Ventimiglia, “Un luogo una memoria”: il liceo Aprosio nella mappa geografica del portale nazionale
Nato per ricordare le vittime del naufragio avvenuto a Lampedusa il 3 ottobre di 12 anni fa
Ventimiglia. Il “3 ottobre a Lampedusa” indica la Giornata della memoria e dell’accoglienza, istituita in ricordo del tragico naufragio del 3 ottobre 2013, in cui persero la vita 368 persone. Il Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) è coinvolto in progetti educativi e culturali che si svolgono a Lampedusa e che riguardano le scuole italiane ed europee.
Per l’occasione il liceo ventimigliese ha fatto sentire la propria voce, prendendo parte alla Call to Action Un luogo, una memoria. Grande soddisfazione da parte del nuovo dirigente Giovanni Oggiana.
Il contributo dell’Aprosio, firmato da alcuni studenti della 5 L e 5 E, ora è presente sul sito nazionale dedicato al 3 ottobre.
«Tutti noi viviamo in un mondo segnato da confini. Alcuni sono visibili: linee che dividono stati o muri che delimitano territori. Altri, invece, non si vedono, ma sono forse ancora più profondi e difficili da superare: i confini emotivi e mentali che senza accorgercene tracciamo per distinguere ciò che ci è familiare da ciò che è diverso. Sono i muri che creiamo verso chi parla un’altra lingua, verso chi ha abitudini differenti dalle nostre, verso chi ha una cultura diversa e usanze che non comprendiamo immediatamente.
Questi confini invisibili ci separano, ci chiudono, ci impediscono di conoscere davvero gli altri. Eppure, anche se sembrano radicati dentro di noi, possono essere abbattuti. Serve spirito di intraprendenza, serve venirsi incontro e soprattutto serve una comunità che ogni giorno lavora per trasformare le differenze in ricchezze e in occasioni di incontro.
La scuola, in questo cammino, ha un ruolo centrale. È il luogo dove si cresce, dove si impara a riconoscere se stessi e gli altri. Non dovrebbe essere solo un posto dove si trasmettono nozioni, ma uno spazio che unisce, che accoglie, che aiuta a superare i pregiudizi. La scuola ideale si impegna quotidianamente per ottenere ciò. Non solo per preparare gli studenti alle sfide del futuro e all’età adulta, ma anche per aiutarli a costruire una società più aperta, più giusta e più inclusiva.
Abbattere i confini significa accettare le differenze di tutti, nessuno escluso. Significa riconoscere il valore di ogni studente, indipendentemente dalle sue abitudini, dalle sue origini o dalla sua storia. Significa promuovere un’idea di scuola che non ha come obiettivo quello di omologarci, ma di conoscerci e aiutarci, che non giudica ma ascolta e che non emargina ma include. Significa far sentire ciascuno parte di una comunità, dove può contribuire con le proprie capacità, le proprie idee e le proprie esperienze.
Nel nostro percorso, la parola “inclusione” non è solo uno slogan, ma un impegno reale. Inclusione vuol dire creare momenti di dialogo, aprire spazi dove tutti possano parlare e ascoltarsi, e collaborare tra studenti, insegnanti e famiglie. Vuol dire credere che le differenze non sono un problema, ma una ricchezza. Vuol dire insegnare che i veri confini non sono quelli tra i Paesi, ma quelli che ci chiudiamo dentro se non impariamo ad accogliere gli altri.
In un tempo in cui spesso si alzano muri, noi scegliamo di costruire ponti. Lo facciamo con l’insegnamento, ma anche con l’ascolto, il rispetto e la collaborazione. Lo facciamo per i nostri studenti, ma anche insieme a loro, perché l’inclusione è un cammino che si fa tutti insieme».


