Virtus all’attacco sull’appalto stadio: «Pronti al ricorso. E su Pian di Poma regole poco chiare»
Il direttore generale Pino Fava denuncia anomalie nel bando per la concessione del Comunale e solleva dubbi sulla proroga concessa alla Sanremese: «Così si penalizza chi lavora coi giovani»
Sanremo Il clima tra le società sportive matuziane si fa incandescente. Dopo la proroga alla Sanremese per la gestione del campo di Pian di Poma, e il contemporaneo bando pubblico per lo stadio comunale di San Martino, arriva la dura presa di posizione della Virtus Sanremese. A parlare è il direttore generale Pino Fava, figura chiave del nuovo corso societario lanciato con il supporto di Marco Del Gratta, ex presidente dei biancazzuri prima dell’era Alessandro Masu e oggi main sponsor della Virtus.
«Noi il bando lo abbiamo letto con attenzione e stavamo valutando di partecipare – spiega Fava – ma c’è un punto che consideriamo del tutto anomalo: l’articolo 4 della convenzione. Questa clausola prevede che, nel caso in cui la società che milita nella categoria più alta – cioè la Sanremese – dovesse salire in Serie C, tutti i lavori richiesti allo stadio comunale per l’adeguamento dello stesso alla categoria dei professionisti, sarebbero a carico del futuro gestore. Non del Comune. Questo vuol dire che, se come Virtus vincessimo l’appalto e la Sanremese venisse promossa, dovremmo affrontare da soli spese enormi, nell’ordine di centinaia di migliaia di euro. Non sono bruscolini. I nostri legali ritengono questa clausola irragionevole e sproporzionata. È una condizione inaccettabile. Per questo ci prepariamo a impugnare il bando davanti al Tar, chiedendo l’annullamento di quell’articolo». Il dirigente non esclude comunque una partecipazione, ma a precise condizioni: «Se l’articolo verrà rimosso, noi ci saremo. Ma se resta, sarebbe un suicidio economico».

L’articolo “incriminato” dalla Virtus Sanremese
Fava apre poi un secondo fronte, quello su Pian di Poma. «Anche lì stiamo facendo delle valutazioni. La nostra società investe sul calcio partendo dal settore giovanile. Abbiamo bisogno di spazi. Ma finora non abbiamo ricevuto risposte dalla Sanremese, che ha appena ottenuto l’ennesima proroga. Non è giusto: vorremmo che anche i nostri ragazzi potessero allenarsi e giocare in strutture pubbliche, come succede per altre società. Quando si parla di giovani, servirebbe maggiore equità». Un messaggio chiaro, che si chiude con una nota di fiducia istituzionale ma anche con un monito. «Nonostante tutto, andiamo avanti. Partiamo dal basso, ma i nostri obiettivi sono ambiziosi. Siamo convinti che l’Amministrazione agisca con correttezza e trasparenza, e ci aspettiamo equità nella gestione degli impianti. L’anno scorso avevamo 150 tesserati tra prima squadra e giovanili. Una società come la nostra merita attenzione, anche più di altre realtà che oggi non hanno neanche un tesserato eppure riescono ad avere accesso agli impianti sportivi del municipio. Quando il Comune sarà pienamente informato di cosa sta accadendo, siamo certi che saprà agire con equilibrio per garantire trasparenza nei rapporti con tutte le società del territorio e parità di accesso alle strutture pubbliche».
Impianti simili, percorsi diversi. A Sanremo, la gestione degli impianti sportivi sembra seguire percorsi paralleli, non solo nei contenuti ma anche nei referenti amministrativi. Da una parte c’è Pian di Poma, il cuore pulsante delle attività della Sanremese Calcio, con la sua concessione prorogata dal settore Turismo del Comune, guidato dalla dirigente Rita Cuffini. È stata lei, con firma congiunta del funzionario Claudio Foti, a estendere fino al 30 giugno 2026 l’affidamento diretto alla società del presidente Masu, senza passare per una procedura comparativa o un avviso pubblico, sebbene vi fosse stato l’interessamento documentato di un’altra realtà sportiva: la Virtus Sanremese.
Dall’altra, c’è lo stadio comunale di San Martino, dove l’Amministrazione ha invece scelto un approccio opposto: bando pubblico, trasparenza e concorrenza. Qui la partita è nelle mani della dirigente Linda Peruggi, a capo del settore Sviluppo Economico, Ambientale e Floricoltura e responsabile dell’area gare e appalti. Il suo ufficio ha predisposto un articolato bando per l’assegnazione quinquennale della concessione, con possibile proroga tecnica di un anno. L’appalto prevede un valore stimato dell’affidamento pari a oltre 524mila euro (fino a 629mila con proroga) e un canone annuo minimo di 5 mila euro.












