Migranti

L’appello da Ventimiglia «Riaprire il centro accoglienza»

Promosso dallo scrittore e storico locale Enzo Barnabà e redatto in maniera collettiva dalle associazioni del territorio: Penelope, Diaconia Valdese, Popoli in Arte, Ortinsieme, Scuola di Pace, Caritas Intemelia, Cgil Imperia, Spes Aps, Aifo, Ass. Intemelia XXV Aprile Arci

Migranti a Ventimiglia

Ventimiglia. Ecco l’appello promosso dallo scrittore e storico locale Enzo Barnabà e redatto in maniera collettiva dalle associazioni del territorio: Penelope, Diaconia Valdese, Popoli in Arte, Ortinsieme, Scuola di Pace, Caritas Intemelia, Cgil Imperia, Spes Aps, Aifo, Ass. Intemelia XXV Aprile Arci.

«Quando, nella primavera del 2015, la vicina Francia decise di applicare l’accordo di Dublino respingendo i migranti, a Ventimiglia assistemmo ad un moto immediato e spontaneo di solidarietà, con tante persone che iniziarono a portare cibo e vestiario presso la locale stazione ferroviaria, in soccorso a donne, uomini e bambini che d’improvviso vedevano interrotto il proprio cammino della speranza. Nel giro di pochi giorni venne aperto, nei pressi della medesima stazione ferroviaria, un primo centro di accoglienza gestito dalla C.R.I. che, ragionevolmente, mirava, se non a risolvere il problema, perlomeno ad alleviare il disagio, sia per le persone in transito che per la cittadinanza locale; a quel punto la città di Ventimiglia iniziava però già a dividersi tra quanti continuavano a solidarizzare con le persone in transito e quanti invece, pochi, fomentati da chi dell’intolleranza ne ha fatto una bandiera, iniziavano a manifestare crescente fastidio verso la situazione in essere.

Dopo sei anni, la situazione si è drammaticamente deteriorata: il numero dei migranti è diminuito ma il disagio, l’emarginazione e le condizioni di vulnerabilità sono aumentate
enormemente; nessuno (e men che meno i partiti che su questo hanno costruito le loro fortune elettorali) è riuscito a frenare il fenomeno; nel frattempo è aumentata la presenza in città della criminalità organizzata che gestisce sia il passaggio illegale della frontiera che la tratta di giovani donne destinate allo sfruttamento sessuale; di pari passo con la crescente disperazione di centinaia di uomini, donne e bambini costretti (dopo la chiusura definitiva del centro di transito) a mangiare, dormire ed espletare i propri bisogni fisiologici in strada. Sono aumentati il numero e la varietà delle violenze sulle persone in transito da parte dei passeur e della microcriminalità in continuo aumento tra chi transita.

Paradigmatica la storia del giovane Moussa Balde, picchiato selvaggiamente in strada e poi lasciato morire di abbandono e disperazione all’interno del c.p.r. di Torino grazie a Leggi ancora in vigore e passate sotto gli occhi di vari governi Italiani. Risultano in costante aumento anche i furti e le aggressioni a pubblici ufficiali, mentre le forze dell’ordine, in assenza di un centro che possa garantire requisiti minimi di accoglienza, fanno sempre più fatica a distinguere tra chi staziona in città attratto da guadagni illeciti e la massa di persone povere e disperate che si vedono quotidianamente negato il seppur minimo rispetto dei diritti umani.  La resilienza che Ventimiglia ha dimostrato in questi anni, potrebbe vacillare: un aiuto concreto resta, a nostro avviso, la riapertura di un Centro di Transito a Ventimiglia, che non è soluzione definitiva ma si colloca nel concetto di Minor Danno, sia per chi transita, sia per i Cittadini. Senza, rabbia e  tensione sociale potrebbero aumentare; sui social potrebbe ampliarsi il malumore trasformandosi in violenza verbale rischiando di fare da brodo di cultura all’uso indiscriminato della violenza in una città già stremata dall’alluvione e dalla crisi economica conseguente alla pandemia. Difatti rischia di ripetersi una vecchia storia che gli italiani dovrebbero conoscere bene. Nel 1891 a New Orleans furono linciati 13 nostri immigrati e, due anni dopo, ad Aigues-Mortes, nella vicina Francia, ne furono massacrati 10. Tutti, la storiografia non nutre dubbi in proposito, vittime innocenti della violenza xenofoba, fomentata da chi dall’odio traeva profitto. Ventimiglia non può correre questo rischio; il nostro appello è dunque doppio. Ai nostri concittadini diciamo: Restiamo umani e restiamo uniti! Non cediamo alla strumentalizzazione politica di chi, per mero calcolo elettorale, continua a soffiare sul fuoco dell’intolleranza.    Alle istituzioni tutte chiediamo di non rinviare ulteriormente la riapertura di un centro di accoglienza cittadino, a garanzia per tutti del mantenimento di standard minimi di dignità e di civiltà».

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