L'opinione

Culle per la vita, Gruppo Pd in Regione: «Serve rafforzare la rete dei consultori per sostegno concreto alle donne»

«Una campagna informativa sul parto in anonimato e le culle per la vita è riduttiva. Dalla maggioranza le solite scelte ideologiche»

culla

Genova. Bocciato l’emendamento del Partito Democratico che chiedeva di modificare l’impegnativa della mozione presentata da Forza Italia sulla realizzazione di una campagna informativa su parto in anonimato e culle per la vita, e di potenziare la rete dei consultori, sede centrale nella tutela della maternità così come previsto dalla legge 194.

«È riduttivo parlare solo di una campagna informativa su parto in anonimato e presenza delle culle per la vita, perché non entra nel merito della presa in carico e della cura della donna in attesa di un bambino. Per questo abbiamo votato ‘no’. Quello che serve davvero, invece, è potenziare i consultori per dare alle donne un sostegno concreto, non solo alla fine della gravidanza, ma per tutto il tempo d’attesa. Perché una donna che abbandona un bambino vuol dire che non ha trovato nessuno che l’ha accompagnata: prima, durante e dopo il parto. Dalla maggioranza una chiusura figlia di scelte ideologiche che non vogliono entrare nel merito», così il Gruppo consigliare del Partito Democratico in Regione che ha proposto di modificare l’impegnativa della mozione sulla campagna informativa su parto in anonimato e culle per la vita, chiedendo di inserire un riferimento al potenziamento dei consultori che sono il primo punto di riferimento di una una donna in gravidanza, ma che non è stato accolto.

«Non servono i manifesti che promuovono le culle per la vita. Il problema dell’informazione deve essere legato alla rete della prevenzione che parte proprio dai consultori, che sul territorio possono essere un sostegno concreto, perché i motivi per cui una donna decide di abbandonare il proprio bambino, non sono solo economici, ma si tratta di situazioni molto più complesse, ed è a questo che bisogna dare risposte, prima che la donna arrivi alla decisione di abbandonare il proprio figlio» – conclude.

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