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Omicidio a Ventimiglia, attesa martedì la sentenza per Domenico Pellegrino

Il pm Marco Zocco ha chiesto una condanna a 20 anni

Domenico Pellegrino

Genova. E’ attesa per domani, martedì 12 aprile, a Genova, la sentenza di primo grado nei confronti di Domenico Pellegrino, 24enne di Bordighera accusato dell’omicidio del pregiudicato sessantenne italo francese Joseph Fedele. Per Pellegrino, reo confesso, il pm della Dda di Genova Marco Zocco ha chiesto una condanna a 20 anni di reclusione (30 con la diminuzione di un terzo per il rito abbreviato).

Pellegrino, difeso dall’avvocato Luca Ritzu, era finito a processo con l’accusa di omicidio volontario con l’aggravante del metodo mafioso e del porto abusivo di armi per l’assassinio di Fedele a colpi di pistola: delitto che il 24enne aveva poi confessato ai carabinieri. Il corpo della vittima fu trovato il 21 ottobre del 2020, in una scarpata di frazione Calvo, a Ventimiglia. Secondo quanto ricostruito in sede di autopsia da parte del medico legale Luca Tajana, Fedele venne ucciso nel luogo in cui fu ritrovato il corpo, con due colpi di pistola di calibro diverso alla fronte e alla nuca. Quest’ultimo, definito “colpo di grazia”, venne esploso, secondo la pubblica accusa, quando Fedele venne fatto inginocchiare: questo il motivo per cui a Pellegrino è stata contestata l’aggravante della matrice mafiosa. Il pm Zocco, nella sua requisitoria, ha cercato di dimostrare come l’omicidio sia avvenuto all’aperto.

Una versione, questa, contestata dalla difesa. All’apertura dell’udienza, l’avvocato Ritzu aveva infatti depositato una perizia effettuata dal chimico di Pavia Alberto Perroni a supporto delle indagini dei carabinieri del Ris, che nel corso di un accertamento tecnico irripetibile hanno scoperto tracce ematiche e di polvere da sparo nel furgone sequestrato dai carabinieri a margine delle indagini sull’omicidio. Perizia, quella affidata al professionista che si era già occupato, tra l’altro, dell’omicidio di Marta Russo, che contraddice quella precedentemente disposta dal pm della Dda di Genova, Marco Zocco, secondo la quale non c’erano tracce nel mezzo. Secondo la difesa, dunque, l’omicidio avvenne con modalità diverse all’interno del furgone.

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