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Elezioni politiche, ministro Andrea Orlando (Pd), «Battere destra per impedire che sanità privata diventi centrale»

Lavoro, reddito di cittadinanza, politiche attive e crisi russa: intervista a tutto tondo con il candidato alla Camera in Liguria

Sanremo. Scuola, lavoro, reddito di cittadinanza, sanità e temi internazionali. In un’intervista nello studio di Riviera24.it a Sanremo, il ministro del Lavoro Andrea Orlando, candidato capolista alla Camera in Liguria per il Partito democratico, traccia una sintesi dei temi affrontati in campagna elettorale.

Subito dopo essere intervenuto in un dibattito organizzato dal Pd, presso la sede della Federazione Operaia, a Sanremo, sul tema della scuola, non si poteva non toccare il tema, drammaticamente attuale, della morte di troppi giovani durante lo stage previsto dall’alternanza scuola-lavoro. L’ultimo, Giuliano De Seta, aveva 18 anni, ed è morto in una fabbrica di Ceggia, in provincia di Venezia, il 17 settembre scorso. «E’ un fatto inammissibile – ha detto Orlando – Dobbiamo rafforzare il sistema dei controlli. Naturalmente la qualità delle imprese deve essere certificata. Su questo abbiamo firmato, pochi mesi fa, un protocollo che prevede una formazione preventiva rispetto all’accesso sui luoghi di lavoro e alla sicurezza dei ragazzi, con il ministro alla Pubblica Istruzione Patrizio Bianchi: adesso bisogna attuarlo e applicarlo in modo tassativo e stringente. E poi c’è un tema molto importante che credo possa dare una risposta: abbiamo creato una banca dati che definisce la storia, sul fronte della sicurezza, delle diverse imprese, sostanzialmente una sorta di certificazione delle imprese che non hanno mai violato la normativa sulla sicurezza del lavoro, e questo può essere un elemento di ausilio alle Regioni, agli enti territoriali del ministero della pubblica istruzione, per individuare i luoghi dove attivare forme di formazione sul lavoro e, invece, quelli dove è sconsigliabile andare».

“Il lavoro è dignità”. E’ uno degli slogan del Pd in questa campagna elettorale in vista del voto del 25 settembre. Spesso in Italia non è così: come renderlo tale? «Serve un salario minimo che consenta ai lavoratori di non lavorare sotto una certa soglia, soprattuto a quelli non protetti dal sindacato, non protetti dai contratti, i dipendenti delle piccole imprese, quelli che operano nei servizi, molti giovani che si affacciano al mondo del lavoro e che spesso sono costretti a forme di precariato – risponde Orlando -. Dobbiamo rivedere profondamente il mercato del lavoro, rendere il contratto a tempo indeterminato il contratto principe, prevedere i contratti a tempo determinato soltanto per i picchi di produzione, per la stagionalità e per le fasi eccezionali di attività delle imprese e poi rendere più conveniente dal punto di vista economico stabilizzare rispetto a quanto si deve pagare per un contratto a tempo determinato».

Salari. «Il nostro Paese vede da trent’anni i salari fermi, dobbiamo introdurre dei meccanismi nuovi nella contrattazione e tagliare il famoso cuneo fiscale, cioè la pressione fiscale che grava sulla busta paga dei lavoratori – aggiunge il ministro -. Queste sono tutte cose che stavamo iniziando a fare dopo un confronto con le parti sociali, con il sindacato: purtroppo la caduta del governo ha consentito soltanto di fare qualche piccolo e timidissimo passo in questa direzione, ma davvero non sufficiente a quello che sarebbe necessario».

Reddito di cittadinanza. «E’ uno strumento che funziona come elemento di contrasto alla povertà, ma non ha funzionato come strumento di politiche attive semplicemente perché non esistevano le politiche attive, né per quelli che prendono il reddito né per quelli che non lo prendono – dichiara -. C’è un investimento molto importante che invece ora è partito di 5miliardi di euro che le Regioni hanno già visto attivare e che consentirà un forte potenziamento di tutti i percorsi di politiche attive. Chi non aderisce, pur potendo lavorare, a quei percorsi, deve in qualche modo essere sanzionato: prima con una diminuzione, poi con la cancellazione del reddito. Questa è una norma che esiste già oggi, va soltanto puntualmente applicata».

Sanità. «Qui (in provincia di Imperia, ndr) sta succedendo, a mio avviso, qualcosa che evidenzia un processo di carattere regionale, perché mentre le risorse per la sanità pubblica stentano ad arrivare, si apre la strada ai privati e in fondo l’aumento esponenziale delle liste d’attesa è già una privatizzazione nei fatti perché chi se lo può permettere va a curarsi presso centri privati. Ecco, una delle ragioni per cui credo si debba battere la destra in Liguria, oltre a quelle di carattere nazionale: è fermare questo processo per impedire che a diventare centrale sia la sanità privata. Noi abbiamo visto nel corso della pandemia quale importanza abbia avuto il fatto di avere un’infrastruttura pubblica che garantiva un servizio a tutti. Pensiamo se invece questo fosse legato al reddito, al lavoro, alla possibilità di farsi un’assicurazione. E’ uno scenario che non vogliamo, è uno scenario che va fermato e che si ferma battendo la destra».

Non si può non guardare alla Russia e al rischio di una guerra nucleare. «La situazione molto preoccupante, penso che si debba mantenere la fermezza che ha avuto fino a qui l’Europa, ma contemporaneamente sviluppare anche un’iniziativa politica e diplomatica che consenta anche in qualche modo di riaprire anche un dialogo con quei paesi che in qualche modo sono rimasti alla finestra, che non si sono schierati o che hanno continuato anche a dare più o meno larvatamente un appoggio alla Russia. Bisogna rivolgersi a quella parte del mondo che non ha preso posizione all’assemblea delle Nazioni Unite perché abbiamo bisogno di far tornare in campo la diplomazia, la politica, le armi e anche le sanzioni da sole non sono sufficienti».

 

 

 

 

 

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