L'intervista

Prevenzione oncologica, scende in campo la Lilt. Dottor Battaglia: «Nell’Imperiese ogni anno 220 nuovi casi di cancro a seno»

Dall'importanza di una alimentazione bilanciata ai ritardi diagnostici causati dalla pandemia da Covid-19

Sanremo. L’importanza della prevenzione per la lotta ai tumori passa anche, e soprattutto, dall’alimentazione. Per questo da oggi, fino al 27 marzo, torna la Settimana Nazionale per la Prevenzione Oncologica (SNPO), promossa in tutta Italia dalla Lega Italiana per la lotta contro i Tumori (Lilt). A parlare dell’importante tematica è il dottor Claudio Battaglia, medico chirurgo oncologo e presidente della sezione Lilt di Sanremo.

«La settimana della prevenzione oncologica riguarda globalmente molte delle malattie del mondo occidentale», spiega il medico, parlando di quella che viene definita “prevenzione primaria”, ovvero «quello che noi facciamo come abitudini e stile di vita. Lanciare un appello, in questo senso, in una sola settimana è certamente diminuire l’importanza di questo tipo di prevenzione ma è fondamentale avere l’occasione per ricordare che la cura e la prevenzione delle malattie tumorali e del cancro inizia a tavola».

E se a qualcuno potrebbe sembrare strano che il cibo influisca sulle malattie e anche sul cancro, a parlare sono i numeri: «Il 35 per cento delle malattie tumorali deriva da quello che noi facciamo a tavola – dice il dottor Battaglia –  Dipende da quello che mangiamo, da come mangiamo e da come distribuiamo le quantità di cibo». Poi, certo, ci sono altri fattori, ma vengono dopo. Per circa il 30 per cento ad influire sono le cosiddette “abitudini voluttuarie” per le quali a giocare la parte del leone è sicuramente il fumo. C’è poi un altro 10 per cento circa dovuto a malattie virali, «tra cui la più nota è il papilloma virus, per il quale ora abbiamo anche la vaccinazione», sottolinea il medico.

Cosa bisogna mangiare per essere sani? L’ideale è seguire la dieta mediterranea. «L’equilibrio tra carboidrati, proteine e grassi è estremamente utile – spiega il dottor Claudio Battaglia -. Entrando nel particolare, le carni rosse soprattutto nel momento della cottura sono più pericolose, mentre promuoviamo la frutta e la verdura. Noi siamo cresciuti pensando che nella frutta e nella verdura ci fossero solo le vitamine, in realtà abbiamo 4mila sostanze fitochimiche, i cosiddetti polifenoli, che hanno effetti benefici sulla nostra salute. I motivi li conosciamo e sono radicati proprio nella genetica: nel nostro dna è scritto che queste sostante aiutano a proteggere. Quindi se la definizione oggi di cancro è “malattia ambientale su base genetica”, abbiamo tradotto quello che stiamo dicendo». Con “malattia ambientale” si intende legata allo stile di vita, e dunque anche alla dieta, e non all’ambiente inteso come inquinamento. «In realtà l’eco-inquinamento influisce circa per il 4 per cento», afferma il medico.

Un consiglio ulteriore: «Evitiamo il più possibile gli zuccheri ad alto indice glicemico, cioè gli zuccheri semplici. Il motivo banale è che  stimolano l’insulina e facilitano la crescita cellulare e anche le modificazioni cellulari», dice.

Attività fisica, controllo del peso e dieta: sono questi i fattori da tenere in considerazione per prevenire le malattie in generale, non solo i tumori. «La sedentarietà e l’alimentazione occidentale hanno favorito l’esplosione, in relazione alle abitudini errate, di tumore alla mammella, tumore alla prostata, tumore dell’utero, del colon e della cervice uterina», spiega il dottor Battaglia.

Tempestività. Ma l’alimentazione non è l’unico fattore importante. Fondamentale è anche la tempestività della diagnosi e della conseguente cura, quella che i medici chiamano “prevenzione secondaria”. «Andiamo molto spesso a parlare a scuola ai nostri ragazzi soprattutto di alimentazione, che è la cosa che coinvolge di più, ma a loro ricordo sempre di tornare a casa e spiegare a genitori e nonni che bisogna ricordarsi di fare un tagliando per la propria salute». Gli strumenti ci sono: mammografia, colonscopia, ricerca del sangue occulto nelle feci, visita urologica, pap test. «Sono quegli esami – dichiara il dottore – Che ci consentono di non perdere tempo e fare una diagnosi precoce. Parliamo di tumori che hanno una grossa incidenza».

Con il Covid-19 questo tipo di prevenzione è spesso mancata. «I numeri ormai sono disponibili: il 2020 è significato 10mila casi di ritardo diagnostico per tumori maligni in Italia. Parliamo di un tumore che colpisce ogni giorno 1000 persone in Italia, con circa 177/180mila morti all’anno nonostante le cure, se si fa anche prevenzione, siano migliori. Questo significa, se lo traduciamo in termini terra a terra, circa 500 morti ogni giorni. Allora se mettiamo questi dati a confronto con il covid ci si rende conto che forse abbiamo perso un po’ il passo con la realtà che ci sta vicino. E purtroppo noi che viviamo questo campo con realtà come la Lilt, o io che faccio il chirurgo oncologo, abbiamo visto dei ritardi importanti in questo senso che ci sforziamo di recuperare ma è ben difficile. Ritardi che sono dovuti alla diminuita attenzione verso la prevenzione secondaria, ma anche alla paura dei cittadini di avvicinarsi alle strutture diagnostiche per paura di contrarre la malattia. Abbiamo avuto donne che non sono venute a fare screening mammografico per paura di venire a Sanremo che era un ospedale Covid, pur avendo un percorso covid free».

Quali sono i tumori più diffusi in provincia di Imperia? «Sicuramente nelle donne, e in assoluto dopo il tumore al polmone, è il tumore alla mammella. In provincia di Imperia ogni anno abbiamo 220 nuovi casi. Per fortuna abbiamo un centro di diagnosi e cura che funziona con equipe multidisciplinari in cui gli specialisti che partecipano alla diagnosi e alla cura si riuniscono, discutono il caso, e presentano un percorso di diagnosi o di cura al cittadino affinché non debba andare a bussare alle porte di uno specialista o di un altro».

Poi c’è il tumore alla prostata. «E’ un tumore subdolo – spiega – Una delle malattie più presenti nel mondo occidentale e anche una delle malattie più legate alle abitudini alimentari. Quando noi diciamo ad un giovane di curare l’alimentazione, noi insegniamo a qualcuno a fare una prevenzione che magari gli salverà la vita tra 30 o 40 anni: questo è il tempo che impiega una cellula tumorale che sfugge al controllo del nostro sistema immuno-competente».

E qui torna il tema della corretta alimentazione: «Essere sani e mangiare sano vuol dire anche un sistema di difesa sano, avere un sistema immunologico sano è la prima difesa che abbiamo non solo nei confronti del covid ma anche dei tumori».

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