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Giorgio Gori (Pd) si candida alle Europee, la campagna del sindaco tocca Sanremo: «Fellegara autorevole»

Il primo cittadino di Bergamo, allo scadere del secondo mandato, scende in campo: «Vorrei portare la mia esperienza in quel contesto»

Sanremo. «Fulvio Fellegara? Il fatto che tutti siano al suo fianco già dice che è un candidato che ha l’autorevolezza per riuscire a superare le differenze naturali che ci sono tra i partiti del centrosinistra». A dirlo è Giorgio Gori, sindaco al secondo mandato di Bergamo (il primo nella storia del comune) e candidato in pectore per il Pd alle elezioni europee per il collegio del Nord Ovest, comprendente Lombardia, Liguria, Piemonte e Valle D’Aosta.

Non può ancora dirsi candidato ufficiale, ma solo perché le liste verranno chiuse nelle prossime settimane e dunque sarebbe prematuro. Ma l’intenzione c’è e l’appoggio pure, soprattutto visto il successo che ha riscosso da primo cittadino di Bergamo. Per questo, dice, «Ho pensato di portare la mia esperienza nel contesto europeo».

Giunto a Sanremo per allargare le sue conoscenze in vista delle Europee del prossimo 9 giugno, Gori non può non dire la sua sul “progetto Fellegara“, candidato alle amministrative comunali di Sanremo per il centrosinistra: «Di questi tempi mi sembra già un’ottima cosa che Fulvio sia riuscito a mettere tutti insieme, intorno ad un progetto che ha ovviamente tanti temi che lo caratterizzano. Forse il principale è quello della relazione tra il centro di Sanremo, che è un salotto, che finisce sotto le telecamere quando c’è il Festival, e il resto della città, che non ha avuto in questi anni la stessa cura. E, in generale, le possibili disuguaglianze tra i cittadini di Sanremo: questo mi sembra il tema che Fulvio, forte anche della sua esperienza alla Camera del Lavoro, sta portando con molta efficacia».

Parlando di tematiche nazionali, non si può non toccare quella dell’immigrazione, visto che l’argomento tocca in modo rilevante la provincia di Imperia. «Ventimiglia è una delle frontiere più difficili che abbiamo», dichiara Gori, che nel recente passato ha criticato l’attuale governo: «La critica al governo Meloni e in generale al centrodestra è quella di aver fatto su questo tema, che è complicato, delle semplificazioni demagogiche, per cui sembrava che quando sarebbero arrivati loro al governo tutto si sarebbe magicamente risolto, non sarebbe più arrivato nessuno, avrebbero rimpatriato tutti quelli che arrivavano in modo irregolare – spiega -. E’ successo esattamente il contrario: gli arrivi sono aumentati del 50 percento nel 2023; l’accordo con la Tunisia, ha dimostrato di non essere assolutamente efficace e per quanto riguarda i rimpatri, a fronte di 150mila arrivi, ne abbiamo fatti poco più di 3mila nel 2023. Questo per dire che, al dunque, la propaganda sta a zero». E aggiunge: «Questo è un tema complicato dove io credo che quello che manca è capire che le migrazioni, che noi abbiamo sempre visto come un’emergenza, un problema, in un Paese in profonda crisi demografica come è l’Italia, se governate, nella legalità, possono essere una risorsa. Ovviamente dobbiamo cercare di fare in modo che arrivino persone che conoscono un po’ la nostra lingua, che hanno profili professionali utili. Nella mia provincia non c’è azienda di qualunque settore che oggi non fatichi a trovare personale. E sarà sempre peggio, perché i giovani sono pochi, e le proiezioni ci dicono che la forza lavoro è destinata a restringersi. Credo che l’immigrazione sana, governata e legale, per altro, riesca anche a ridurre i flussi irregolari».

Sull’immigrazione, però, la colpa non è tutta della Meloni. Gori non lo nasconde: «Non do colpa esclusiva al governo di destra – dichiara – Perché anche quando governavamo noi non è che abbiamo fatto grandi cose. Ma l’immigrazione regolata e controllata credo che sia la strada per cui quella che abbiamo sempre vissuto come un’emergenza e un problema possa diventare quasi un’opportunità».

Un tema, quello dei migranti, che deve per forza essere trattato in Europa: «Credo sia preferibile che ci sia una cornice di relazioni tra Unione Europea e Unione Africana che regoli i rapporti – aggiunge Gori – Che possa contenere anche investimenti da parte europea sullo sviluppo di quei Paesi. Il tema è certamente europeo, oggi è bloccato dai partiti sovranità e dai paesi governati dai partiti sovranisti che rifiutano che il tema sia affrontato in modo unitario».

Stesso discorso vale per altre grandi questioni, come il tema del riscaldamento globale e quindi della transizione ecologica necessaria per ridurre l’aumento delle temperature; il tema della rivoluzione digitale; quello della competitività delle imprese. Tutte tematiche che, dice Giorgio Gori «si regolano molto più a Bruxelles che non a Roma o a Genova. Quindi credo abbia un senso provare ad andarci».

La prossima settimana si deciderà se dare ai sindaci dei Comuni fino a 15mila abitanti la possibilità di candidarsi una terza volta. Cosa ne pensa? «Io ho moltissimi colleghi, anche di città più grandi, che vorrebbero accedere al terzo mandato con un argomento che io condivido: non si capisce perché nel parlamento non ci sia limite di mandati, mentre un sindaco dopo due volte debba per forza andare a casa. Quindi è anche un tema di giustizia, di equità nei confronti delle diverse istituzioni. Personalmente, devo dire la verità, se anche fosse possibile fare il terzo mandato non lo farei, lo dico perché in dieci anni ho dato alla mia città quello che potevo, sento il bisogno che ci sia nuova energia, nuove persone, mi sembra anche sano che ci sia un ricambio oltre ad essere mio desiderio quello di provare a fare qualcosa di altro dopo dieci anni molto intensi, molto gratificanti ma anche molto faticosi».

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