Ventimiglia

Migranti in A10, Aps Terre di Grimaldi: «Inviato esposto alla Procura, gestore elimini rischi alla circolazione»

«Una semplice barriera non può arrestare il fenomeno, ma qua si tratta di concentrarsi in concreto su quelle che sono le soluzioni pratiche più idonee per arrestare il flusso lungo una rotta specifica»

Ventimiglia. Le lettera scritta dall’associazione Terre di Grimaldi in merito alla situazione migranti sull’autostrada A10:

«Qualche mese fa avevamo manifestato la volontà di procedere con un esposto alla Procura per verificare le responsabilità del gestore dell’autostrada A10 riguardo ai continui danneggiamenti della rete di recinzione delle pertinenze autostradali presso la galleria Grimaldi, e alla conseguente intrusione di passeurs e migranti nella sede autostradale, in direzione Francia.

Oggi annunciamo che l’esposto è stato inviato via Pec alla Procura di Imperia e, per conoscenza, alla Polizia Autostradale di Imperia, alla Direzione generale per la sicurezza stradale e l’autotrasporto, presso il Ministero delle Infrastrutture e della mobilità, e al Comune di Ventimiglia.

Il gestore dell’autostrada ha l’obbligo di fare tutto quanto in suo potere per eliminare i rischi alla circolazione dei veicoli, ma nonostante questo, rispondendo alla nostra lettera del 3 agosto 2021 l’allora Direttore tecnico di Autostrada dei Fiori, ingegner Deiana, rispondeva con una lettera dal tono provocatorio e sprezzante, affermando che “ulteriori rialzamenti delle reti non consentirebbero di arrestare il fenomeno migratorio”.

È evidente che una semplice barriera non possa arrestare in assoluto il fenomeno migratorio, ma qua si tratta, anzichè di rispondere con inopportuno sarcasmo, di concentrarsi in concreto su quelle che sono le soluzioni pratiche più idonee per arrestare il flusso lungo una rotta specifica che, per varie ragioni anche di carattere morfologico del territorio, espone la comunità, gli automobilisti e i migranti stessi a pericolosi rischi oggettivi. Inoltre si tratta di preservare da gravi rischi l’ambiente e il territorio posto esattamente sulla linea di confine tra due stati.

Uno dei gravi rischi ai quali ci riferiamo è quello degli incendi: i migranti, in attesa del momento propizio per scavalcare la rete e imboccare a piedi l’autostrada con direzione Francia, spesso bivaccano nel bosco dove finisce il tunnel in territorio italiano, dove per difendersi dal freddo e/o per mangiare, accendono fuochi che poi nella fretta abbandonano ancora non completamente spenti
con gravissimi rischi di incendio.

Proprio la scorsa estate, nel pomeriggio del giorno 11 settembre 2021 in seguito a uno di questi bivacchi il bosco ha preso improvvisamente fuoco 1 , l’incendio si è propagato su per il vallone del Rio S. Luigi fino a lambire le abitazioni situate più a monte, che sono state temporaneamente evacuate 2 . Sono stati necessari numerosi interventi anche di elicotteri e Canadair che si sono protratti fino a tutto il giorno seguente per domare l’incendio. I danni sotto vari profili sono stati ingenti, considerato anche che l’area incendiata ricade in parte nel SIC del Monte Grammondo e del Torrente Bevera 3 , e solo la professionalità e dedizione dei Vigili del Fuoco intervenuti ha fatto sì che le conseguenze per persone e cose non fossero più gravi.

E ciò senza considerare le ingenti spese di denaro pubblico per l’uso dei velivoli. Alcuni abitanti di Grimaldi hanno addirittura trovato degli inneschi proprio in prossimità dei boschi adiacenti il tunnel e dei resti di bivacco presso i piloni del viadotto autostradale, il che lascia intuire sicuramente intenti dolosi, considerato il divieto di accendere fuochi vigente durante la stagione estiva su tutto il territorio comunale e istituito anche per la scorsa estate con apposita ordinanza sindacale.

Situazioni così descritte lasciano spazio a fondati dubbi sulla possibile sussistenza del nesso causale fra le omissioni del gestore (su cui grava l’onere della custodia e della manutenzione dei siti oggrtto di concessione) e i gravi episodi avvenuti e segnalati e i potenziali altri futuri della stessa natura . Con tutte le conseguenti possibili responsabilità al riguardo che si auspica vengano individuate e accertate laddove sussistenti.

Sotto altro profilo, non di carattere strettamente giuridico ma certamente economico, non si capisce francamente, tenuto conto del rapporto costi /benefici, l’ostinato rifiuto del gestore a mettere definitivamente in sicurezza un’area critica che spesso viene alla cronaca e alla ribalta suo malgrado in conseguenza di episodi tipo quelli indicati. Si tratterebbe di erigere una barriera umanamente invalicabile, soluzione non certo particolarmente costosa né difficile da realizzare perché contenuta nelle dimensioni e agevolmente edificabile per scoraggiare non certo il “fenomeno migratorio” in generale, ma un particolare pericoloso flusso in quella ristrettissima area.

A titolo di esempio si cita il tratto autostradale Torino-Bardonecchia in coincidenza del cantiere TAV dove, per impedire possibili accessi di manifestanti, sono state erette barriere di altezza e caratteristiche tali da non consentire in alcun modo il loro superamento. Verrebbe da pensare che il rifiuto dell’allora gestore sia stato motivato da ragioni di carattere politico e non certo tecnico.

A tal proposito rileviamo che nel frattempo la concessione alla società Autostrada dei Fiori è scaduta (il 30 novembre 2021) e la nuova aggiudicataria risulta essere la Società di Progetto Concessioni del Tirreno, la quale tuttavia rientra, come la stessa AdF, nell’orbita del gruppo imprenditoriale Gavio 4, per cui è lecito supporre che le due gestioni siano a carico del medesimo personale, pur se sotto insegne diverse. Speriamo che con il cambio di gestione ci sia stato anche un avvicendamento nei ruoli tale da consentire una veloce e definitiva soluzione del problema. Nel frattempo continueremo a monitorare la situazione e vi terremo informati».

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