Sanità

Carenza di medici di base in Liguria, Russo: «Chiedere abrogazione del numero chiuso alle università»

«Abbiamo presentato un ordine del giorno con cui impegniamo la Regione ad attivarsi presso la Conferenza Stato Regioni e una proposta di legge alla Camera»

Veronica Russo punto ascolto

Genova. «Considerata la carenza in tutta la Liguria, in particolare nelle zone periferiche, dei medici di base e di altre figure specialistiche ho depositato, a firma anche dei colleghi Stefano Balleari e Sauro Manucci, una proposta di legge alle Camere e un ordine del giorno in Consiglio regionale affinché vengano abrogate le disposizioni in materia di numero programmato per l’accesso ai corsi universitari così come disciplinato dalla legge 264 del 1999». Lo afferma la consigliera regionale di Fratelli d’Italia Veronica Russo constatato lo scarso numero di medici di assistenza primaria in Liguria e nel Ponente in particolare.

Ad esempio, nell’Asl 1 Imperiese, tra il 2022 e il 2025, obbligatoriamente per compimento del 70° anno, andranno in pensione 39 medici e che, sempre nell’imperiese, sono ben 46 le zone carenti di assistenza primaria (Distretto di Sanremo 23 zone, Distretto di Imperia 14 e Distretto di Ventimiglia 9 zone).

«Si tratta di una situazione che si riscontra su tutto il territorio regionale e che oltre a causare forti disagi per i cittadini che devono scegliere professionisti con lo studio a volte anche al di fuori del proprio Comune, rende difficile creare un servizio di medicina di prossimità in grado di garantire ai cittadini una costante assistenza dal punto di vista socio-sanitario sul territorio», spiega la consigliera.

«Per questo motivo abbiamo presentato un ordine del giorno con cui impegniamo la Regione ad attivarsi presso la Conferenza Stato Regioni affinché vengano intraprese le azioni volte ad eliminare il numero chiuso, non solo a Medicina ma in tutte le facoltà e venga considerata, come modalità di accesso ai percorsi universitari di area sanitaria diversi da quelli delle scuole di specializzazione, l’istituzione di un primo anno accademico di area sanitaria comune a tutti gli studenti – prosegue Russo – Per l’ammissione al secondo anno proponiamo che gli studenti superino tutti gli esami del primo anno e raggiungano determinati punteggi in una prova di verifica unica per tutti i corsi e di contenuto uguale per tutto il territorio nazionale. Contestualmente proponiamo che vengano incrementate le borse di studio di specializzazione necessarie per aumentare la capacità formativa e garantire nuove energie al servizio sanitario e che vengano allargati i circuiti formativi, in modo da estendere la collaborazione per lo svolgimento dei tirocini a tutti gli ospedali presenti sul territorio ligure».

«Sempre per far fronte ai problemi derivanti dall’attuazione del numero chiuso abbiamo presentato una proposta di legge alle Camere per l’abrogazione della legge 264/1999. La legge 264 ha introdotto i test di accesso ai corsi universitari con conseguenze negative non solo per il sistema universitario, specialmente per quanto riguarda il settore medico sanitario, ma anche per l’intero Paese. Il numero chiuso – continua Veronica Russo – in questi venti anni ha prodotto un numero complessivo di laureati inferiore a quello degli altri Paesi europei ed ha spinto molti studenti a iscriversi a facoltà diverse rispetto a quelle per cui sono più predisposti oppure ad andare a studiare all’estero. Inoltre, a causa delle limitazioni ai corsi, paradossalmente molti professionisti vengono importati dall’estero per colmare le carenze di professionalità tra i giovani italiani. Egualmente la previsione di una selezione su scala nazionale ha comportato un’irrazionale e costosa mobilità forzata degli studenti con oneri che ricadono inevitabilmente sulle loro famiglie».

«Ma la conseguenza più grave e paradossale – conclude Veronica Russo – che è emersa in tutta la sua attualità durante l’emergenza legata alla pandemia da Covid-19, è l’acclarata carenza di figure professionali in campo medico e nell’area sanitaria in genere, con tutti i disservizi che inevitabilmente ne conseguono, generata dagli effetti di oltre 20 anni di restrizioni di accesso e dall’insufficiente dotazione di risorse per le borse di studio per le specializzazioni dei medici».

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