Punto nascite indesiderato
Da ottobre i parti programmati solo a Imperia. A picco l’occupazione media delle nuove sale del Borea. La dg Galbusera: «Nessuna previsione di chiusura nel breve termine»
Sanremo. A poco più di un anno dalla sua inaugurazione, il nuovo punto nascite dell’ospedale Borea di Sanremo – costato milioni di euro e salutato come un ritorno strategico e simbolico per tutto il Ponente ligure – rischia di diventare una cattedrale nel deserto.
Una disposizione interna firmata dal primario di Ostetricia e Ginecologia dell’Asl1 Imperiese, dottor Pier Luigi Bracco, ha stabilito che, da ottobre 2024, tutti i parti programmati – ovvero i cesarei non urgenti – devono essere effettuati esclusivamente presso l’ospedale di Imperia. Una direttiva che, sebbene formalmente tecnica, sta avendo effetti pesanti sull’attività del reparto sanremese: secondo dati aziendali non ufficiali, l’occupazione media delle sale parto a Sanremo si aggira oggi tra il 10 e il 20% del loro potenziale effettivo. Una percentuale che stride con l’obiettivo originario del reparto: diventare un polo di riferimento per l’intero Ponente, capace di attrarre partorienti non solo dalla provincia di Imperia ma anche dalla vicina Costa Azzurra.
Nel mondo sanitario e tra i cittadini più attenti, inizia a farsi largo un sospetto: la decisione di deviare tutti i parti programmati su Imperia non sia frutto solo di esigenze cliniche, ma rappresenti un tassello in una più ampia strategia di ridimensionamento, che potrebbe preludere – in caso di necessità – alla chiusura definitiva del punto nascite di Sanremo, salvando solo quello del capoluogo. Un’ipotesi che inquieta, considerando il lungo percorso politico che ha portato alla riattivazione delle sale parto del Borea e le promesse di un rilancio del presidio. Ad alimentare il malcontento, anche il fatto che tra giugno e ottobre 2024 i cesarei programmati erano stati effettuati regolarmente a Sanremo, contribuendo all’incremento dell’attività. Poi il cambio di rotta.
Interpellata sulla questione, la direttrice generale dell’Asl1 Maria Elena Galbusera ha dichiarato: «Nel 2024 ci sono stati 1160 parti totali, di cui 386 al Borea dal 15/2/24 e 774 ad Imperia. La presenza del punto nascite a Sanremo è duplice: alleggerisce il carico di lavoro del punto nascite di Imperia ed apre spazio ad una attrattività oltre confine, dalla Costa Azzurra al Savonese», – spiega la dg, che aggiunge -. «L’offerta di Sanremo è fondamentalmente un’offerta da “Casa del Parto”, per un’assistenza ad una gravidanza sostanzialmente fisiologica; su Imperia c’è una parte legata alla patologia ostetrica. La presenza del punto nascita di Sanremo rappresenta la risposta dei bisogni dell’estremo ponente e si integra con l’altro punto nascita di Imperia che in questa fase, va ricordato, supplisce anche alla temporanea assenza nel ponente savonese del punto nascita dell’ospedale Santa Corona di Pietra Ligure attualmente oggetto di lavori».
Ancora Galbusera: «Il numero dei punti nascite è definito nel piano socio sanitario di Regione Liguria e non vi sono su quello di Sanremo previsioni di chiusura a breve termine. Inoltre il polo sanremese ospita la pediatria del “Gaslini diffuso”, dove solo da febbraio 2024 sono stati 7 mila gli accessi al pronto soccorso pediatrico. Il numero di medici strutturati presso il punto nascite di Imperia, fino all’inizio del 2024 unico per Asl1, è divenuto, già nel corso dell’anno 2023, insufficiente a garantire la copertura integrale della turnistica nel capoluogo provinciale. Infatti Asl1 ha provveduto nel 2023 ad affidare ad una cooperativa il servizio medico necessario al mantenimento in funzione del reparto di ostetricia e ginecologia di Imperia, ancor prima di ricevere l’indicazione all’apertura del punto nascite di Sanremo che ha potuto essere attivato solo ricorrendo ad un’ulteriore gara per l’affidamento dei servizi medici di ginecologia per il reparto di ostetricia».
Parole, quelle di Galbusera, che da un lato cercano di rassicurare – “nessuna chiusura nel breve termine” – ma che dall’altro confermano un punto cruciale: Sanremo è visto come una “Casa del parto”, destinata a gestire gravidanze fisiologiche, mentre la gestione delle complicanze e delle urgenze viene concentrata su Imperia. Un modello teoricamente integrato, che però, nei fatti, penalizza la Città dei fiori. Anche perché il Borea è l’ospedale delle emergenze per tutta la provincia, strutturato per poter gestire anche urgenze ostetriche. Ma intanto i parti programmati vengono negati proprio qui, dove pure ci sono attrezzature e competenze.
Dietro molte scelte, si intravede il problema strutturale della sanità ligure: carenza di personale e contenimento della spesa. Il personale ginecologico e ostetrico, in entrambi i presidi, è garantito solo grazie a costosi affidamenti a cooperative private, perché l’Asl non riesce ad assumere abbastanza medici in pianta stabile. Il ricorso a professionisti esterni è stato necessario già nel 2023 per tenere aperto Imperia, e nel 2024 anche per attivare Sanremo. Nel frattempo, la Regione Liguria è impegnata in una revisione straordinaria dei conti sanitari, dopo anni di disavanzi. E il contesto demografico non aiuta: la denatalità morde, soprattutto nel Ponente, dove solo la popolazione straniera ha frenato il tracollo.
Il punto nascite di Sanremo, operativo dal 15 febbraio 2024, ha chiuso il primo anno con 386 nascite: ben al di sotto della soglia dei 500 parti annui indicata come limite minimo per la sopravvivenza di una struttura ostetrica. E nei primi cinque mesi del 2025, si registrano tra i 160 e i 165 nuovi nati: un dato che, pur non trascurabile, non basta a cancellare i dubbi sul futuro. Il timore di un “default” programmato, in cui il punto nascite sanremese venga gradualmente svuotato per poi essere sacrificato sull’altare della razionalizzazione, è sempre più diffuso.
(In copertina, a sinistra l’ingresso dell’ospedale Borea di Sanremo. A destra, in alto culle vuote. Sotto, lo staff di Pediatria con la dg Galbusera al centro)
















