Il ricordo

Vent’anni fa l’attentato di Nassiriya, Sanremo non dimentica. Senatore Berrino: «La pace ha un costo» fotogallery

Oltre alle diciannove vittime dell'attentato in Iraq, ricordati anche Marco Gavino e Tiziano Chierotti

Sanremo. Dodici carabinieri, cinque soldati dell’esercito italiano e due civili. E’ il bilancio di una strage. Quella accaduta il 12 novembre 2003 a Nassiriya, in Iraq. A vent’anni da uno degli eventi più tragici della storia italiana, Sanremo non dimentica militari e civili che persero la propria vita per la pace.

Stamani il vescovo diocesano Antonio Suetta ha celebrato una santa messa presso la chiesa dei Frati Cappucci, a Sanremo. Alle 11,30, poi, la cerimonia solenne in onore dei caduti, con la deposizione della corona d’alloro al monumento di via Nino Bixio e i discorsi, commossi, dell’assessore di Sanremo Massimo Donzella e del senatore Gianni Berrino.

«In questo momento di commozione generale, ricordiamo quelli che furono quei fatti, quelle vicende. Parliamo del marzo 2003, quando ci fu la cosiddetta seconda guerra del Golfo, a cui parteciparono principalmente i reggimenti britannico e statunitense – ha ricordato Donzella, ricostruendo gli avvenimenti del 2003 – Dopodiché il 1 maggio formalmente finì quella campagna militare, finì la guerra. Ma in realtà la pace non era ristabilita, anche se la guerra era finita». E’ così che i militari italiani raggiunsero l’Iraq, per ristabilire il controllo del paese, l’ordine pubblico, e ripristinare le infrastrutture di un territorio mutilato dal conflitto.

«Era, come sappiamo, la mattina del 12 novembre – ha proseguito Donzella – Alle 10,40, un camion cisterna pieno di esplosivi si presentò davanti alla caserma Maestrale. Caserma Maestrale e caserma Libeccio erano le due basi militari che si trovavano nel cuore di Nassiriya. Con un gesto eroico, il carabiniere Andrea Filippa, a costo della propria vita, andò e uccise i due terroristi che stavano entrando all’interno della caserma. Questo gesto, vogliamo ricordarlo, impedì che i morti fossero ben più di 19. Sarebbe stata una catastrofe ulteriore. La caserma Maestrale a seguito dello scoppio divenne uno scheletro di cemento e anche la vicina caserma Libeccio ebbe dei danni enormi. A fronte di questi fatti, il centro operativo venne trasferito presso l’aeroporto. Ci furono indagini, inchieste, ci fu un forte dibattito politico, perché ahimè probabilmente l’ubicazione di quelle caserme non doveva essere nel cuore di Nassiriya, ma per poterle difendere doveva essere in un’altra area».

«Sono passati vent’anni – ha esordito il senatore Berrino – Da un certo punto di vista sembra passato un secolo, e ci ritroviamo in una situazione internazionale ben peggiore di quella di vent’anni fa. In questi vent’anni è cambiato tutto per non cambiare nulla. Ma ci ritroviamo sempre, ogni 12 novembre, qui. Abbiamo voluto erigere un simbolo, perché attorno ai simboli si crea un luogo dove ricordare e dove commemorare. Soprattutto per il futuro, quando di anni ne saranno passati altri venti e altri venti ancora. Per ricordare che la pace non è a costo zero, per ricordare che per avere la pace si sacrificano le vite di persone che hanno scelto l’uniforme, ma non solo perché a Nassiriya sono caduti anche dei civili; per donare la propria vita alla patria, alla nostra Italia, ma anche ad altre patrie, come è successo in Iraq, in Afghanistan, in Kosovo. E per ricordare quindi a tutti noi che non basta gridare “pace” e stare con le braccia conserte: la pace bisogna costruirla, purtroppo con grandi sacrifici anche umani».

«Ancora una volta – ha concluso Berrino – Mi rammarico di non vedere i ragazzi delle scuole. Questo monumento è stato eretto e dedicato ai caduti di Nassiriya per tramandare alle nuove generazioni. E chiedo, come sempre a tutti, di impegnarsi perché il prossimo anno ci siano i ragazzi, perché questo è l’insegnamento maggiore che loro possono trarre quando diranno che vogliono la pace. La pace costruita, purtroppo, su tragedie di eroi che hanno sacrificato le loro vite e i loro affetti, per l’Italia e per la pace».

Oltre ai diciannove morti di Nassiriya, sono stati ricordati anche l’assistente capo di polizia Marco Gavino, caduto in Kosovo, e il caporal maggiore dell’Esercito Tiziano Chierotti, vittima dei soldati afgani.

Le vittime italiane furono:
I Carabinieri
Massimiliano Bruno, maresciallo aiutante, Medaglia d’Oro di Benemerito della cultura e dell’arte
Giovanni Cavallaro, sottotenente
Giuseppe Coletta, brigadiere
Andrea Filippa, appuntato
Enzo Fregosi, maresciallo luogotenente
Daniele Ghione, maresciallo capo
Horacio Majorana, appuntato
Ivan Ghitti, brigadiere
Domenico Intravaia, vicebrigadiere
Filippo Merlino, sottotenente
Alfio Ragazzi, maresciallo aiutante, Medaglia d’Oro di Benemerito della cultura e dell’arte
Alfonso Trincone, maresciallo aiutante

I militari dell’Esercito italiano
Massimo Ficuciello, capitano
Silvio Olla, maresciallo capo
Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore
Emanuele Ferraro, caporal maggiore capo scelto
Pietro Petrucci, caporal maggiore

I civili
Marco Beci, cooperatore internazionale
Stefano Rolla, regista

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