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Festa della Repubblica a Sanremo, Mager «L’Italia è una repubblica che vuole la pace»

2 giugno 2025 | 18:05
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Il corteo è partito dal solettone di piazza Colombo. Si è poi proseguito per via Matteotti fino ad arrivare al monumento ai caduti di corso Mombello, dove è stata deposta la corona d’alloro

Sanremo. «L’Italia è una repubblica che vuole la pace». Dice così il sindaco Alessandro Mager, in occasione delle celebrazioni del 2 giugno, Festa della Repubblica, le prime per l’avvocato sanremese con la carica di primo cittadino e le ottantaseiesime per lo Stato italiano.

Alla presenza delle autorità civili e militari della città dei fiori, le associazioni d’arma, il senatore Gianni Berrino e l’assessore regionale Luca Lombardi, il corteo è partito, dopo i discorsi di rito con in testa il gonfalone del Comune matuziano e la banda musicale “Città di Sanremo”, dal solettone di piazza Colombo. Si è poi proseguito per via Matteotti fino ad arrivare al monumento ai caduti di corso Mombello, dove è stata deposta la corona d’alloro. Hanno presenziato, tra gli altri, il vicesindaco Fulvio Fellegara, l’assessore Massimo Donzella, il consigliere comunale Vittorio Toesca.

IL DISCORSO DEL SINDACO ALESSANDRO MAGER

«Porgo il saluto alle autorità civili, militari e religiose, alle associazioni d’arma, a quelle culturali e a tutti i cittadini presenti per celebrare la “Festa della Repubblica”. Oggi ricordiamo una data fondamentale, il 2 giugno 1946 quando, appena conclusasi la Seconda Guerra Mondiale, il nostro Paese ha iniziato percorrere un nuovo cammino, a scrivere una nuova pagina della sua — della nostra — storia. Gli uomini e le donne di allora, scegliendo la Repubblica e non la monarchia hanno compiuto un atto potente, ponendo al centro valori quali democrazia e pace, solidarietà e soprattutto libertà. Dopo il ventennio della dittatura fascista, dopo le devastazioni della guerra e dell’occupazione nazista, l’Italia, seppur faticosamente, ha avuto la forza di rialzarsi, di rimboccarsi le maniche e ricominciare, grazie alla lungimiranza dei nostri nonni e dei nostri genitori, ai quali la Costituzione ha indicato la strada da percorrere. Un monito per noi tutti che non deve essere intaccato dal tempo e dagli inevitabili mutamenti della società e degli scenari: il 2 giugno ci ricorda, infatti, quanto il dovere morale stimoli ad applicare, giorno dopo giorno, 1 valori della democrazia, a trasformare i contenuti della Costituzione in azioni concrete, ispirate al principi di responsabilità, rispetto impegno soprattutto se pensiamo ai tempi bui, densi di preoccupazione che purtroppo, stiamo ancora vivendo, dopo che il rumore della guerra, con atroci immagini che ci giungono ogni giorno, è tornato non solo nel cuore dell’ Europa ma continua ad interessare anche il Medioriente. Colgo l’occasione per rivolgere un pensiero alle donne e agli uomini che prestano servizio nelle missioni di pace nelle varie parti del mondo per la fesa della democrazia e delle stabilità internazionali. La Festa della Repubblica richiama con forza all’unità morale, alla tutela la pace e della vita, all’unione delle generazioni, dei territori, del popolo. Mi piace ricordare un passaggio del discorso d’insediamento pronunciato nel 1978 da Sandro Pertini, amatissimo Capo dello Stato: “Bisogna che la repubblica sia giusta e incorrotta, forte e umana: forte con tutti i colpevoli, mana con i deboli e i diseredati. Così l’hanno voluta coloro che la conquistarono dopo venti anni di lotta contro il fascismo e due anni di guerra di Liberazione e se così sarà oggi, ogni cittadino sarà pronto a difenderla contro chiunque tentasse di minacciarla con la violenza. Tutti facciamo parte della stessa storia. E dello stesso futuro“. E allora, non lasciamo cadere nel vuoto questo appello ma facciamolo nostro cosicché diventi punto fermo della quotidianità di ciascuno di noi. E’ soltanto grazie all’impegno comune e alla partecipazione attiva alla vita civile che possiamo esprimere nel migliore dei modi conquiste quali l’indipendenza e la libertà, esprimendo la giusta devozione alla Repubblica e il giusto riconoscimento agli uomini e alle donne che hanno sacrificato la vita in nome di quegli ideali. Tutti noi siamo chiamati ad applicare i valori della Costituzione, trasmettendoli di generazione in generazione, per affrontare il vivere insieme e la speranza di un futuro migliore. E la speranza, evidentemente, sono i giovani. Sono loro che possono realizzare una nuova primavera ma spetta a noi il compito di ascoltare la loro voce, di aiutarli a superare le difficoltà del domani, di insegnare loro che la Costituzione spiega come rimuovere gli ostacoli che impediscono lo sviluppo della libertà, dei diritti, della dignità».