La storia

“Triora” tra streghe, femminicidio e pregiudizi. Il romanzo di Alessandro Venuto

Oggi, nella giornata dedicata alla “salute mentale” e a tutti i pregiudizi e le paura che questo disagio comporta, ne ricordiamo una lontana ma sempre attuale sfumatura.

Triora. Streghe sono considerate le persone diverse, quelle che non piacciono, quelle che non si capiscono. Oggi, nella giornata che l’Organizzazione Mondiale della Sanità dedica alla “salute mentale” e a tutti i pregiudizi, le superstizioni e le paura che questo disagio comporta, ne ricordiamo una lontana ma sempre attuale sfumatura.

Alessandro Venuto, scrittore ligure, durante il lockdown ha raccolto i documenti originali dei processi di Triora, trattando in un romanzo sia il tema delle streghe sia quello del femminicidio, per riflettere sul rapporto tra l’umanità e il male. “Triora” è stato premiato lo scorso 25 settembre a Bologna in sala Biagi nell’ambito del concorso nazionale “BookTribu”.

In che modo le donne di Triora si sono trasformate in streghe? «Le streghe nascono in un momento di carestia terribile e di grande povertà in cui la “gente” decide di prendersela con qualcuno. In questo caso sono le donne emarginate che all’epoca abitavano nella zona Cabotina, la più povera e popolare. Donne che non potevano difendersi e che non avevano voce. Ho provato a dargliene una nel mio libro, traducendo in italiano gli atti del processo in cui esprimevano la propria difesa e lasciando in italiano antico le parole degli inquisitori».

Uno scrittore ligure ma di adozione milanese. Perché questo ritorno alle origini? «Durante il lockdown sono risultato positivo al Covid e in un periodo di “domiciliari” forzati mi sono ricordato di Triora, della sua magia e delle sue donne diventate streghe. Ho iniziato a far ricerche, a controllare la cartografia, a studiare gli atti del processo e mi sono sentito presente nei luoghi che descrivevo, come un Emilio Salgari in epoca pandemia, senza uscire di casa. Le mie emozioni, le mie riscoperte le racconta il protagonista, Aurelio Armato, costretto a fare un salto indietro nel suo passato, dopo che sua figlia viene rapita, proprio a Triora.  Ho riscoperto il borgo sia attravreso l’amministrazione che mi ha supportato sia in una esperienza personale in cui, nonostante la storia di femminicidio che la accompagni, Triora è stata per me come una trasposizione del film “La vita è bella” di Benigni dove si riesce a sensibilizzare su un tema come la violenza in modo diverso».

Durante il primo lockdown le violenze domestiche sono aumentate. C’è una correlazione con il libro? «Il tema della violenza sulle donne non è mai stato così attuale come nel periodo in cui siamo “rimasti a casa”. Una violenza che è sempre esistita e che non riguarda solo il caso del rogo e l’uccisione per stregoneria, ma tradizioni molto più radicate nella nsotra storia».

Il processo di Triora è stato uno dei più gravi femminicidi di massa della storia? «Il concetto è molto più ampio. Conosciamo tutti la Triora americana, Salem, dove è successa la stessa cosa, su cui anche Stephen King ha ambientato uno dei suoi romanzi più celebri. Come lui stesso scrive “esiste un irrazionale parallelismo fra quello che è accaduto a Salem e Triora e i lager nazisti: perché in queste due città si va per scherzare e ridere mentre negli ex campi di concentramento è ovvia la serietà?”In entrambe le situazioni sono morte persone per cause ingiuste eppure alcuni mali sembrano minori di altri».

Dicono che ci abbiano insegnato la storia delle donne che sono state bruciate, ma non di quelli che le hanno bruciate, cosa ne pensa?  «Penso che in ogni caso Triora abbia scelto le streghe e non i loro inquisitori. Ho provato a dare voce ad entrambe le parti e alle motivazioni che vengono ricondotte alla religione: le donne sono state bruciate da uomini e non per il volere di Dio. Il mio protagonista sarà l’anello di congiunzione tra presente e passato e nelle sue ricerche scoprirà un mondo che si rianima, ritrovando il suo posto. Un’occasione di riscatto per mettersi alla prova, per fare e dare pace al proprio mondo e a quello passato».

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