Oggi 20 settembre

Giornata contro i tumori ginecologici, il dott Bracco dell’Als1:«Importante la prevenzione»

Nel 2022 e primi mesi del 2023 in provincia di Imperia operati 121 cancri ginecologici. Di questi 18 erano cancri all'ovaio e 55 al corpo dell'utero

medico medici generica

Imperia.  Pap test, vaccinazione contro il papillomavirus (HPV), pillola anticoncezionale, ma anche una sana alimentazione e mantenere un peso forma sano. Questi tra gli ingredienti per la prevenzione dei cancri ginecologici femminili (cancro alle ovaie, al collo e al corpo dell’utero e mammella trattata nelle Brest Unit). Oggi, 20 settembre, è la giornata mondiale dei tumori ginecologici, «una giornata fondamentale per tutte le donne del mondo- spiega Pierluigi Bracco, Primario di Ginecologia dell’Asl1- che riteniamo importante per ribadire l’importanza di queste patologie che ogni anno colpiscono in Italia 17 mila donne. Gli obiettivi che ci poniamo in queste giornate sono: informare le donne che esistono i tumori ginecologici, informarle sui loro fattori di rischio, sui sintomi, sulla possibilità di diagnosi precoce e prevenzione».

«Quattro punti fondamentali su cui lavorare:- prosegue- implementare le conoscenze e l’adesione ai test di screening, implementare l’adesione ai programmi di vaccinazione contro il virus HPV, saper riconoscere i sintomi sospetti e indirizzare le donne agli accertamenti più appropriati ma soprattutto ascoltare quello che ci viene raccontato dalle donne».

«Il più aggressivo – spiega il dottor Bracco- è quello dell’ovaio e delle tube. Nel 2022 e primi mesi del 2023 in provincia di Imperia abbiamo operato 121 cancri ginecologici. Di questi 18 erano cancri all’ovaio. I numeri accertati sono quelli del 2020, in tutto il mondo sono stati diagnosticati 313mila e 959 casi e sono morte 200 mila donne di cancro alle ovaie. In Italia ogni anno vengono diagnosticati circa 5.300 nuovi casi e 3300 decessi. Dal 2015 ogni anno i cancri dell’ovaio diminuiscono del 3% all’anno perché le donne prendono la pillola contraccettiva che diminuendo gli stimoli infiammatori dell’ovulazione e della mestruazione riduce l’incidenza della neoplasia ovarica. Le donne a maggior rischio sono quelle over 60, chi hanno avuto familiari con lo stesso tipo di cancro, chi ha la genetica positiva per i geni BRCA1 e BRCA2 che favoriscono il cancro della mammella e dell’ovaio, l’obesità, l’endometriosi soprattutto quella non trattata e una storia riproduttiva con pubertà molto precoce, non aver avuto figli o infertilità, menopausa tardiva o non aver preso la pillola contraccettiva».

Come si può prevenire il cancro alle ovaie? «Con le pillole contraccettive- spiega- con i dispositivi intrauterini, allattando a lungo i figli, mettendo al mondo tanti figli e nel casi più a rischio con l’asportazione delle tube e delle ovaie. I sintomi del cancro alle ovaie sono aspecifici, gonfiore e dolori addominali che compaiono per la prima volta soprattutto dopo i 60 anni».

Il Cancro del corpo dell’utero o dell’endometrio è il terzo tumore nel mondo nella popolazione femminile.

«In provincia di Imperia- prosegue il dottor Bracco- operiamo ogni settimana un carcinoma dell’endometrio. Nel 2022 e primi mesi del 2023 su 121 cancri operati, 55 erano quelli del corpo dell’utero la cui sopravvivenza è del 79% ma se lo si prende negli stadi iniziali si va verso il 90%. Uno dei sintomi che fa da campanello d’allarme è una perdita di sangue anomalo in menopausa. Rarissimo sotto i 45 anni è un cancro che colpisce le donne dopo i sessant’anni e più dei due terzi viene diagnosticato in fase precoce. Qui, a differenza del cancro alle ovaie, non sta diminuendo la mortalità, anzi aumenta dell’1% ogni anno dal 2020. Sebbene la pillola diminuisca il rischio di questa neoplasia, l’aumento delle donne con il peso corporeo eccessivo e di quelle con diabete di tipo II aumenta il rischio totale. Il primo fattore di rischio, oltre al peso eccessivo e al diabete tipo II, è l’età, il secondo è razziale, ossia le donne bianche si ammalano più spesso delle donne africane ed il terzo fattore di rischio è la genetica ossia la sindrome di Lynch di cui soffre il 2%».

Come si diminuisce il rischio del tumore del corpo dell’utero? «Con assunzione della pillola o IUD contraccettivi, mantenendo un peso sano e, per chi soffre di diabete, effettuando gli appositi controlli. Sia per il cancro alle ovaie che per quello al corpo dell’utero non sono disponibili screening ma è possibile fare diagnosi precoce, nel caso del tumore all’endometrio non bisogna sottovalutare i sanguinamenti vaginali, per quello dell’ovaio l’aumento di volume dell’addome e i dolori nelle persone anziane».

«Venendo al tumore del collo dell’utero, in Italia si hanno 2400 nuovi casi all’anno. La probabilità di guarire è del 64%, attualmente vivono nel nostro paese 51000 donne con pregressa diagnosi di carcinoma invasivo del collo dell’utero. In tutto il mondo, si stima che 604 mila 127 donne abbiano ricevuto una diagnosi di cancro cervicale nel 2020.»

Una svolta nella mortalità per il carcinoma della cervice è stata segnata dall’introduzione del Pap test negli anni ’70. «Grazie a questo screening si pone diagnosi delle forme pre-invasive di questa neoplasia. Dal 1970 al 2010 il Pap test ha ridotto drasticamente l’incidenza dei tumori invasivi della cervice uterina. L’esame intercetta le forme pre-invasive, ossia confinate all’epitelio del collo, permette la loro eradicazione con piccoli interventi ambulatoriali o in day surgery e previene le forme invasive della neoplasia. Un ulteriore successo in questa patologia si è ottenuto con l’introduzione della vaccinazione contro il virus del papilloma umano o HPV alla fine degli anni 90. Il cancro del collo dell’utero sta infatti diminuendo nelle donne giovani comprese tra i 20 e i 30 anni, quelle che a 12 anni sono state vaccinate contro HPV. Ricordiamo che l’ASL 1 offre gratuitamente il Pap test ogni tre anni e, sempre gratuitamente, la vaccinazione contro l’HPV all’età di 12 anni. Con la vaccinazione si elimina la possibilità di sviluppare un cancro al collo dell’utero. La vaccinazione è anche fondamentale nella prevenzione del carcinoma dell’ano, purtroppo dal 2020 stanno aumentando i casi di tumore all’ano non solo nella popolazione omosessuale ma anche in quella eterosessuale non vaccinata».

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