L'opinione

Imperia, Cimap: «Rivieracqua pubblica senza se e senza ma»

«Sindaci riflettete attentamente sulla scelta che state per fare»

CimAP
- Foto d'Archivio

Imperia. «La strada per privatizzare Rivieracqua sembra ormai tracciata definitivamente, in barba alla volontà di 27 milioni di elettori italiani che hanno votato a favore dell’acqua pubblica nel 2011 e in barba alla volontà dei 67 sindaci della provincia di Imperia che nel 2012 avevano stabilito l’affidamento del servizio idrico ad una società interamente pubblica. Bisogna essere molto chiari quando si affronta questo argomento: la decisione degli attuali sindaci della provincia di Imperia di far entrare un socio privato al 49% in Rivieracqua significa di fatto privatizzare completamente Rivieracqua. Sì, perché non si tratta solo di cedere metà delle quote societarie al privato, ma anche di cedergli il governo della società attraverso il cambio dello Statuto e la cessione dei poteri in consiglio di amministrazione. La privatizzazione di Rivieracqua è stata preparata scientemente e con lungimirante programmazione nel corso degli ultimi anni: dai continui ricorsi al Tar di AMAT e IREN, alle istanze di fallimento, alla nomina di un commissario che nel 2011 faceva parte del comitato per il no ai referendum sull’acqua pubblica, fino ad arrivare alla pioggia di denaro pubblico erogato dalla Regione Liguria in questi ultimi tempi per risanare gli impianti che nel corso del tempo una società con il partner privato ha costantemente evitato di manutenere e rinnovare» – commenta il Cimap – Coordinamento Imperiese Acqua Pubblica.

«Non è necessario addentrarsi in un’analisi tecnico/economica approfondita degli ultimi trent’anni per scoprire che le privatizzazioni dei servizi pubblici hanno sempre avuto tre principali conseguenze: aumento delle tariffe, diminuzione della qualità del servizio, riduzione dei posti di lavoro. Così avverrà con la privatizzazione di Rivieracqua: aumenteranno le bollette, perché il privato deve ricevere un profitto; diminuirà la qualità del servizio perché per ridurre i costi vi saranno meno sedi fisiche della società a disposizione dei cittadini; diminuiranno i posti di lavoro perché, sempre per ridurre i costi, non saranno attuate nuove assunzioni e un certo numero di dipendenti attuali saranno trasferiti in altre zone d’Italia dove opera il socio privato. Il commissario ad acta dal suo insediamento ha fatto quello che avrebbe dovuto fare l’ente Provincia: far consegnare da tutti i gestori cessati (AMAT, AIGA, AMAIE, I2ReteGas) gli impianti, la loro gestione e la bollettazione all’unico gestore autorizzato, Rivieracqua. Il consiglio di Amministrazione ha presentato un piano di ristrutturazione del debito nei confronti dei fornitori e ha operato per giungere alla chiusura del bilancio 2021 con addirittura un utile di circa 1.9 milioni di euro, dimostrazione senza ombra di dubbio che una società interamente pubblica può funzionare. E anche bene. Allora la domanda sorge spontanea: perché la necessità di un socio privato che anche solo con il 49% delle quote diventerà padrone della società? La risposta che verrà data sarà sempre la stessa: è necessario il privato per ottenere un congruo ingresso di denaro liquido per gli investimenti nell’infrastruttura. Ma è una subdola scusa: la legge prevede che tutti i costi del servizio idrico siano, purtroppo, addebitati in bolletta a noi utenti (e così sarà anche con il privato), quindi gli investimenti si possono fare anche senza il socio privato, il costo sarà sempre e comunque a carico nostro» – sottolinea.

«Per tutti questi motivi si rende assolutamente necessario lanciare due appelli: uno a tutti i cittadini ed un altro a tutti i sindaci della provincia di Imperia. Cari concittadini della provincia di Imperia, esercitate pressione sul sindaco della vostra città affinché non dia seguito a questa scellerata scelta di privatizzare Rivieracqua e mobilitiamoci insieme in ogni sede per manifestare il nostro dissenso» – chiede il Cimap – Coordinamento Imperiese Acqua Pubblica.

«Cari sindaci della provincia di Imperia, riflettete attentamente sulla scelta che state per fare: volete davvero tradire la volontà di migliaia di persone che hanno votato sì all’acqua pubblica nella nostra provincia? Volete davvero consegnare un bene pubblico primario ad un privato? Ed infine: siete proprio sicuri che dal punto di vista amministrativo e giuridico la scelta di affidare ad un socio privato il 49% di Rivieracqua sia perfettamente legittima?» – conclude il Cimap – Coordinamento Imperiese Acqua Pubblica.

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