A Sanremo due commercianti non chiedono il green pass, le interviste
«Certificato inutile, Prima la nostra libertà e quella dei clienti»
Sanremo. Da venerdì 6 agosto è scattato, su tutto il territorio nazionale, l’obbligo del green pass per accedere all’interno di molte attività. Bar e Ristoranti sono forse gli esercizi commerciali più coinvolti, dal momento che possono far sedere nei tavoli al coperto solo chi è già vaccinato. Nella Città dei Fiori, tra i tanti esercenti del settore, tra i molti che lo accettano “obtorto collo” pur di lavorare, ce ne sono due che del certificato vaccinale non ne vogliono proprio sentir parlare. E non lo faranno ne lo richiederanno ai loro avventori.
C’è Korinne Feltrin, titolare del “Bar dei Fiori” di via Galileo Galilei, che spiega così le su posizioni: «Sono contraria la green pass perché non esiste che adesso, tutto quello che è libertà e privacy, venga messo da parte. I dati sensibili solo un modo per avere il controllo e l’assenso, che a me non appartiene, io sono per la libertà sempre e comunque. Secondo me non avremo dei controlli da parte da nessuno. Noi entriamo ed usciamo dall’Unione Europea a piacimento. La UE non ha dato via questo green pass e non vedo come possiamo attuarlo noi. Non credo che verranno a fare controlli. E se verranno diremo semplicemente che secondo la Costituzione, noi non chiediamo il green pass».
Secondo Korinne questa situazione si è creata anche a causa del martellamento dei dei media «In televisione quando al telegiornale vengono esposte in maniera molto efficace le prese di posizione pro sistema, poi intervistano due persone contro e le parole chiave come “libertà” e “no green pass” non ci sono mai».
Alessio Graglia, gestore del ristorante “Via Veneto”, non chiederà il pass ai suoi clienti: «E‘ l’ennesima scelta assurda del Governo: dopo 18 mesi di pandemia ci troviamo a parlare di qualcosa che non sta in piedi. Sappiamo benissimo che i vaccinati sono contagiosi quanto i non vaccinati. Quindi non so all’interno dei locali quanto il green pass possa fermare il processo epidemiologico. E’ discriminatorio per i clienti e tanti non vorranno venire al ristorante per via del green pass».