Società

Rotary Club Imperia, serata di approfondimento sulla piaga dell’Hikikomori

E' la patologia dell’isolamento sociale che colpisce molti giovani d'oggi

Imperia. “Hikikomori, una sofferenza silenziosa”. Questo il tema affrontato dal Rotary Club Imperia nel corso di una serata volta ad approfondire una vera e propria piaga che colpisce molti giovani e che è ancora poco conosciuta. “Hikikomori” in giapponese significa “mettersi in disparte” e corrisponde, di fatto, alla patologia dell’isolamento sociale, che anche in Liguria e in provincia di Imperia colpisce numerosi adolescenti, soprattutto maschi. A dibattere sul tema sono intervenuti Alessandra Aprosio, assistente sociale dell’Asl imperiese e referente dell’Associazione Hikikomori Italia Genitori; Manuela Manassero, psicologa e psicoterapeuta dell’Asl imperiese e il dottor Giuseppe Pili, responsabile della Neuropsichiatria Infantile dell’Asl imperiese, accompagnato dal dottor Carlo Amoretti, pediatra dell’Asl 1 e Direttore del Distretto Scoio Sanitario imperiese.

Spiega il presidente del Rotary Club Imperia Saul Convalle: “Questa serata è dedicata ad approfondire e far conoscere questa tematica, che affligge ragazzi, adolescenti e che è poco conosciuta. Partire dalla conoscenza, per poter aiutare i ragazzi e le famiglie, che purtroppo sono sempre più diffuse anche nel nostro contesto cittadino e provinciale, diventa per noi un elemento fondamentale. L’attenzione ai giovani per il Rotary è un’attenzione importante e cerchiamo di portare avanti questo percorso”. 

A portare all’attenzione del Rotary Club Imperia il problema dell’Hikikomori è stato il socio Luigi Mattioli. Che spiega: “Prima di tutto è un problema di conoscenza e di sensibilizzazione. Io non sono un tecnico del settore, ma ho avuto a che fare con persone che hanno conosciuto in prima persona questo tipo di problema. Purtroppo è già difficile dare un nome alle cose e questo tipo di situazione di disagio giovanile è particolarmente sconosciuta ai più e soprattutto sottovalutata. I numeri ufficiali dicono poco mentre le stime degli specialisti dicono molto e dicono che è un problema che sta crescendo. E’ importante l’aiuto delle famiglie, delle scuole, ma della società civile tutta. Questa non è una serata fine a sé stessa, ma è l’inizio di un progetto che ha un respiro pluriennale. Oggi si inizia a sensibilizzare le prime persone per approcciare il problema e poi dovremo chiedere la collaborazione di scuole, genitori e società”.

Sottolinea Alessandra Aprosio: “Nel 2017 è nata un’associazione a livello nazionale, l’Associazione Hikikomori Italia Genitori, che fornisce ai genitori che ne fanno richiesta dei gruppi di auto mutuo aiuto, che sono condotti da psicologi convenzionati con la nostra associazione e attraverso lo strumento del gruppo di auto mutuo aiuto, i genitori si aiutano fra di loro e le esperienze dell’uno sono di supporto all’altro”.

Aggiunge Manuela Manassero: “Io lavoro in Salute mentale e mi occupo di situazioni più compromesse dal punto di vista psicopatologico, ma sicuramente c’è tantissimo disagio e tantissimo dolore fra i ragazzi e i giovani di Imperia. È sicuramente solo un primo passo questo, per riuscire ad aiutarli e far conoscere il fenomeno. Non è così semplice rendersi conto di ciò che accade a questi ragazzi. Inizialmente si può pensare che siano solo delle fasi, dei momenti dell’adolescenza e può sfuggire inizialmente una sofferenza di fondo più importante. Riuscire a mettere a conoscenza e sensibilizzare sull’argomento i genitori vuol dire dar loro degli strumenti in più per riuscire a identificare il dolore dei figli”.

In provincia di Imperia ci sono soltanto due genitori iscritti all’Associazione Hikikomori Italia, ma gli adolescenti seguiti dalla Neuropsichiatria dell’Asl 1 sono 150. Il dato lo ha evidenziato il dottor Giuseppe Pili, responsabile del settore dell’Asl imperiese.

Spiega Pili: “Si tratta di ragazzi di ceto sociale medio alto, con quozienti intellettivi medio alti, che hanno diversi problemi, che vanno dall’isolamento sociale, agli stati d’ansia, all’anoressia, all’autolesionismo e alla depressione. Si parte dagli 11 anni a salire e abbiamo casi limite come tredicenni al quarto aborto e undicenni al terzo mese di gravidanza. Oggi i genitori e la società chiedono troppo: fare bene a scuola, successo nello sport, successo con le ragazze o con i ragazzi e così via, con il rischio che i ragazzi non si sentano adeguati e si rinchiudano per sfuggire a tutto questo. Il problema è che l’Hikikomori non esiste come diagnosi medica, ma esiste la depressione e il ritiro sociale. E spesso questo è collegato a una dipendenza da Internet e dai giochi online. Abbiamo bambini di 2 anni in grado di sbloccare un telefonino in pochi secondi e questo non va bene. Ma la colpa non è del telefonino, ma di chi lo dà in mano a un bambino. Depressione e isolamento sociale al 70% riguardano i ragazzi, mentre per le ragazze il problema maggiore è l’anoressia e i problemi connessi all’alimentazione. C’è da lavorare molto con le famiglie e con le scuole, perché i segnali vengano colti per tempo, quando magari si può ancora evitare che tanti giovani finiscano in cura con psicofarmaci”.

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