Apre home restaurant durante la pandemia, ma prende la disoccupazione: chiesta condanna a Imperia
Accusata di indebita percezione di erogazioni pubbliche e reati contro la normativa sul lavoro
Imperia. Rimasta senza lavoro, pur percependo la disoccupazione, non riusciva a coprire le spese e, per questo, aveva aperto un home restaurant, trasformando la propria abitazione in Valle Argentina in un Bed&Breakfast senza denunciarlo all’Inps, ma pubblicizzandolo ingenuamente su Facebook. Per questo una donna di 54 anni, B.S., è finita a processo davanti al collegio del tribunale di Imperia con accuse gravi, tra le quali: indebita percezione di erogazioni pubbliche (per aver percepito la disoccupazione per complessivi 9.200 euro) e per non aver rispettato le norme di sicurezza sul lavoro.
Stamani, al termine della sua requisitoria, il pubblico ministero Salvatore Salemi ha chiesto che la donna venga condannata a 8 mesi di reclusione, con sospensione condizionale della pena.
La difesa di B.S., sostenuta dall’avvocato Maria Gioffré, ha invece chiesto l’assoluzione: «La signora, in un momento di forte difficoltà, e non supportata da alcun professionista, ha aperto questo home restaurant, perché la disoccupazione non le permetteva di affrontare le spese quotidiane, tanto da essersi trovata anche senza luce in casa perché le era stata tagliata – ha dichiarato nella sua arringa -. Aveva chiesto al Comune se ci fossero regole per aprire questo tipo di attività, ma gli venne risposto che non era necessario nulla, perché l’home restaurant non era normato in Italia. Nonostante questo, a luglio del 2019, aveva aperto la partita Iva. La pubblica accusa parla di violazione di norme sul lavoro, ma lei non aveva dipendenti: solo il figlio le dava una mano ogni tanto».
«In un momento difficile per tutto il Paese – ha concluso l’avvocato – Questa donna ha cercato di sopravvivere senza delinquere, dando una mano anche al figlio. Sappiamo del B&b perché ingenuamente lei lo pubblicizzava sui social. Ma non sappiamo se in effetti ha avuto ospiti, anche perché eravamo in pieno periodo Covid e nessuno viaggiava».
Il collegio, presieduto dal giudice Carlo Alberto Indellicati con a latere i colleghi Francesca Di Naro e Antonio Romano, ha rinviato l’udienza al 3 giugno per repliche e sentenza.