Le dichiarazioni

Presidio per la pace a Sanremo, la comunità ucraina: «Non siamo stati invitati, parlano del nostro Paese senza sapere nulla»

«Non conoscono la nostra storia, sono solamente dei finti pacifisti»

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Sanremo. «Non siamo stati invitati, abbiamo scoperto tutto dai giornali». Sono queste le parole di Olha Charka, cittadina ucraina di 42 anni, organizzatrice della manifestazione “Stop Putin” dello scorso 27 febbraio, andata in scena in piazza Colombo a Sanremo, in merito al presidio itinerante per la pace in Ucraina che si terrà domani, domenica 20 marzo, e che radunerà nella Città dei Fiori numerose sigle del mondo politico, sindacale e delle associazioni.

«Gli organizzatori ci hanno detto che possiamo partecipare, ma non possiamo parlare, invece è proprio quello che avremmo voluto fare perché non siamo d’accordo con quello che abbiamo letto nel loro manifesto – racconta Olha – . Loro fanno la manifestazione per la pace che vuol dire resa dell’Ucraina e non aiutarci con le armi perché papa Francesco ha detto che la guerra è folle e non è una soluzione, sono d’accordo, ma la guerra l’ha iniziata qualcun altro, noi ci stiamo difendendo, combattiamo perché non abbiamo altra scelta, sappiamo bene cosa ci aspetta nel caso ci arrendessimo. C’è solo la strada della vittoria per noi ucraini, dobbiamo andare avanti senza sottomettersi al nemico, altrimenti calpesteranno i nostri morti». 

Un conflitto che ha radici lontane e complesse, su cui in queste settimane sono puntati gli occhi del mondo intero: «Abbiamo vissuto sotto la dittatura, sotto il regime sovietico e russo, abbiamo subito repressioni, deportazioni, genocidi, uccisioni e sparizioni, siamo stati perseguitati, umiliati, insultati. Se loro vogliono parlare della guerra e dell’Ucraina devono sapere tutta la storia del mio Paese, perché non possono commentare e giudicare le vicende di un popolo senza sapere nulla, questa è ignoranza e superficialità. Loro vogliono la pace, però vogliono che si alzi un muro del terrore e delle repressioni come quello crollato nel 1991».

«Noi vogliamo, dobbiamo e abbiamo il diritto di dire la nostra, invece non possiamo parlare, quindi se non possiamo farlo noi non parteciperemo. Questa manifestazione non ha senso senza la comunità ucraina, sono solamente dei finti pacifisti», ha concluso Olha.

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