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Coronavirus, il primario di malattie infettive del Borea: «Obbligo vaccinale strumento per sconfiggere infezione»

Nel reparto di malattie infettive di Sanremo il 70 per cento dei ricoverati non è vaccinato

Sanremo. Sono ventidue, ad oggi, i pazienti ricoverati nel reparto di malattie infettive dell’ospedale Borea di Sanremo. Di questi, il 70 per cento non è vaccinato. Il 25 per cento ha ricevuto due dosi di vaccino e il restante 5 per cento solo una. A diffondere i dati è Giovanni Cenderello, primario del reparto di malattie infettive del Borea.

«Ad oggi abbiamo la stragrande maggioranza dei pazienti ricoverati con infezione da Covid-19 che non è stata vaccinata – ha detto Cenderello -. Esiste poi questo 25 per cento che nonostante la vaccinazione ha presentato sintomi, come polmonite Covid. In questo caso si tratta di pazienti estremamente fragili che hanno grossi problemi di salute e hanno avuto una bassa risposta anticorpale o comunque una bassa capacità di rispondere all’infezione». Nonostante questo, chi è stato vaccinato ha un percorso clinico molto più breve e un quadro meno grave rispetto a chi contrae l’infezione da Covid senza avere copertura vaccinale.

A parlare sono i dati. «Se l’età media totale degli ospedalizzati è 69 anni – ha spiegato – Quella dei ricoverati non vaccinati è molto più bassa: 55, 56 anni. I non vaccinati sono più giovani e hanno quadri clinici molto più gravi».

L’infettivologo Matteo Bassetti chiede a gran voce l’obbligo vaccinale, cosa ne pensa? «L’obbligo vaccinale è una strategia e alla fine potrebbe essere l’unico strumento per riuscire a sconfiggere l’infezione – risponde il primario -. Capisco che da un certo punto di vista dover imporre un obbligo è un po’ una sconfitta per tutti noi, che oltre a fare i medici abbiamo cercato di convincere le persone facendo cultura, con i dati che arrivano dalla scienza, dall’esperienza sul campo maturata. Se però non avremmo altra alternativa per raggiungere l’80-85 % della popolazione, se questa sarà l’ultima risorsa, che ben venga l’obbligo vaccinale».

E’ notizia di questi giorni che la Fda (Food and Drugs Association) ha approvato in via definitiva il Pfizer, cosa cambia? «Da un punto di vista pratico nulla – dice Cenderello -. Da un punto di vista formale, invece, diventa la prova provata che il vaccino è efficace e che tutte le basi scientifiche della ricerca sono state rispettate. E’ lo scacco macco alle teorie dei “no vax” che dicono che è un farmaco sperimentale, un serio».

Variante Delta, prevalente nell’Imperiese. Il medico spiega che per chi si ammala non cambia nulla, ma la variante Delta «è molto più contagiosa e può contagiare anche persone già vaccinate. La copertura del vaccino nei confronti dell’infezione da Delta è solamente dell’88 per cento, la protezione del paziente vaccinato nei confronti di Delta per la comparsa di polmonite è del 95% e nei confronti del decesso è del 96».

Il vaccino è causa delle varianti? Alla domanda che molti si sono posti leggendo notizie sui social, il dottor Cenderello risponde un secco “no”. «La causa delle varianti è insita nel virus stesso – spiega – Tutti i virus replicandosi, mutano. Queste mutazioni sono assolutamente casuali, perché il virus non programma le mutazioni, e per il virus possono essere anche un danno». Ma come per tutte le specie, anche i virus potrebbero trovarvi un vantaggio: «Se però quella mutazione che è avvenuta in un modo del tutto casuale, in un processo di selezione delle specie darwiniana, dà al virus un vantaggio, diventa predominante soppiantando il virus originario».

Nel corso dell’intervista, il primario ha spiegato come e quando vengono utilizzati gli anticorpi monoclonali: «Sono un’arma molto efficace – ha detto – Sono anticorpi mirati direttamente al virus, ad altissima concentrazione, prodotti dalle aziende farmaceutiche, non di derivazione umana, che vengono infusi in quaranta minuti in day hospital».

Sulla possibilità di una nuova ondata pandemica nell’autunno, il dottor Cenderello dice: «Spero che se raggiungeremo questo mitico numero dell’80 per cento entro fine settembre, come promesso dal generale Figliuolo, e ci sarà un effetto diga, un effetto barriera della vaccinazione, spero che ci potrà essere un ritorno a scuola in presenza, un ritorno alla socializzazione dei nostri figli e quindi una vita più normale». «Sicuramente non ci dimenticheremo di Covid-19 così semplicemente – conclude – Sarà un inverno ancora con un po’ di casi, ma spero sempre limitati e sempre dentro a dei numeri che siano sostenibili per il servizio sanitario nazionale in modo tale da riuscire a coniugare l’economia, la sanità e l’assistenza».

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