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Fiumi di coca consumati in Riviera, l’appello alle coscienze di Don Rito Alvarez

Il vice parroco della chiesa degli Angeli è intervenuto al teatro del Casinò in occasione della presentazione del libro "Narcotica" del giornalista Rai Valerio Cataldi

Sanremo. «Siamo Juanelì e Wilfram di 11 e 13 anni, due bambini della Camorra. Aiutaci». Come sono vicine la Colombia e l’Italia leggendo l’ultima lettera arrivata alla sede della Fondazione di Amor y paz del prete Don Rito Alvarez. Camorra, non un paese qualsiasi, ma un villaggio oltre oceano, nella terra dei narcos, che ha preso il nome di una delle più conosciute organizzazioni criminali italiane. Inizia con l’ultima richiesta di aiuto di due piccoli colombiani la testimonianza resa questa sera da Don Rito, intervenuto alla prima dei Martedì Letterali al Casinò, in occasione della presentazione del libro “Narcotica” del giornalista Rai Valerio Cataldi. Presente anche il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho.

«Perché la Colombia produce ed esporta 500 tonnellate di cocaina all’anno?», domanda al pubblico Don Rito. «Perché c’è chi la consuma. Ci sono tanti che noi conosciamo, incontriamo tutti i giorni, che consumano coca e sono loro che alimentano il mercato del narcotraffico. Dietro quella dose spacciata a Sanremo o a Ventimiglia, così come a Torino o a Milano, c’è il lavoro di un bambino di tre settimane, con le mani piagate, per un tozzo di pane. Colombia e Italia sono talmente unite che il capo dei paramilitari in Colombia è un italiano, Salvatore Mancuso. Ad Imperia qualche anno fa (era il 2014), ci ricordiamo di Domenico Antonio Mancuso, arrestato e oggi probabilmente libero. Nella mia Colombia i paramilitari guidati dagli italiani hanno fatto 10 mila vittime, arrivando ad imporre le proprie agenzie di pompe funebri ai parenti delle persone uccise».

(Guarda il video completo sul canale youtube di Riviera24.it)

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