Ecologia

Progetto Sea-ty, due reti fantasma non devasteranno più la secca di Santo Stefano al Mare fotogallery

Disperse sul fondale marino rappresentano una delle più consistenti minacce all’ecosistema

Santo Stefano al Mare. Venerdì 23 luglio Progetto Sea-ty, coadiuvato dalla Capitaneria di Porto di Imperia e dai subacquei del Diving Nautilus di Marina degli Aregai, ha recuperato due reti fantasma disperse sulla secca di Santo Stefano, a due chilometri circa dalla costa. Una delle reti, sul fondo da oltre un anno, era completamente concrezionata da organismi, mentre la seconda rete, sott’acqua da meno tempo, ha inciso sulla prateria di Posidonia estirpando diversi rizomi e foglie. Le reti, lunghe circa 200 metri, sono state recuperate tra i 30 e i 35 metri di profondità e saranno smaltite da Amaie.

Le reti fantasma, cioè disperse sul fondale marino, rappresentano una delle più consistenti minacce all’ecosistema. Esse sono una delle fonti principali di inquinamento da plastica, ma una volta disperse sul fondale continuano a “pescare” passivamente, intrappolando, ferendo e uccidendo migliaia di pesci, tartarughe e cetacei.

Sea-ty è un progetto di European Research Institute realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito della Missione Proteggere l’ambiente dell’Obiettivo Pianeta, in collaborazione con il Comune, l’associazione Reef Check Italia e l’associazione Informare, con l’obiettivo di rileggere il legame tra il mare e la città accendendo i riflettori sulla Secca di Santo Stefano.

Tra i settori di intervento di Sea-ty c’è la diffusione della conoscenza su un’area peculiare e sul suo stato di salute. Ecco perché il progetto prevede non solo la realizzazione di foto, video e materiale divulgativo sulla secca di Santo Stefano, destinato a diversi pubblici, dai diving center operativi nella zona alle scuole, ma anche una serie di operazioni legate alla raccolta dati sulla biodiversità della zona sottomarina e sull’impatto antropico che subisce.

«Purtroppo la Secca di Santo Stefano è poco conosciuta non solo dai turisti ma anche dai cittadini e dalle stesse amministrazioni locali – spiega la biologa marina Monica Previati rappresenta invece uno dei siti più interessanti nell’intero scenario ligure, soprattutto per l’elevata biodiversità Questo si traduce nella presenza di ambienti estremamente delicati, caratterizzati da un’elevata vulnerabilità e che richiedono interventi di tutela e una corretta gestione: attualmente l’impatto antropico sulla Secca è molto rilevante. Ci sono danni estesi ed evidenti a carico di tantissimi organismi marini, dovuti sia all’impatto di attrezzi da pesca (palamiti, lenze abbandonate e reti), sia da inquinamento, spesso proveniente dai fiumi (bottiglie, sacchetti di plastica…). Plastiche, inquinanti, reti e ancoraggi non controllati possono soffocare, spezzare, eradicare violentemente e uccidere gorgonacei e spugne, organismi a crescita lenta che impiegano centinaia di anni per raggiungere le dimensioni che di media si osservano lungo le secche. Se la densità della popolazione di queste specie scende al di sotto di una certa soglia si riduce drasticamente la possibilità di riportare la popolazione allo stadio iniziale, andando incontro ad una forte rarefazione. La comunità scientifica ritiene che i danni antropici, insieme a variazioni ambientali legate sempre più ai cambiamenti climatici, stiano portando a mutamenti importanti nella struttura della vita sui fondali, con conseguenze importanti sull’intero sistema ecologico».

«Per Sea-ty la raccolta delle reti è un importante momento di sensibilizzazione condiviso con gli operatori del settore e con il grande pubblicoevidenzia Franco Borgogno, di European Research Instituteal recupero hanno partecipato diversi fotografi subacquei il cui lavoro contribuirà, grazie alla forza delle immagini, al racconto del pericolo sommerso che le reti rappresentano per un luogo prezioso e ricco di biodiversità come la Secca di Santo Stefano».

