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Operazione italo-francese contro il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: arrestati 13 passeur a Ventimiglia fotogallery

I migranti pagavano dai 30 ai 150 euro a seconda del rischio che correvano sui treni: alcuni hanno perso la vita

Ventimiglia. I viaggi costavano poco, dai 30 ai 150 euro, ma a rischio della vita. E alcuni, pur di passare il confine italo-francese, la vita l’hanno persa, morti folgorati sui tetti dei treni diretti in Francia. A dare un duro colpo alla “banda” criminale, formata da uomini provenienti dall’Africa occidentale (in particolare di Costa d’Avorio, Guinea e Mali), che organizzava i trasferimenti oltre frontiera in treno, sono stati gli uomini della polizia di frontiera di Ventimiglia, diretti dal vice questore aggiunto Martino Santacroce, che hanno lavorato fianco a fianco con i colleghi francesi, in virtù di un accordo tra la procura di Imperia e quella di Nizza.

Stamane, all’alba, dopo un anno di indagini sul territorio, sono scattati gli arresti. Imponente il dispositivo di forze dell’ordine impiegato: con l’ausilio dell’unità cinofila e dell’elicottero della polizia, che ha sorvolato il fiume Roja e le zone occupate dagli stranieri, gli agenti hanno compiuto i fermi, andando a stanare i passeur nascosti tra i migranti.

«E’ un’operazione che ha visto l’emissione da parte della procura di Imperia di 16 fermi, di cui ne sono stati eseguiti tredici – ha spiegato il procuratore capo di Imperia, Alberto Lari, che ha coordinato le indagini insieme al sostituto procuratore Matteo Gobbi -. Tre sono le persone sono ancora ricercate. Si tratta di un’indagine durata circa un anno, che ha riguardato una ventina di viaggi: quindi, non un fatto isolato, ma che si è protratto nel tempo e di una certa dimensione. E proprio perché ci eravamo resi conto che si trattava di un traffico importante e ripetitivo, a giugno 2022 abbiamo istituito una squadra investigativa comune tra le procura di Imperia e di Nizza e tra la polizia di frontiera italiana e la Paf francese, con l’obiettivo di documentare i fatti sia in Italia che in Francia e ricostruire tutta la movimentazione: i contatti con i migranti a Ventimiglia ovvero il modo con cui venivano reclutati; le modalità con cui venivano fatti salire sui treni. I francesi, poi, che ricevevano la segnalazione da parte delle nostre forze di polizia, intervenivano alla prima stazione utile in Francia, quindi a reato consumato, identificando i migranti e ascoltandoli a sommarie informazioni. In questo modo riuscivamo a chiudere il cerchio. I migranti ci spiegavano quanto avevano corrisposto ai passeur e spesso anche chi erano, individuando le persone, anche fotograficamente, che li avevano fatti salire sul treno».

Oltre che sulla collaborazione delle autorità francesi, l’attività investigativa si è avvalsa di strumenti tecnici: dall’analisi dei tabulati telefonici, per verificare i contattati con i migranti, alle intercettazioni per documentare gli accordi, le modalità di reclutamento e il prezzo corrisposto per ogni singolo viaggio. «Si parla di cifre anche minime – ha detto Lari – Perché sui treni riuscivano a salire molte persone, quindi si guardava al guadagno complessivo. Abbiamo documentato le modalità e scoperto che c’erano dei ruoli tra i passeur: c’erano quelli che controllavano, quelli che aprivano le porte perché in possesso delle chiavi, in alcuni casi i migranti venivano muniti di assi di legno per sigillarsi all’interno». 

«Un altro colpo inflitto a questi criminali che sfruttano i migranti che tentato si oltrepassare il confine verso la Francia – ha dichiarato il dirigente della Polizia di Frontiera Martino Santacroce -. Con questa operazione abbiamo disarticolato questo gruppo che nascondeva i migranti nei treni, con particolare crudeltà, perché molti di questi viaggiavano addirittura nascosti sui pantografi, alcuni ci hanno rimesso la vita e altri hanno rischiato in maniera determinante. E’ stata un’operazione molto complessa che ha comportato l’impiego di tante attività tecniche come intercettazioni telefoniche e telematiche, ma anche attività investigative tradizionali, tra cui: appostamenti, pedinamenti, foto e video. Alcuni fermi sono stati compiuti sul Roya, perché alcune delle persone da arrestare dormivano lì. Abbiamo fatto irruzione questa mattina con l’impiego dei cani antidroga per la bonifica e un elicottero della polizia, che ha supportato gli operatori impiegati sul terreno».

«Quella di oggi è la sintesi di una importante operazione che è andata a intercettare una condotta criminale particolarmente pericolosa, perché esponeva i migranti a enormi rischi, in quanto venivano spesso collegati al tetto dei treni e qualcuno è morto.
Un’attività estremamente rilevante, dunque – ha sottolineato il direttore interregionale della Polizia di Frontiera per il Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, dirigente superiore della Polizia di Stato Francesco Borrè -. Il secondo aspetto che rilevo è quello della eccezionale collaborazione che abbiamo avuto con i colleghi francesi: non è una novità, ma credo sia un esempio positivo a livello nazionale». 

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