Basket

Roca Team, una trasferta difficile

Maccabi ed Efes amare per i Monegaschi

Monaco. Viaggio difficile e complicato per il Roca Team quello di questa settimana in Oriente, con due sconfitte maturate in maniera diversa ma entrambe amare, e con un episodio che potrebbe avere ripercussioni, anche in negativo, sul prosieguo della stagione.

A bruciare per prima è la sconfitta di Tel Aviv, in un’arena infuocata e contro un Maccabi che non è squadra appariscente ma che ha fatto della concretezza la sua cifra distintiva; ma è una sconfitta che matura non tanto per un divario visto sul campo, o per mancanze tecniche o tattiche della squadra del Principato, quanto per la prestazione monstre di Scottie Wilbekin, che con 37 punti non solo ha scritto il suo career high, ma ha risolto la partita, facendo da solo quella differenza che nessuno in campo era riuscito a fare, perché la gara era sempre stata in equilibrio e ben giocata da ambo le parti.

Nemmeno gli sforzi finali di Mike James, quando giustamente si è provato a forzare tutto il possibile per tentare l’ultimo recupero sono serviti a qualcosa, e così si è usciti da Tel Aviv con la sensazione di aver perso una buona opportunità di vincere in trasferta.

La sconfitta di Istanbul contro l’Efes invece ci racconta tutta un’altra storia, ad iniziare dall’atteggiamento iniziale del Roca Team per finire con quello che rischia di trasformarsi nell’ultimo episodio della famosa telenovela sui comportamenti border line di Mike James.

Partiti senza Westermann, giocatore di sistema e quindi quanto mai funzionale alla causa, e per sua natura uomo capace di dare ordine al gioco, i monegaschi si sono presto disuniti e sono andati in crisi sotto i colpi precisi dei turchi, che sono non per caso i detentori del titolo e squadra ricca di talento e di fisicità.

Tutto un primo tempo ad inseguire un avversario molto più determinato, e a nulla sono valse le buone prestazioni personali di Motiejunas e di Paris Lee, quest’ultimo finalmente ai livelli richiesti in Eurolega, la voglia di Alpha Diallo e di Bacon, perché il vero punto dolente era la difesa, che ha consentito ai ragazzi di Ataman ampi spazi di libertà ed una vasta selezione di tiri aperti, l’ideale per uno specialista come Beaubois, che più volte ha punito i distratti giocatori di Mitrovic.

Perché nel secondo tempo, una volta sistemata la difesa, a volte provando anche qualche zona spuria, quando si riesce a rimontare ed arrivare a meno 6 l’Efes ritorna a girare ai suoi ritmi e ricaccia indietro i monegaschi, ecco che allora succede qualcosa che non dovrebbe mai succedere.

A metà terzo quarto, dopo essere stato richiamato in panchina, Mike James ha una discussione con coach Mitrovic, con altre persone dello staff e lascia il campo. Rientra dagli spogliatoi, ma non gioca più.

Coach Z cerca di raffreddare la situazione, parla di giocatore ferito che aveva bisogno di cure, mentre su tutti i siti d’Europa gira il video di Mike James che discute con lo staff tecnico. Qualcuno potrebbe dire che prima o poi si ricade negli stessi errori, e che errare è umano ma perseverare è diabolico, altri potrebbero dire: noi l’avevamo detto e scritto che James era un grande giocatore con evidenti limiti caratteriali e dotato di una discreta testa calda, noi stessi non abbiamo mai fatto mistero dei problemi di comportamento del giocatore, problemi che gli hanno precluso di arrivare dove le sue doti tecniche ed anche il suo grande istinto per il basket lo potevano fare arrivare; tra l’altro in una stagione in cui sembrava aver sviluppato un maggiore senso del giocare in una squadra senza mai eccedere in forzature.

In ogni caso crediamo che mai un giocatore può permettersi atteggiamenti così eclatanti nei confronti dello staff, e che ogni discussione vada sviluppata nei dovuti modi in spogliatoio, in modo da arricchire tutta la squadra non togliendo serenità e concentrazione in partita; per quello che può valere anche la nostra personale, piccola esperienza a volte il troppo carattere, il sentire troppo la partita ed il voler a tutti i costi porre rimedio a situazioni difficili può complicare anziché migliorare le cose.

È compito adesso di coach e società chiarire per bene la vicenda col giocatore e prendere decisioni chiare e ferme, ben sapendo che vicende come questa, se gestite male, possono fare letteralmente saltare in aria uno spogliatoio, che è la cosa meno furba da fare in qualsiasi squadra di qualsiasi livello. E poi, una volta presa una decisione, andare avanti con serenità e fiducia. La strada è ancora lunga, e si può imparare anche dai passaggi a vuoto e dalle difficoltà.

Marco Ghisalberti 

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