Accusato di violenza sessuale da un’amica, prosciolto 17enne imperiese

Il gup del tribunale per i minorenni di Genova ha pronunciato sentenza di non luogo a procedere
Imperia. Un ventenne di Imperia è stato prosciolto dall’accusa di violenza sessuale nei confronti di una coetanea dal tribunale dei minorenni di Genova. Il giovane era stato denunciato per un episodio avvenuto nel dicembre del 2022, quando all’età di 17 anni, secondo il racconto della presunta vittima, al termine di una serata tra amici avrebbe approfittato delle condizioni psico-fisiche della coetanea per avere con lei un rapporto sessuale non consenziente.
Ma il gup Gabriele Fiz ha accolto a pieno la tesi difensiva sostenuta dall’avvocato del ragazzo, Ramadan Tahiri, e nell’udienza preliminare che si è svolta il 27 marzo scorso ha pronunciato il non luogo a procedere ai sensi del 425 comma tre del codice penale, articolo introdotto dalla Cartabia, che prevede il proscioglimento «quando gli elementi acquisiti risultano insufficienti, contraddittori o comunque non idonei a sostenere l’accusa in giudizio non consentono di formulare una ragionevole previsione di condanna».
Le contraddizioni emerse nel corso delle indagini sono molte, tanto che lo stesso pubblico ministero, Francesca Ghiglione, aveva chiesto l’archiviazione del procedimento. A quel punto, però, la presunta vittima si era opposta e il giudice aveva accolto l’opposizione, disponendo l’imputazione coatta: ovvero, ordinando al pm il rinvio a giudizio.
Questo il motivo per cui il giovane era finito a processo ed era disposto, su indicazioni del proprio legale, ad affrontare anche un rito ordinario in modo che nel dibattimento venissero alla luce tutte le contraddizioni emerse durante le indagini. Ma la vicenda processuale si è conclusa all’udienza preliminare, visto che il giudice del Tribunale per i minorenni di Genova ha accolto in pieno l’arringa sostenuta dalla difesa.
La ragazza, infatti, che all’epoca dei fatti aveva una relazione con un altro ragazzo da qualche mese, non ha denunciato subito l’accaduto, ma lo ha fatto dopo nove mesi. Prima, invece, ha continuato a frequentare l’imputato, invitandolo anche al suo compleanno qualche giorno dopo il presunto stupro. A domanda dell’avvocato Tahiri, che le ha chiesto come mai non avesse fin da subito smesso di frequentare il ragazzo, lei ha risposto che non voleva «rovinare la compagnia». Poi la produzione di una serie di messaggi, anche intimi, tra i due giovani che si conoscevano da quando erano bambini e già a 14 anni erano stati fidanzati, hanno convinto il giudice che la violenza non si fosse mai consumata ma che, anzi, il rapporto fosse stato consenziente.
Prova ne è che il giorno dopo il fatto, ad esempio, la parte offesa sia andata a vedere l’amico giocare una partita sportiva.
E non è tutto, anche le testimonianze degli amici presenti la sera della presunta violenza sono risultate difformi dal racconto della giovane. Lei, ad esempio, ha dichiarato che avevano bevuto due bottiglie di vino solo in tre e si erano poi divisi uno spinello. Gli altri amici, invece, hanno dichiarato agli inquirenti che a bere erano stati cinque su sei presenti. Tra l’altro, nei giorni immediatamente successivi, secondo alcuni testimoni la ragazza non avrebbe mai confidato la presunta violenza subita. E se questa non è una prova, in quanto potrebbe essersi effettivamente resa conto soltanto dopo di quanto accaduto, il giudice non ha potuto accogliere la sua versione dei fatti proprio in virtù dei continui messaggi, anche intimi, tra parte offesa e imputato nei giorni e nelle settimane successive all’evento.
Solo tre mesi dopo, la ragazza ha registrato una telefonata con l’amico, nel quale lo accusava di averla violentata. Una telefonata che sembra essere dettata più dalla volontà di costruirsi una prova, che dal bisogno di esternare la verità su una violenza subita. E così l’ormai ventenne, che con una accusa così grave rischiava dai 6 ai 12 anni di carcere, è stato completamente prosciolto da ogni accusa.
[Nella foto l’avvocato Ramadan Tahiri]