Bordighera ricorda Ettore Renacci con la cerimonia di posa della pietra d’inciampo

29 aprile 2025 | 13:31
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Concittadino deportato al campo di Fossoli e fucilato nel luglio 1944

Bordighera. Un simbolo di memoria permanente e una storia che non può essere dimenticata: con la cerimonia di posa della pietra d’inciampo avvenuta oggi, alle 12.30 in via Nazario Sauro, organizzata dall’amministrazione comunale con la Fondazione Fossoli e Aned Nazionale nell’ambito delle celebrazioni per l’80° anniversario della Liberazione; Bordighera ha ricordato, nei pressi della sua ultima residenza da uomo libero, il cittadino Ettore Renacci, deportato al campo di Fossoli e fucilato nel luglio 1944.

Nato nel 1907 a Bordighera e residente nella città, Ettore Renacci, calzolaio coniugato con Maria Gatto, era un convinto antifascista ed è stato uno dei primi ad aderire al Comitato di settore del Partito Comunista, costituito all’inizio del 1942 a Bordighera da Tommaso Frontero. Dopo l’8 settembre 1943, giornata segnata dall’annuncio pubblico dell’armistizio con gli Alleati, Renacci si impegnò per organizzare la fuga di giovani e soldati sbandati verso la montagna. Insieme a Frontero, animatore della sezione locale del Pci, costituì il Cnl locale, svolgendo la funzione di coordinatore tra l’organizzazione cittadina e le formazioni partigiane in montagna. Esponente del gruppo filo repubblicano “Italia Nuova”, il nome di Renacci era incluso nella lista nera dei fascisti di Bordighera.

Arrestato casualmente la mattina del 23 maggio 1944 sulle scale di casa Frontero dai militi che dovevano perquisire l’abitazione, Ettore Renacci fu portato nelle carceri di Imperia, dove subì violenti interrogatori senza però rivelare nulla sull’organizzazione clandestina. Inizialmente tratto in salvo dalla Gestapo che lo trasferì insieme agli altri compagni catturati durante la retata alle prigioni di Marassi, nella sezione destinata ai detenuti politici, Ettore e gli altri prigionieri furono mandati, nel giugno del 1944, dopo ulteriori interrogatori, al campo di Fossoli. Mentre i suoi compagni furono deportati a Mauthausen, Renacci fu destinato alla fucilazione insieme ad altre 70 persone: di queste, solo quattro riuscirono a fuggire. Nel poligono di tiro di Cibeno, frazione a nord di Carpi, il bordigotto Renacci, insieme ad altri 66 internati politici, trovò la morte. La condanna fu motivata come rappresaglia per un attentato partigiano compiuto a Genova, ma le cause reali della strage sono riconducibili a una strategia che si proponeva di eliminare i prigionieri più pericolosi in vista dello smantellamento del campo.

Da oggi, dunque, il nome di Renacci non apparirà solo nella lapide che commemora i martiri dell’eccidio di Cibeno posta nel luogo in cui avvenne la strage, ma echeggerà anche nella sua amata città di origine.

Durante la cerimonia sono stati fondamentali gli interventi di Peroglio Biasa, delegata Provinciale Aned sezione Savona – Imperia e di Isabella Giovanardi della fondazione Fossoli. Presenti all’evento, oltre alle associazioni locali, alle autorità militari e ai cittadini, anche gli alunni delle scuole medie e superiori della città che hanno letto la poesia “Se questo è un uomo” di Primo Levi, partecipando attivamente alla cerimonia.

Stefano Gnutti, presidente del consiglio comunale, ha spiegato che «il progetto era partito circa due anni fa», aggiungendo di essere «molto soddisfatto per aver portato a  termine questo gravoso compito: è un ricordo straziante della nostra storia» e ha ricordato come «Renacci è stato arrestato e fucilato semplicemente perchè non aveva il diritto di esprimere le sue idee. Al giorno d’oggi sembrano cose inconcepibili ed è nostro dovere ricordarle proprio perchè noi diamo per scontato la nostra libertà, per cui è giusto e doveroso che le istituzioni si adoperino per continuare a ricordare», esprimendo, infine, felicità per la partecipazione degli alunni alla cerimonia «perchè chiaramente è alle nuove generazioni che noi dobbiamo guardare».