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Vigilessa di Ospedaletti accusata di peculato, pm chiede condanna a 8 mesi

Repliche e sentenza il prossimo 14 luglio

Tribunale imperia

Imperia. Al termine della propria requisitoria, il pubblico ministero Luca Scorza Azzarà ha chiesto una condanna a 8 mesi di reclusione per Genoveffa “Jenny” D’Agostino, 49 anni, ex vice comandante della polizia locale di Ospedaletti e attuale comandante a Vallecrosia, finita a processo con l’accusata di peculato d’uso per un episodio avvenuto il 26 dicembre 2018 a Sanremo, quando, per raggiungere il nipote, Thomas D’Agostino, fermato dalla polizia provinciale, avrebbe superato di 50 metri circa il confine tra Ospedaletti e Sanremo. A denunciare D’Agostino era stato l’agente di polizia provinciale Giovanni Calvi, che ha presentato la querela soltanto due mesi dopo i fatti: il 28 febbraio 2019.

Una vicenda di quattro anni fa, che si concluderà solo il prossimo 14 luglio, giorno in cui sono attese repliche e sentenza di un processo «subito dalla D’Agostino per 4 anni, che ha avuto ripercussioni sia sulla sua sfera emotiva che professionale», ha detto l’avvocato Marco Bosio, legale dell’imputata, che al termine di una articolata arringa difensiva, ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste.

Davanti al giudice collegiale del tribunale di Imperia, il pm ha ricostruito la vicenda dal punto di vista della pubblica accusa, parlando «dell’indebito utilizzo della vettura di servizio posto in essere dall’imputata per recarsi nel luogo di cui stiamo parlando». Oltre al reato contestato di peculato d’uso, Scorza Azzarà ha insistito sulla condotta che la D’Agostino avrebbe tenuto una volta raggiunto il nipote, asserendo che il comportamento della vigilasse avesse «attinenza con il capo di imputazione: la motivazione è che cercava di fare qualcosa in favore del nipote, che era stato fermato per violazione codice della stata. Quello che fa la D’Agostino in quella occasione è molto vicino all’abuso d’ufficio».

«Questa vicenda non mi ha mai convinto del tutto – ha esordito l’avvocato Bosio – E’ infarcita di questioni personali, rapporti tra persone diverse, mezze parole, vox populi. Anche perché l’ispettore Calvi, molto conosciuto per il suo lavoro, è preciso e responsabile, ma anche un po’ naïf, nel senso che spesso la mette sul personale». Lo stesso Bosio, sui social, era stato “preso di mira” dall’ispettore della polizia provinciale, nell’ambito di un altro processo, poi vinto dal noto penalista, in cui teste era lo stesso Calvi che aveva elevato un verbale per una violazione del codice della strada: «Quando becchi un somaro che va a 120 all’ora poi arriva il ‘principe del foro’ a menarti il belino», aveva scritto su Facebook.

Litigi e antipatie a parte, l’avvocato ha sottolineato alcune incongruenze nella vicenda. «L’atto amministrativo della prefettura, con il quale veniva sospesa la patente di Thomas, è del 28 dicembre, cioè precedente al verbale sottoscritto dalla pattuglia della polizia provinciale che è del 31 dicembre». Bosio ha poi evidenziato come «il Calvi, conosciuto per il suo livore, per la sua attenzione per il rispetto alle violazioni del codice della strada» abbia atteso due mesi per depositare la denuncia contro Jenny D’Agostino.

Citando numerose sentenze, l’avvocato ha portato all’attenzione del giudice collegiale come «ai fini della configurabilità del reato (di peculato d’uso, ndr) occorre verificare che la condotta abbia prodotto un danno apprezzabile al patrimonio della pubblica amministrazione o di terzi o una lesione concreta alla funzionalità dell’ufficio»: motivo, questo, per il quale vari tribunali d’Italia hanno assolto funzionari pubblici che in orario di lavoro, con l’auto di servizio, si recavano in palestra o nel locale dell’amico negoziante.

Oltre al fatto che l’auto dei vigili su cui viaggiava Jenny D’Agostino abbia superato il confine di Ospedaletti per poche decine di metri, Bosio ha sottolineato come l’agente fosse già in servizio di pattugliamento sull’auto, quando ha ricevuto la chiamata dal fratello (padre del nipote Thomas) che le chiedeva di andare a vedere cosa era successo al figlio. «C’è un altro elemento importante – ha concluso l’avvocato – Che l’oggetto della chiamata rientra nell’ambito delle funzioni del comando dei vigili: siamo in una situazione relativa alla circolazione stradale, quindi una questione che in ogni caso rientra nelle funzioni della dottoressa D’Agostino. 
Sono rimasti pochi minuti e hanno poi ripreso immediatamente il servizio».

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