Logo

Presunta ineleggibilità di Scajola, il caso in Cassazione

10 giugno 2025 | 13:12
Share0
Presunta ineleggibilità di Scajola, il caso in Cassazione

Tutto si gioca sulla notifica dell’atto, contestata dai legali del sindaco

Imperia. Si è svolta stamani in Cassazione l’udienza sul caso della presunta ineleggibilità al secondo mandato dell’attuale sindaco di Imperia, e presidente della provincia, Claudio Scajola. Nel corso dell’udienza «il procuratore generale presso la Prima Sezione della Corte di Cassazione ha insistito per il rigetto del ricorso proposto da Scajola, il quale sosteneva che non doveva essere chiesta una nuova notifica, in quanto la prima non era nulla, ma inesistente e pertanto non sanabile. Il giudice si è riservato», ha spiegato l’avvocato Piera Sommovigo, legale dei consiglieri comunali di minoranza Luciano Zarbano (Imperia senza padroni) e Ivan Bracco (Pd), che avevano sollevato la questione sulla presunta incompatibilità tra il ruolo di sindaco con quello, già ricoperto da Scajola al momento dell’elezione al secondo mandato, di commissario ad acta dell’Ato idrico provinciale.

Alla base della controversia c’è la notifica dell’atto iniziale che, secondo Scajola, avrebbe dovuto essere indirizzato a lui come “persona” e non come “sindaco”. Invece, l’atto era riferito al “Sindaco Scajola” e non a “Claudio Scajola”, pur essendogli stato notificato a casa e ritirato dalla moglie.

In primo grado, il tribunale collegiale civile di Imperia aveva rigettato l’istanza presentata dai consiglieri di minoranza. Mentre la Corte di Appello, successivamente, aveva rinviato al primo grado per una nuova notifica, ma i legali di Scajola ricorsero per Cassazione, dichiarando appunto che la prima notifica non era sanabile. «Secondo noi il procuratore ha bene inquadrato al questione e considerando che le notifiche erano state effettuate da un lato direttamente al Comune, presso il municipio e dall’altro presso la residenza di Scajola, riteniamo che il contraddittorio si sia correttamente instaurato come rilevato dal procuratore generale», afferma il legale di Zarbano e Bracco.