante degli anziani (ultimo punto all’ordine del giorno di un Consiglio filato liscio come l’olio) – Damiano ha sferrato un j’accuse frontale: «Serve maggiore chiarezza in quello che sta succedendo, con pezzi di Forza Italia in maggioranza e allo stesso tempo seduti in minoranza. Ci sono consiglieri che un giorno si mettono la maglia bianca da civici e poi, fuori dal Consiglio, tirano fuori la tessera di Forza Italia. Queste manovre non fanno bene: rendono antipatica la politica, anche ai moderati come me. La gente mi ferma per strada per capire cosa stiano facendo gli iscritti in maggioranza».
La reazione è stata immediata. Marino ha respinto l’affondo rivendicando compatibilità tra appartenenza e Amministrazione: «Posso avere un’appartenenza politica e allo stesso tempo mantenere un impegno civico nel mio municipio. L’atteggiamento di Damiano mi ricorda perché ha perso le elezioni». Sulla stessa linea Bellini, memoria storica della destra locale ed ex Alleanza Nazionale, oggi organicamente nel mondo scajoliano: «Una cosa è la collocazione politica, un’altra quella amministrativa: sono due linee parallele che non si incontrano. Anche se siamo iscritti a Forza Italia, abbiamo sottoscritto un patto amministrativo con il sindaco Mager e lo porteremo a termine fino al 2029, se ci arriviamo. La questione politica qui non c’entra». A chiudere il cerchio, la giovane Di Meco: «La decisione di candidarmi con Forum la confermo: sono felice di essere qui con quella lista e ringrazio le persone con cui ho corso. Fuori da Palazzo Bellevue, però, la mia scelta politica è libera e la Costituzione me la garantisce. Rivendico una scelta che rispecchia la storia della mia famiglia, di mio nonno prima e di mio padre poi».
Il siparietto – tutt’altro che leggero – non è passato inosservato: tra i banchi della giunta, più di uno ha assistito attonito alle voci che si alzavano. L’episodio ha fatto emergere nervi scoperti che covano sotto traccia: non tanto nella casa della maggioranza larga del sindaco Mager, che abbraccia componenti civiche e pezzi di centrosinistra, quanto piuttosto una tensione tutta interna al centrodestra locale, dove il civismo vincente degli ultimi dodici anni (due mandati Biancheri, poi Mager) ha tenuto i partiti tradizionali più spesso all’opposizione che al governo della Città dei fiori. Un conflitto di appartenenze e rapporti personali che oggi si intreccia con il rientro di molte figure nell’alveo dei partiti e con la necessità, per la maggioranza, di preservare gli equilibri.
Non a caso, mentre in aula si discuteva di anziani, a latere rimbalzava già il dossier Province: primo banco di prova politico imminente. Sullo sfondo, l’ipotesi che Alessandro Mager possa essere chiamato a scendere in campo sotto l’ombrello del presidente uscente Claudio Scajola: uno scenario dettato dal fatto che i diversi gruppi della coalizione civica faticano a convergere su uno o più nomi condivisi per il consiglio provinciale. Anche per questo la stoccata di Damiano – giudicata «politicuccia» dalla collega di minoranza, la consigliera azzurra ufficiale Patrizia Badino – ha finito per soffiare su braci calde, pronte per diventare incandescenti.