La raccolta delle reti si inserisce inoltre nel programma “Reti nella rete” di Reef Check Italia Onlus, associazione scientifica che si dedica alla protezione e al recupero delle scogliere del Mediterraneo e delle aree coralline. Si tratta di un protocollo di segnalazione e studio di reti abbandonate che permette di dettagliare le zone maggiormente soggette all’impatto delle reti fantasma, evidenziando il tipo di attrezzatura persa, le specie coinvolte, georeferenziando i siti e facendo rilievi video e fotografici utili allo studio dell’impatto.

Il recupero delle reti fantasma partecipa anche a una più ampia campagna che coinvolge la Guardia Costiera e i suoi nuclei subacquei. “Reti fantasma” è l’operazione dedicata al recupero delle reti da pesca abbandonate sui fondali marini iniziata nel 2020 e che ha permesso finora di rimuovere oltre 7 tonnellate di reti. La Guardia Costiera segue l’attività di recupero reti su tutto il territorio nazionale. Infatti a tal riguardo, a partire dallo scorso anno, le Capitanerie di porto distribuite sul territorio nazionale hanno avviato una fase preliminare di raccolta di informazioni e segnalazioni, che ha coinvolto tutte le categorie professionali operanti sul mare e le associazioni ambientaliste per ottenere una mappatura generale, riportante la collocazione delle reti fantasma lungo le coste, che dev’essere continuamente aggiornata. L’operazione “Reti Fantasma” fa parte di una più ampia campagna dedicata all’ambiente e rientra nel progetto “PlasticFreeGC” nato nel 2019 dalla collaborazione tra il Comando Generale della Guardia Costiera e l’allora Ministero dell’Ambiente (oggi Transizione Ecologica). La collaborazione ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui danni provocati dalla dispersione delle microplastiche in mare e sulle conseguenze dannose che la plastica produce. A tal riguardo, lo scorso anno, a seguito delle attività subacquee condotte sul ponente ligure dal V° Nucleo Subacqueo della Guardia Costiera di Genova, ed in particolar modo sulla secca di Santo Stefano, è stato possibile realizzare un video istituzionale  per sensibilizzare alla necessità di un cambiamento culturale per la tutela del mare.

Sea-ty nasce con lo scopo di avvicinare i fruitori diretti e indiretti a questa porzione di mare . Il progetto è stato inaugurato con il supporto alla pulizia delle spiagge libere di Santo Stefano al Mare lo scorso aprile e proseguirà fino a marzo 2022 con attività di comunicazione e di avvicinamento diretto all’area di Santo Stefano. Diverse le azioni in programma per l’estate 2021 da parte di Sea-ty. Si inizierà con la serata aperta al pubblico di sabato 24 luglio, ricco di immagini e sorprese. L’evento è previsto per le 21.30 in piazza Baden Powel ed è a ingresso libero.

Nel corso della serata, AWorld, l’App ufficiale delle Nazioni Unite a supporto della campagna contro il cambiamento climatico ActNow, lancerà una sfida per il progetto Sea-ty. La piattaforma supporterà  l’iniziativa attraverso la creazione del team “Sea-ty”, al cui interno si troveranno contenuti educativi relativi all’impatto del cambiamento climatico sul  mare, nonché alla sua importanza in termini di biodiversità. AWorld, European Research Institute e Fondazione Compagnia di San Paolo chiedono alle rispettive community di impegnarsi per risparmiare 50 tonnellate di Co2 in due mesi (24 luglio-30 settembre). Al raggiungimento di questo obiettivo, il progetto Sea-ty si impegnerà a liberare ulteriormente la Secca dalle reti fantasma dopo l’attività di recupero svolta il 23 luglio. Questo è il link per scaricare l’app, diventare un membro del team  Sea-ty e partecipare alla challenge: https://aworld.org/join/team/seaty

 

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