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«Molti cani nelle case vivono meglio che i migranti sotto il ponte a Ventimiglia»

12 giugno 2025 | 10:38
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A dirlo è Don Rito Alvarez, parroco “di confine”, a San Rocco di Vallecrosia

Sanremo. «Nel libro c’è un discorso particolare che fa Lumumba pensando ai colonizzatori, alla popolazione schiava. Lui fa una riflessione: vivono meglio i cani dei nostri padroni che donne e bambini del nostro popolo. Se pensiamo quello che è successo a a Ventimiglia negli ultimi anni, con tanti migranti che vivono sotto il ponte, sotto il cavalcavia, sappiano che molti cani vivono meglio nelle case che chiunque viva sotto il ponte».

A dirlo è Don Rito Alvarez, parroco “di confine” a San Rocco di Vallecrosia, trovando un parallelismo tra quanto scritto nel libro “Lumumba, eroe africano” di Luca Catalano e Michele De Sanctis, con la situazione dei migranti a Ventimiglia. Ieri l’opera è stata illustrata da Catalano e dal prelato sudamericano, presidente dell’associazione Angeli di Pace, ai Martedì Lettrari del Casino di Sanremo. Il libro è la biografia a fumetti di Patrice Lumumba, leader dell’indipendenza del Congo, raccontata attraverso lettere, poesie e discorsi pubblici. All’evento hanno partecipato anche l’assessore Enza Dedali e Marzia Taruffi.

«Il parallelismo tra la popolazione del Congo dell’epoca e i migranti a Ventimiglia lo trovo assolutamente attuale – dice Catalano –  Quelle persone lottavano in Congo per avere dignità, giustizia, pace, opportunità. Queste dinamiche sono le stesse che traviamo anche oggi nella ricerca che fanno i migranti che arrivano qua da noi, che arrivano in Italia. Gli obiettivi sono gli stessi. Cambiano i tempi, i modi, i paesaggi ma gli obiettivi sono gli stessi. Ma l’uomo è sempre alla ricerca di un posto dove poter vivere bene, far crescere la sua famiglia».

LUMUMBA, EROE AFRICANO

“Un giorno la storia si esprimerà anche se non sarà la storia insegnata a Bruxelles, a Parigi o alle Nazioni Unite, ma quella insegnata nei paesi liberati dal colonialismo e dai suoi fantocci”. Il 17 gennaio 1961, in una misera prigione di Lubumbashi, Lumumba sa che sta per essere ucciso per aver condotto il suo popolo a spezzare le sanguinarie catene della colonizzazione belga nel più grande e ricco paese d’Africa, il Congo. Ma gli stessi ideali e valori con cui ha condotto la sua nazione all’indipendenza gli danno la forza per guardare a testa alta i suoi nemici e non rimpiangere nulla, consapevole che la sua vicenda sarà da esempio per tutte le lotte d’indipendenza africane che si scateneranno in quel periodo caotico e ricco di speranza che fu l’inizio degli anni sessanta.