Rubata a Torino la reliquia di Don Bosco, patrono dei giovani e della formazione caro a Vallecrosia

Dal 1876 a oggi, i salesiani della città mantengono in vita gli insegnamenti del Santo, ponendo al centro dell’attenzione i giovani e i loro bisogni
Vallecrosia. Nella notte tra il 30 aprile e il 1° maggio, la chiesa di Valsalice, sita a Torino, è stata bersagliata dai ladri che, oltre a sottrarre calici, piattini liturgici e un ostensorio, hanno trafugato una reliquia di Don Bosco, custodita nel santuario dagli anni Cinquanta. I malviventi, infatti, hanno portato via, insieme alla teca in metallo che la conteneva, una scheggia di un osso del fondatore della congregazione salesiana, molto caro alla città di Vallecrosia con cui conserva un forte legame storico, religioso e sociale.
Ideatore di un modello pedagogico che persegue anche una funzione civile con l’obiettivo di aiutare, sostenere, educare, istruire e migliorare le condizioni morali dei giovani in difficoltà, nonché fondatore delle congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Don Bosco rispose, nella seconda metà dell’Ottocento, secondo quanto riportato sul sito dei Salesiani di Vallecrosia, all’appello dell’allora vescovo Biale, che chiese di aprire una chiesa e una scuola per i giovani per offrire un’alternativa educativa e religiosa e rispondere alle esigenze dei fedeli sul territorio che, a quel tempo, non avevano altre alternative se non quella di affidarsi agli istituti edificati dai valdesi.
Una situazione questa, dovuta all’aumento repentino della popolazione legata alla crescita dell’industria della floricultura nei pressi della località Torrione, ai piani di Vallecrosia, che aveva provocato un insediamento urbano privo di pianificazione e di servizi essenziali lontano dai centri abitati, provocando l’abbandono culturale e religioso di coloro che si erano stanziati in questa zona, che vedevano, come unica opzione, quella di frequentare la scuola, il tempio e l’ospizio per poveri dei valdesi proprio perchè assenti scuole o chiese cattoliche.
Il 9 febbraio 1876, dopo due anni dedicati ai progetti, alle verifiche e alle trattative, i primi missionari salesiani e le consorelle di Maria Mazzarello, mandati da Don Bosco, raggiunsero Vallecrosia, stabilendosi poi nel Torrione, un’area destinata a divenire il cuore dell’opera: il 10 febbraio dello stesso anno, venne fondata quella che sarebbe diventata la nuova casa salesiana.
Inizialmente riconducibile a un magazzino trasformato in cappella e a un corridoio separato da essa adibito a scuola, nei giorni successivi si trasformò, grazie all’impegno delle suore e dei salesiani, in un ambiente più accogliente, con aule scolastiche e una chiesetta resa il più bella possibile. A pochi giorni dall’apertura delle iscrizioni alla scuola, molti giovani lasciarono in massa le scuole protestanti per accedere agli insegnamenti dei salesiani, dando così origine all’Opera Salesiana di Vallecrosia.
Pochi anni dopo, l’opera si ampliò con la costruzione di un grande istituto comprensivo, comprendente una chiesa posta al centro, l’istituto maschile e quello femminile a destra e a sinistra, nonché cortili e spazi per l’oratorio. La crescita è continua: si aggiungono un teatrino nel 1882, un internato nel 1946, un cinema-teatro nel 1953 e ulteriori ampliamenti nel decennio successivo, un progresso che ha portato alla ristrutturazione della piccola chiesa parrocchiale e che, nel 2000, è stata proclamata Santuario di Maria Ausiliatrice.
Ancora oggi, i salesiani di Vallecrosia mantengono in vita l’eredità di Don Bosco e dei suoi ideali di educazione e solidarietà, ponendo al centro dell’attenzione i giovani e i loro bisogni, sottolineando così la sua importanza a livello sociale e storico, che trova conferma anche nelle parole del direttore dell’istituto di Valsalice, don Alessandro Borsello, che ha lanciato un appello a chiunque abbia preso la reliquia per poterla ricollocare al suo posto, poiché «di scarso valore economico, ma di enorme rilevanza sul piano sacro e storico».