La cerimonia

Riva Ligure ricorda Emanuela Loi, uno spazio giovani dedicato alla poliziotta uccisa nella strage di via D’Amelio fotogallery

Procuratore Alberto Lari: «Ho vissuto chi era Paolo Borsellino, ho potuto conoscere chi erano i suoi colleghi, l'affetto che nutrivano per lui, il rispetto e l'esempio»

Riva Ligure. «Oggi è una giornata in cui si ricorda un pezzo di storia della magistratura. Paolo Borsellino era il procuratore di Marsala quando è stato ucciso. Tre mesi dopo sono andato a lavorare a Marsala ed ho vissuto chi era Paolo Borsellino, ho potuto conoscere chi erano i suoi colleghi, l’affetto che nutrivano per lui, il rispetto e l’esempio. Ho conosciuto ragazzi che erano arrivati giovani di prima nomina come me e parlavano con le lacrime agli occhi, quando lo ricordavano». E’ con parole intrise di ricordi e commozione, che il procuratore capo di Imperia, Alberto Lari, è intervenuto oggi pomeriggio a Riva Ligure, nella cerimonia di intitolazione dello “spazio giovani” (una piazzetta davanti alle scuole medie) a Emanuela Loi: l’agente di polizia della scorta del giudice Paolo Borsellino morta trent’anni fa, il 19 luglio del 1992, nella Strage di via D’Amelio, nonché prima donna della Polizia di Stato a restare uccisa in servizio. Emanuela Loi aveva solo 24 anni.

«Non sono dichiarazioni che si fanno di circostanza in televisione – ha aggiunto Lari – Ma le ho vissute. I ragazzi parlavano con entusiasmo di Paolo, del messaggio e degli insegnamenti che aveva dato. Il tribunale di Marsala era tutto un entusiasmo e si pensava a una sola cosa: fare giustizia e i processi». Lari, non senza difficoltà dovuta alla profonda commozione, ha raccontato che si trattava di processi faticosi: «Non c’erano problemi di orario e di giorni. Abbiamo fatto processi alla mafia, siamo andati all’estero, andavamo all’aula bunker di Rebibbia e di Padova, si partiva con la scorta, si tornava e si faceva udienza a Marsala. I processi andavano fatti rispettando le garanzie, ma in tempi rapidi. Non si guardava il numero delle udienze, ma si doveva arrivare al risultato, ascoltando pentiti e avvocati».

«Intitolare una piazzetta dedicata ai ragazzi a un poliziotto morto in servizio – ha detto ancora il procuratore – E’ il modo migliore per garantire il ricordo di questa ragazza, per non dimenticare cosa ha fatto la mafia e non passi mai il messaggio che la mafia ha fatto cose giuste, perché ha fatto solo del male e pertanto va combattuta con tutte le forze».

Alla cerimonia hanno partecipato le più alte cariche civili e militari della provincia di Imperia, come il prefetto Armando Nanei, che ha dichiarato: «Questa iniziativa del comune di Riva Ligure è importante. Ricordare il giudice Borsellino e quello che è successo in quegli anni drammatici è importante ma è importantissimo ricordare anche chi c’era con il giudice, chi si sarebbe potuto tirare indietro e non lo ha fatto. Emanuela Loi della Polizia di Stato a cui io ho appartenuto per 37 anni è la prima donna che è caduta in servizio».

La cerimonia è stata fortemente voluta dal sindaco di Riva Ligure, Giorgio Giuffra, e dalla sua amministrazione. «Ci ritroviamo qui nella vostra scuola – ha detto il sindaco rivolgendosi ai ragazzi presenti – Dove quotidianamente vivete i vostri momenti di lavoro e vi confrontate con i vostri compagni. E’ bello sapere che lavorate anche sulla legalità, perché per far fiorire una pianta occorre innaffiare un seme. Questo seme siete voi ragazzi e i vostri insegnanti sono coloro i quali questa pianta la fanno crescere. Ringrazio le autorità intervenute. Protagonista di oggi è la Polizia di Stato. Esprimo al dottor Peritore tutta la gratitudine di come in questi giorni di preparativi ci è stato affianco, come ha voluto fortemente che questa cerimonia si celebrasse nel miglior modo possibile per fare in modo che il ricordo di Emanuela Loi continuasse a vivere e che questa giornata potesse insegnare la storia locale».

«Dopo l’attentato di Capaci, al giudice Falcone, i ragazzi delle scorte giustamente erano spaventati, preoccupati. Molti non volevano svolgere quel servizio perché si sapeva quello che si rischiava – ha dichiarato il questore di Imperia Giuseppe Felice Peritore, che conosceva personalmente Emanuela Loi -. Ero un poliziotto, un ragazzo come loro, avevo 29 anni e lavoravo a Palermo. Conoscevo quei ragazzi, ci parlavo, ci scherzavo, cercavo di dar loro coraggio e loro lo davano a noi. Emanuela era una di quelle che dava coraggio a tutti quanti, più grandi, più giovani. Era una che sapeva sostenere gli altri: ha avuto il grandissimo compito di darci coraggio». Orginaria di Sestu, in provincia di Cagliari, Emanuela Loi era entrata nella scorta del giudice Paolo Borsellino nel 1992. «Era consapevole dei rischi che correva – ha aggiunto il questore – Come lo sapevano anche Antonio Montinari, Vito Schifano, Rocco Dicillo, caduti a Capaci insieme al giudice Giovanni Falcone e a Francesca Morvillo. Ed erano consapevoli anche gli altri componenti della scorta di Borsellino: Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina. Erano consapevoli di scortare “un morto che cammina”, come si diceva in quel periodo del giudice Borsellino. Lo hanno fatto, perché Falcone e Borsellino sono stati i primi a portare Cosa Nostra in tribunale, hanno avuto il coraggio di processarla in una terra dove la parola mafia nessuno si azzardava a pronunciarla». «La mafia continua ad uccidere – ha concluso Peritore – In maniera meno sanguinaria ma altrettanto feroce. Uccide la possibilità di trovare lavoro, di costruirti una famiglia e di intraprendere il cammino che desideri. I giovani devono essere coscienti che nessun territorio nazionale è esente da fenomeni criminosi e anche da infiltrazioni mafiose. Questi poliziotti che oggi ricordiamo ci hanno tracciato una strada, un esempio indelebile: la speranza di consegnare un mondo migliore ai ragazzi di tutta l’Italia. Non chiediamo ai giovani di indossare l’uniforme da poliziotto e neanche di compiere gesti eroici, ma chiediamo loro di non essere vigliacchi nei confronti dei loro sogni: se riusciranno a portare energia pulita nel domani, in quel domani la mafia avrà meno ossigeno da respirare».

 

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