Gara Festival, corre solo la Rai
Ora attesa per la sentenza del Consiglio di Stato, che può ribaltare tutto
Sanremo. Alle 12:30 di oggi, l’Ufficio Turismo e Manifestazioni di Palazzo Bellevue ha chiuso i termini per la presentazione delle offerte per la concessione dei marchi “Festival della Canzone Italiana” e “Festival di Sanremo”, di proprietà del Comune di Sanremo, per l’organizzazione delle edizioni 2026, 2027 e 2028, con opzione di proroga biennale. Un’unica proposta è arrivata sul tavolo dell’Amministrazione Mager, consegnata brevi manu dai legali: quella della Rai, che punta a mantenere il controllo della kermesse canora più famosa d’Italia, a cui è storicamente legata. L’offerta sarà vagliata la prossima settimana da un’apposita commissione, che verrà istituita con i dirigenti comunali.
La decisione della Rai di partecipare alla manifestazione d’interesse, deliberata dal Cda di Viale Mazzini il 13 maggio, era ampiamente prevista, anche se si tratta di un boccone indigesto per la televisione pubblica, che spera di ribaltare tutto con l’udienza fissata per giovedì al Consiglio di Stato, dove pendono i ricorsi depositati contro la sentenza shock del Tar Liguria. Per Viale Mazzini, Festival e Rai sono un binomio indissolubile e inscindibile, che non sarebbe dovuto essere messo in discussione. Stando a quanto si apprende, nessun altro broadcaster ha presentato offerte valide, nonostante iniziali manifestazioni di interesse da parte di realtà come Warner Bros, Discovery, mentre Mediaset si era ufficialmente chiamata fuori dalla corsa.
La gara pubblica, indetta il 3 marzo, è stata resa obbligatoria da una sentenza del tribunale amministrativo regionale, che ha dichiarato illegittimo l’affidamento diretto alla Rai dei marchi legati alla kermesse per il biennio 2024-2025, accogliendo il ricorso dei discografici della Just Entertainment (JE s.r.l.). Questa pronuncia ha imposto al Comune di aprire una competizione trasparente per le edizioni dal 2026, definendo criteri rigorosi. Per partecipare, le emittenti dovevano essere titolari di un canale generalista nazionale in chiaro, con una comprovata esperienza nell’organizzazione di eventi di calibro internazionale. Inoltre, il concessionario dovrà garantire un minimo di 6,5 milioni di euro annui, una somma superiore di 1,5 milioni rispetto all’attuale convenzione con la Rai, e destinare l‘1% degli introiti pubblicitari all’ente locale, oltre a sostenere i costi organizzativi, inclusa l’installazione di un palco esterno per esibizioni live.
Ora l’attenzione si sposta sul Consiglio di Stato, che giovedì, 22 maggio, si pronuncerà in via definitiva sul ricorso della Rai e del Comune contro la sentenza liberalizzatrice del Tar Liguria. Se confermerà l’illegittimità dell’affidamento diretto, la gara proseguirà con la Rai come unica candidata. In caso contrario, potrebbe essere ripristinato l’affidamento diretto, vanificando di fatto l’intera procedura competitiva messa in piedi dal sindaco Alessandro Mager, che ha istituito un’unità operativa, coordinata dal segretario generale Monica Di Marco, per gestire la complessa fase procedurale.
A complicare ulteriormente il quadro, la recente battaglia per il controllo dei marchi legati al Festival. Il Comune detiene storicamente i marchi “Festival di Sanremo” (dal 1998) e “Festival della Canzone Italiana” (dal 2010), ma nuove richieste di registrazione avanzate da diversi soggetti potrebbero innescare ulteriori conflitti. Tra queste, quella di Vincenzo Russolillo, patron del Gruppo Eventi, che l’11 marzo ha depositato la domanda per “Festival della Musica Italiana” e “Casa della Musica Italiana”. Con un’unica offerta sul tavolo e una decisione cruciale attesa dal Consiglio di Stato, il futuro del Festival di Sanremo resta incerto ma, oggi, il cielo sulla Città dei fiori volge al sereno.













