Il personaggio

Ventimiglia, in pensione il sostituto commissario Alfredo Tiberi: «Vero servitore dello Stato»

Amatissimo dalla gente, anche dai familiari di chi si è trovato dalla parte dei "cattivi"

Alfredo Tiberi

Ventimiglia. E’ andato in pensione il sostituto commissario Alfredo Tiberi, 60 anni. Originario di Grosseto, da anni svolgeva servizio presso il commissariato di Polizia di Stato di Ventimiglia.

La lunga carriera di Tiberi è iniziata nel 1986, quando appena entrato in Polizia ha preso servizio a Chiavari. Dopo aver vinto il concorso da sottufficiale, nel 1991, Tiberi è stato trasferito a Genova, inizialmente presso Principe. «Sono stati anni difficili – ricorda – Ma nel complesso l’esperienza è stata bellissima perché ho incontrato le personalità più variegate».

Ancora a Genova, per circa sette anni, ha fatto parte della squadra di polizia giudiziaria: un’esperienza che il sostituto commissario ha portato con sé a Ventimiglia, dove è stato trasferito nel 2005. Dopo alcuni anni nella città di confine, dove ha ricoperto vari incarichi, dal 2012 è stato promosso al ruolo di responsabile di tutta l’attività di polizia giudiziaria del Commissariato. Incarico che ha portato avanti fino 1 febbraio scorso, quando ha lasciato il servizio attivo.

A disposizione dei cittadini, sempre, come dimostrano i numerosi attestati di stima e ringraziamento ricevuti in questi anni, Tiberi continuerà ad essere vicino alla gente prestando servizio presso il comitato della Croce Rossa di Ventimiglia, dove è volontario. «Mi piacerebbe continuare – dichiara – Perché è un’esperienza valida, dove si può mettere a disposizione degli altri la propria esperienza».

Sempre in prima linea in operazioni di polizia che hanno portato a risultati importanti, Tiberi è rimasto però dietro alle quinte: lavorare a testa bassa, “sottotraccia”, per spirito di sacrificio e senso del dovere, e non per la fama o il potere, lo ha portato ad essere amatissimo dalla gente. Anche dalle persone che, pur essendo coinvolte in vicende di rilevanza penale, hanno apprezzato la sua umanità. Alla domanda su quali attività gli abbiano dato maggiori soddisfazioni, Tiberi risponde: «Quelle che non sono mai state rese note, quelle che non si sanno, quelle in cui siamo riusciti, come squadra, ad aiutare tante persone». Per fare un esempio, l’ufficiale ricorda la lettera di una nonna che lo ringraziava «nonostante gli avessi arrestato il nipote». «Era un ragazzino giovane che aveva preso una brutta strada – spiega – Ora è cambiato, è cresciuto, è diventato padre e abbiamo un bel rapporto di confidenza». Stesso discorso vale per il caso delle «baby squillo»: ragazzine che si spacciavano per maggiorenni, pur non avendo neanche l’età per guidare uno scooter, e si prostituivano in cambio di soldi. «Una mamma mi aveva scritto, ringraziandomi – racconta – Sono cose che ti toccano, queste».

«Il nostro lavoro non serve a nulla – continua – Se non riesci a fare qualcosa oltre il lavoro stesso. Se non riesci a salvare nessuno, allora non è servito a niente. Serve spirito “umanitario”». Il lavoro “sporco”, però, la parte del “cattivo”, dell’uomo di legge, è fondamentale: «Ai genitori dei ragazzi che avevano preso una brutta strada lo dicevo sempre: io devo essere “stronzo”, ma voi ai vostri figli dovete stare vicino, dovete aiutarli». «Bisogna avere un rapporto empatico con tutti – dice – Anche con i “delinquenti”. C’è sempre un lato umano, bisogna capire il motivo che li ha portati a fare la scelta di vita sbagliata».

«Non ho fatto mai tutto da solo», tiene a sottolineare Alfredo Tiberi, che valorizza il lavoro di squadra. «Avevo ottime persone con me, uomini e donne. Colleghi con i quali mi sono sempre confrontato. Ci siamo anche scontrati, certo, perché ognuno aveva le proprie idee e le proprie peculiarità. Ma è giusto così».

Tra le cose più difficili da affrontare, ci sono stati gli interventi per i cosiddetti “codici rossi“: quelli che riguardano la violenza contro le donne e, spesso, direttamente o indirettamente, anche contro i figli minori. «Sono situazioni molto delicate – racconta Tiberi – Che non ti fanno dormire di notte. Ci si chiede sempre se si è fatto abbastanza, se si poteva fare meglio o di più. Sono cose che ti porti a casa».

A Ventimiglia le emergenze non sono mai mancate, dagli incendi dolosi alla droga. L’attività di Tiberi e della sua squadra è stata a 360 gradi. Tra i ricordi, quelli dell’arresto di un francese, poi condannato, che qualche anno fa si recava in barca alla Mortola e incendiava la pineta.

La lotta allo spaccio di droga ha portato a risultati eclatanti, anche ultimamente, quando in manette sono finite quattro persone di Ventimiglia Alta. «Sembrava un feudo invalicabile – dichiara – Invece siamo riusciti ad entrarci».

Tiberi ha avuto un ottimo rapporto anche con tutti i dirigenti del commissariato con i quali ha lavorato: dal vice questore aggiunto Giuseppe Ruggiero (dal 2009 al 2015), all’allora parigrado Saverio Aricò (2015-2022), fino all’attuale Daniele Barberi. «Con tutti ho instaurato un rapporto di stima e collaborazione – dice – Non hanno mai ostacolato le attività portate avanti dalla squadra, così come non lo hanno mai fatto i questori. Anche durante la brutta esperienza di Luigi Dessì (sottoposto che aveva denunciato Tiberi e un ispettore, ed è stato recentemente condannato per calunnia aggravata, ndr), mi hanno sempre dato la massima fiducia». Ottimi rapporti, il sostituto commissario li ha tenuti anche con la Procura e con tutti i magistrati che si sono avvicendanti in questi anni.

Tra i tanti riconoscimenti di amicizia e stima, c’è quello dell’ex sindaco di Ventimiglia Gaetano Scullino, che ha tenuto a ringraziare personalmente e «anche come amministratore Alfredo Tiberi, per l’impegno profuso in tutti questi anni per la comunità ventimigliese. A lui va il mio grazie. E’ stato un vero servitore dello Stato». Ma anche comuni cittadini tengono a ringraziarlo, come la famiglia di Marco Maiolino: «Un uomo leale, sincero, disponibile, onesto. Il primo ad arrivare, l’ultimo ad andare via. Sempre presente, sia quando era in servizio sia nelle giornate di riposo, persino quando era in ferie. Per noi è unico. Anche se ora è in pensione, per noi sarà sempre l’amico ispettore».

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