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Migranti morti in frontiera, torna la manifestazione di Amnesty a Ponte San Ludovico

15 giugno 2025 | 18:48
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«Innalziamo i nostri cartelli non per offendere, ma per ricordare che ogni vita conta»

Ventimiglia. Dopo la preghiera interreligiosa, l’11 giugno scorso, per i migranti morti nel tentativo di superare la frontiera italo-francese, in serata al valico di Ponte San Ludovico, Amnesty International – Alpes Maritimes insieme con il gruppo Amnesty 321 di Imperia sono tornati in piazza De Gasperi, al confine tra Ventimiglia e Mentone, per «rivendicare con forza i diritti umani dei migranti e dei rifugiati».

La manifestazione, organizzata nell’ambito della Giornata mondiale del rifugiato, si è svolta nell’aiuola che ospita l’opera il  “Terzo Paradiso” di Michelangelo Pistoletto, negli anni trasformato in un memoriale con incisi i nomi di 47 persone morte durante il loro cammino, alla presenza di circa settanta persone.

Maria Giulia Latini di Amnesty Imperia, tra le voci storiche dell’iniziativa: «Da dieci anni il Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto ci unisce, al confine tra Italia e Francia, in una battaglia condivisa per i diritti umani. Un’opera simbolica che diventa ogni anno spazio di incontro, riflessione e azione, grazie all’impegno delle associazioni italiane e francesi che operano sul territorio».

L’azione si rinnova come gesto di resistenza contro le disuguaglianze e l’indifferenza. «Siamo qui per dire no all’ingiustizia, all’indifferenza, alla disumanità. Perché crediamo in un’umanità capace di accogliere, rispettare, restituire dignità a ogni persona» continua Latini. «Innalziamo i nostri cartelli non per offendere, ma per ricordare — anche a chi ci guarda con disprezzo — che ogni vita conta. E soprattutto, teniamo viva la fiamma della speranza. Sempre».

«È la prima volta che partecipo a questo momento, e sento forte la responsabilità di esserci proprio quest’anno». Così Federico Lera, rappresentante di Amnesty Liguria, ha preso la parola durante la manifestazione al confine tra Italia e Francia, dove ogni anno si rinnova l’impegno per i diritti umani dei migranti. Un intervento che ha messo in luce la drammaticità del contesto attuale: «Viviamo un tempo storico in cui le persone non vengono più considerate tali. In cui chi governa non riesce — o non vuole — distinguere l’umanità dalla disumanità. Persino nei documenti ufficiali si parla di “carichi residuali”, non di uomini, donne e bambini che affrontano un viaggio fatto di dolore, speranza e coraggio». Secondo Lera, alcune richieste avanzate in sede europea mirano a cancellare «la personalità, i diritti, la dignità» dei migranti. «Ma noi siamo qui per ricordare che nessun essere umano è illegale, che nessun confine può giustificare l’indifferenza, che nessun numero può sostituire un volto», ha sottolineato. «Essere qui oggi, insieme a tutti voi, è per me un onore. Ma soprattutto, è un dovere», ha concluso.