Sergio Scibilia presidente della associazione Atape: «Cantiamo Bella ciao»

23 aprile 2025 | 08:20
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Sergio Scibilia presidente della associazione Atape: «Cantiamo Bella ciao»

«Nel 2025 c’è ancora la necessità di sottolineare la forza di una canzone diventata simbolo di libertà»

Ospedaletti. In merito alle recenti dichiarazioni del sindaco di Ospedaletti, Daniele Cimiotti, interviene Sergio Scibilia presidente della associazione Atape (Associazione Transfrontaliera Alessandro Pertini)

«Nel 2025 c’è ancora la necessità di sottolineare la forza di una canzone diventata simbolo di libertà, simbolo universale di resistenza contro ogni tipo di oppressione, e per questo oggi cantata in tutto il mondo anche in contesti molto diversi, da manifestazioni politiche ad eventi per i diritti umani.

La scelta di identificare “Bella ciao“ con un canto partigiano nasce dalla volontà di trovare un testo che avesse valori universali di libertà e opposizione alle dittature e alla guerra, senza riferimenti politici o religiosi. Sarebbe stato difficile, altrimenti, unire le varie anime antifasciste che avevano lottato contro il nazifascismo, così diverse tra loro negli ideali eppure unite nella lotta comune contro l’invasor. L’operazione ha avuto successo, se si pensa che oggi “Bella ciao “ , è uno dei testi più conosciuti, considerata una delle canzoni popolari italiani più famose, tradotta e cantata a livello mondiale.

Il significato della canzone è semplice ma potente: le parole del testo evocano infatti la libertà, la lotta contro le dittature e l’opposizione agli estremismi; parla di coraggio, di scelte difficili e del prezzo che a volte si paga per un mondo più giusto.nOggi questa canzone popolare non a tutti piace, è la ragione è legata al fatto che è stata associata a una determinata fazione politica, come anche la Resistenza.

Ma in questo caso viene commesso un grave errore, perché alla Resistenza e alla lotta di liberazione dal fascismo e dal nazismo, hanno partecipato uomini e donne di tutti gli orientamenti politici. Chi vuole rimettere in discussione la storia della Repubblica Italiana, impedendo di cantare una canzone popolare, vuole provare a rimettere le lancette indietro di 80 anni – conclude Scibilia- ed evocare anni bui per il nostro Paese».