Ventimiglia. Sono durate circa tre ore le operazioni di recupero del cadavere trovato ieri da un escursionista francese nel dirupo sottostante il valico di frontiera di Ponte San Luigi, a Ventimiglia. Stando alle prime informazioni, si tratterebbe di un giovane uomo africano, molto probabilmente un migrante scivolato nel disperato tentativo di raggiungere le Francia percorrendo il cosiddetto “passo della morte”: un sentiero difficile e pericolosissimo, scavato nella parete rocciosa che costeggia la strada.
Recuperare la salma non è stato affatto semplice. Per farlo, hanno lavorato alacremente dodici uomini dei vigili del fuoco, tra cui cinque operatori del nucleo Saf (Speleo Alpino Fluviale) del distaccamento di Sanremo, con l’ausilio di una squadra del distaccamento di Ventimiglia e l’autoscala giunta da Imperia con due uomini.
Mentre alcuni vigili del fuoco hanno raggiunto il cadavere risalendo il canale dalla marina, all’altezza di Ponte San Ludovico, un operatore Saf è stato vericellato per circa 40 metri da Ponte San Luigi. Attraverso tecniche proprie dei soccorritori esperti del nucleo Speleo Alpino Fluviale, come ancoraggi alla roccia, i vigili del fuoco hanno calato il corpo dalla lastra di pietra su cui era adagiato per circa sei metri, prima di adagiarlo sul “toboga” per poi vericellarlo.
Il cadavere, in avanzato stato di decomposizione, era stato trovato nel pomeriggio di ieri, ma quando gli operatori sono giunti sul posto, le scarse condizioni di luce e la zona particolarmente difficile da raggiungere, non avrebbero permesso un recupero in sicurezza. Dopo un primo sopralluogo, durante il quale i vigili del fuoco hanno recuperato alcuni zaini probabilmente appartenenti alla vittima, è stato deciso di rimandare le operazioni alla mattinata di domenica.
Indagini sono in corso da parte della polizia per ricostruire l’esatta dinamica di quanto accaduto e dare un nome al povero corpo.
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