Verde intelligente nei centri urbani, una scommessa che si può vincere
Oggi al Crea la relazione del professor Quaglia dell’università di Verona e dell’architetto Perrone di Sanremo
Sanremo. Il futuro della qualità urbana passa anche da un nuovo modo di pensare il verde. È quanto emerso dall’intervento congiunto del professor Davide Quaglia, docente del Dipartimento di Informatica dell’Università di Verona, e dell’architetto sanremese Simone Perrone, che presso l’istituto Crea di corso degli Inglesi hanno illustrato stamattina il progetto VIP – Verde Intelligente di Prossimità, nell’ambito delle celebrazioni per i 100 anni dell’istituto.
Un tema tutt’altro che secondario per una città come Sanremo, che alterna splendidi scorci panoramici e viali alberati a zone residenziali dense, grigie e prive di verde fruibile. Proprio su queste aree l’amministrazione Mager ha preso impegni precisi in campagna elettorale, promettendo interventi concreti per riportare un po’ di bellezza e natura a pochi passi dai cittadini.
Il progetto VIP nasce come evoluzione di precedenti studi accademici e collaborazioni interdisciplinari tra l’Università di Verona, il Crea, il Comune di Sanremo e studi di architettura del territorio. La proposta ruota attorno a un principio tanto semplice quanto ambizioso: restituire ai cittadini la possibilità di vedere almeno tre alberi da ogni finestra. Un obiettivo che, nelle parole del prof. Quaglia, “è simbolico ma anche profondamente pratico, perché tocca la qualità visiva e psicologica dello spazio urbano quotidiano”.
Ma non si tratta solo di alberi: il verde intelligente abbraccia ogni forma vegetale che può trovare spazio nei cosiddetti “interstizi urbani”. Spazi marginali, dimenticati, come le fermate dei bus o le aree attorno ai cassonetti, che – con una progettazione mirata – possono diventare oasi di ristoro, luoghi di socialità e persino segni d’identità urbana. L’analisi condotta su via Galilei, quartiere tra i più densamente urbanizzati di Sanremo, ha mostrato come anche lì esistano molteplici punti dove poter innestare queste micro-interventi verdi senza compromettere viabilità, parcheggi o proprietà private.
Una parte significativa della presentazione ha riguardato anche l’utilizzo dell’intelligenza artificiale per sondare le rappresentazioni comuni legate a concetti come “oasi urbana” e “qualità degli spazi”. In maniera curiosa e significativa, la AI ha restituito risultati coerenti per i primi due, ma è “crollata” sul terzo: “identità urbana”, segno – spiegano i relatori – che a livello globale non esiste ancora una definizione condivisa del significato culturale e sociale dello spazio verde.
L’architettura pensata per il progetto VIP non è protagonista, ma servizio: strutture leggere, modulari, economiche, facili da installare e da mantenere. Supporti su cui far crescere piante ed essenze, che cambiano colore e profumo con le stagioni, creando paesaggi mutevoli, riconoscibili e vivibili. Il verde diventa così infrastruttura sociale, non più solo estetica o ambientale, ma occasione di dialogo, scambio, persino micro-economia partecipativa, come evocato dal ricordo di “nonni che portavano l’alloro da condividere con i vicini”.
Il progetto VIP non è solo un concept: è una visione concreta che può essere attuata con un minimo sforzo progettuale, come ricordato in chiusura dallo stesso Quaglia. Le tecnologie ci sono, i modelli anche. Serve ora la volontà politica e amministrativa di “mettere a terra”, letteralmente, questi spazi di bellezza urbana. E Sanremo, che ha fatto della bellezza un tratto distintivo della sua identità, potrebbe essere tra le prime città a dimostrare che un’altra urbanità è possibile.