Slittamento

Festival a marzo, la Lega rilancia. Ventimiglia: «Rai ascolti l’appello della città»

«Predisporre una soluzione alternativa che tenga conto della situazione epidemiologica locale e che sia compatibile con l'esigenza di dare al Festival una vera immagine di ripartenza»

Daniele Ventimiglia

Sanremo. Festival spostato a marzo, la Lega rilancia l’appello dei commercianti e chiede alla Rai una presa di posizione immediata. A parlare è il capogruppo in consiglio comunale e consigliere provinciale Daniele Ventimiglia: «La Rai non sia sorda all’appello lanciato dalla Confcommercio Sanremo e dimostri di avere realmente a cuore la città di Sanremo» (vedi correlato).

«Già l’anno scorso – prosegue l’esponente del Carroccio – il tessuto economico cittadino fu costretto a fare i conti con un’edizione, irremovibile, tenutasi in piena zona rossa. I dati della Liguria di oggi dovrebbero far riflettere tutti visto che lo scenario sembra ripetersi. A giorni l’intera regione potrebbe entrare in zona arancione e, proprio in concomitanza con i primi di febbraio, quando è in programma il Festival, se gli effetti dell’introduzione del super green pass non dovessero dimostrarsi determinanti nell’abbattere la curva dei contagi, il Ponente potrebbe potenzialmente entrare persino in zona rossa.

Quel che è certo è che le continue anticipazioni delle date del Festival verso l’inizio dell’anno rappresentano un problema per Sanremo che, invece, potrebbe accogliere molto meglio i suoi turisti più avanti, quando il clima inizia a mostrare i primi segni della bella stagione. In qualità di consigliere provinciale neo eletto devo anche rimarcare l’importanza che il Festival assume non solo per la Città dei Fiori, ma anche per tutto il comprensorio, generando, la kermesse, un indotto sulle presenze alberghiere e sul mondo della ristorazione che meritano eguale tenuta in considerazione.

Come Lega – conclude Ventimiglia – invitiamo la Rai a predisporre una soluzione alternativa che tenga conto della situazione epidemiologica locale e che sia compatibile con l’esigenza di dare al Festival una vera immagine di ripartenza, che non sia quella mostrata l’anno scorso, con la platea dell’Ariston desolatamente deserta, i negozi chiusi e una città spenta dal lockdown».

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