Il commento

Nutriscore, Coldiretti Liguria: «Serve lo stop per salvare dieta mediterranea»

«In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza contrastando le indicazioni fuorvianti ed estendendo l’obbligo di indicare in etichetta il paese d’origine di tutti gli alimenti per combattere la concorrenza sleale al Made in Italy»

riviera24 - dieta mediterranea

Genova. «Lo stop del presidente del Consiglio italiano al Nutriscore rafforza il fronte dei Paesi contrari al sistema di etichetta nutrizionale a colori che é fuorviante, discriminatorio ed incompleto e finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta». E’ quanto afferma Coldiretti Liguria rispetto alle dichiarazioni del premier Mario Draghi.

«Un pronunciamento importante poiché, come sosteniamo da sempre, con l’etichettatura Nutriscore francese, come con quella a semaforo adottata in Gran Bretagna, si rischia di promuovere cibi spazzatura escludendo, paradossalmente, il nostro olio extravergine di oliva considerato il simbolo della dieta mediterranea, ma anche specialità come i nostri formaggi le cui semplici ricette non possono essere certo modificate. L’etichetta nutrizionale a colori peraltro boccia ingiustamente quasi l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine (Dop/Igp) che la stessa UE dovrebbe invece tutelare», spiegano il presidente di Coldiretti Liguria Gianluca Boeri e il delegato confederale Bruno Rivarossa.

Le discussioni in sede Ue fanno già intravedere una sostanziale divisione in due fronti: se la Francia guida un consistente fronte pro-Nutriscore con l’appoggio della Germania, l’Italia si sta muovendo per rafforzare ulteriormente una coalizione a supporto di un sistema armonizzato, che sia diverso dal Nutriscore e che vada a rivedere alcuni dei principi e idee alla base del sistema francese, supportato anche formalmente al momento da Repubblica Ceca, Romania, Cipro, Grecia e Ungheria.

«La Commissione europea ha anche avviato ad inizio 2021 una consultazione pubblica mentre il Parlamento europeo non si è ancora espresso sull’argomento – concludono Boeri e Rivarossa -. In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza contrastando le indicazioni fuorvianti ed estendendo l’obbligo di indicare in etichetta il paese d’origine di tutti gli alimenti per combattere la concorrenza sleale al Made in Italy».

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