Antimafia

Imperia, Guardia di Finanza sequestra 265mila euro di beni a pregiudicato sanremese

Indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Imperia

Imperia. Due appartamenti, un box e un motoveicolo, del valore complessivo di circa 265mila euro, riconducibili a un sanremese, B.M., di 64 anni, pregiudicato (per reati di stupefacenti), ma di fatto intestati all’ex convivente e alla sua attuale compagna, sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Imperia, nell’ambito di una indagine patrimoniale coordinata dal procuratore di Imperia Alberto Lari, con l’aggiunto Lorenzo Fornace. Il sequestro è avvenuto sula base di un decreto emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Genova. Le indagini sono decollate nel 2020.

Nei confronti dell’uomo, già assoggettato nel 2007 alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, condannato per reati connessi al traffico e allo spaccio di stupefacenti, nell’ottobre dello stesso anno, era già scattato il sequestro di un immobile a Sanremo e di circa 20mila euro in contanti, ritenuti il provento dell’attività criminosa svolta. Tenuto conto dei molti precedenti a suo carico, ritenuto un soggetto connotato da profili di “pericolosità sociale” e considerato che – come previsto dalla normativa antimafia – si poteva ritenere che lo stesso vivesse principalmente dei proventi di attività delittuosa, sono stati effettuati nuovi accertamenti patrimoniali di prevenzione per ricostruire le posizioni reddituali degli ultimi anni sue e di chi gli ruotava attorno. Il Codice Antimafia prevede infatti la possibilità, in presenza della cosiddetta “pericolosità sociale”, di procedere al sequestro dei beni, quando il loro valore risulti sproporzionato al reddito dichiarato o all’attività economica svolta ovvero quando, sulla base di sufficienti indizi, si abbia motivo di ritenere che gli stessi siano il frutto di attività illecite o ne costituiscano il reimpiego.

All’esito degli accertamenti patrimoniali, veniva quindi accertata un’effettiva importante sproporzione tra i redditi formalmente dichiarati dai soggetti esaminati ed il patrimonio ufficialmente posseduto dalle due donne (l’ex convivente e l’attuale compagna del pregiudicato), individuate quali intestatarie “di comodo” dell’uomo, giungendo alla dimostrazione che le risorse economiche utilizzate per l’acquisto dei beni mobili ed immobili fossero di provenienza illecita, avendo un valore del tutto sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dai soggetti interessati, ben al di sotto della soglia di povertà assoluta.

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