Femminicidio

Violenza contro le donne, 103 uccise in Italia da gennaio: due in provincia di Imperia

Prima della morte di Antonella Multari non esisteva la legge sullo stalking. Dopo la sua morte, le donne continuano a morire ammazzate

La prima aveva appena 18 mesi. Neanche il tempo di diventarlo, donna, per conoscere quanto bestia può essere un uomo. Si chiamava Sharon Sapia Barni ed è ammazzarla, l’11 gennaio del 2021 a Cabiate (Como), è stato il compagno della madre, un operaio romeno di 25 anni, che l’ha maltrattata e violentata fino a condurla alla morte.

Oggi, giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, si susseguono iniziative per sensibilizzare la popolazione e per mettere in condizioni le potenziali vittime di chiedere aiuto. Anche in provincia di Imperia, ormai da anni, nei Comuni si installano, sempre più numerose, le panchine rosse, che ricordano il 1522: numero gratuito e attivo 24 ore su 24 che offre sostegno alle vittime di violenza e stalking. 
Poi ci sono gli autobus della Riviera Trasporti, che portano per le strade della provincia il messaggio: «Qui non c’è posto per la violenza», e gli edifici pubblici, dai palazzo civici alle caserme, illuminati di rosso. E ancora gli scontrini, come quelli dei supermercati Coop, dove viene ricordato il 1522, e la richiesta della “mascherina 1522” in farmacia: segnale che le donne possono utilizzare per denunciare la violenza domestica. Convegni, conferenze, nastri da appuntare al bavero non mancano e anzi “fioccano” in questo periodo, per tenere alta l’attenzione sul tema.

Eppure, nonostante tutto, la violenza non cessa, anzi sembra in costante aumento. E spesso, purtroppo, finisce soltanto con la morte di una donna. Una scia di sangue che attraversa l’Italia, senza fare sconti a nord, centro, sud e isole, e che ha colpito anche Ventimiglia. Il 13 giugno scorso, in via Tenda, Antonio Vicari ha deciso di morire ma, prima di puntarsi la pistola alla testa, il grilletto l’ha premuto contro la donna che un tempo aveva detto di amare: Sharon Micheletti, 30 anni. Lui, 65 anni, un passato tumultuoso e qualche anno in galera per maltrattamenti all’ex moglie, non aveva accettato che la giovane si fosse allontanata e avesse creato, con un altro uomo, una famiglia. Ha aspettato di uscire di prigione, si è procurato una pistola, e quando l’ha vista, seduta in macchina, si è avvicinato al finestrino del passeggero, aperto per il caldo dell’estate, e ha fatto fuoco, uccidendo la giovane madre sul colpo. L’ultima cosa che Sharon ha visto sono stati gli occhi del suo assassino.

Eppure, quell’uomo, Sharon lo aveva denunciato per minacce. Eppure, quell’uomo, non faceva segreto di volerle fare del male. Lo diceva ai conoscenti, lo scriveva su Facebook. «Pensa bene che anche quando dormi, io sono lì molto vicino, figurati quando sei con l’amante: non c’è posto (dove, ndr) puoi nasconderti», aveva scritto solo dieci giorni prima di ucciderla.

Due mesi prima, a Rocchetta Nervina, era morta per mano del marito Tina Boero, 80 anni. Sgozzata da Fulvio Sartori, 81 anni, all’alba del 19 aprile scorso. L’anziano, forse colto da un raptus, ha ucciso pure la cagnolina Luna e poi ha tentato di tagliarsi le vene, ma è stato salvato e arrestato per l’omicidio della moglie.

Sono due delle 103 donne a cui un uomo, dal primo gennaio fino ad oggi, ha tolto la vita. Numeri impressionanti, se si sommano a quelli delle donne che subiscono violenza: sono 89 al giorno in Italia e il 62 per cento dei casi è in famiglia. A lanciare un appello è Francesco Messina, capo del Dipartimento anticrimine: «Poche donne denunciano, serve più sinergia», ha detto. Mentre il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha annunciato un «Pacchetto nuove norme in Consiglio dei ministri». Cambierà qualcosa? Non è facile crederlo. Quello che è certo, è che la provincia di Imperia ha pagato un tributo altissimo, in termine di vite umane, a partire dalla giovane Antonella Multari, massacrata a coltellate il 10 agosto del 2007 dall’ex fidanzato Luca Delfino. Un uomo che la pedinava, che la minacciava, che non la lasciava vivere. Ma all’epoca la legge sullo stalking non esisteva. Non c’era il “codice rosso” per le vittime di violenza. Non c’erano panchine rosse né slogan da scrivere sulle porte degli autobus. C’erano semplicemente uomini ossessionati dalle donne che pur di non vederle vivere senza di loro arrivavano ad ucciderle. Dopo Antonella le cose non potevano restare uguali: bisognava cambiare, servivano canali sicuri, maggiori garanzie e pene esemplari.

La verità, però, è molto più triste: dopo Antonella le donne continuano ad essere ammazzate. A cambiare è soltanto il nome: quello che fino a ieri era un generico “omicidio” oggi si chiama femminicidio.

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