Imperia, da museo del mare a museo della città. Dai fondali all’evoluzione museale
«Si potrà raccontare il ruolo che ha avuto il mare nei confronti della popolazione»
Imperia. “Da museo navale a museo della città” questa la grande novità proposta durante il convegno nazionale di archeologia subacquea lo scorso giovedì da parte del professor Luigi Fozzati, Soprintendente archeologo MiBac e docente di archeologia subacquea all’università Cà Foscari Venezia.
«Il panorama dei musei dell’acqua dell’archeologia subacquea italiana è cambiato. Si sta andando verso una direzione completamente diversa e le novità sono da una parte la spinta nuova, propulsiva e di grande energia che arriva dai fiumi. Abbiamo decine di nuovi musei dislocati lungo l’asse del Po. Dall’altra parte è ineccepibile che stia cambiando il concetto di museo. La svolta è epocale perché non si da più spazio solo ai reperti ma al territorio: perché si trovano lì, perché è nata una civiltà in quel luogo e perché si trova li. Un domani queso museo navale potrebbe diventare un museo della città raccontando perché è nata Imperia, come si è trasformata e che ruolo ha avuto il mare nei confronti della popolazione. Il rapporto con il mare è fondamentale il museo del mare diventa un museo della città cioè espressione della cultura di chi ha abitato in quel posto e di quale è stata la relazione del mare, nel tempom con gli uomini.
Durante il convegno archeologico di portata nazionale si sono incontrati i massimi esponenti del settore. Nell’anno del Centenario della nascita della Città di Imperia, l’Amministrazione Comunale ha proposto infatti un appuntamento dedicato all’Archeologia Subacquea dal titolo “Musei di Archeologia Subacquea. Dai Fondali alla Musealizzazione”.
Sono stati quindi ricordati alcuni fra i più importanti reperti sottomarini presenti nella zona che costituiscono una “conservazione della memoria” e del rapporto dell’uomo con l’acqua.
Tra questi la nave romana del golfo Dianese, scoperta nel 1974 a seguito della segnalazione di un ispettore della Soprintendenza. Questo fece avviare 13 campagne di scavo, portando al recupero di tutto il carico del relitto che venne identificato come “corbita”. Il suo ritrovamento portò anche ad alcuni dolia. Il relitto testimonia un esperimento commerciale di trasporto che, seppur apparentemente conveniente, ebbe durata molto limitata, forse perchè i vantaggi derivanti da questa classe di imbarcazioni non furono sufficienti a garantirne il successo.