L'intervista/2

Ddl Zan, vescovo Suetta: «Grimaldello pericolosissimo, germoglio per dittatura ideologica»

Sul merito della presa di posizione della Chiesa: «Concordato bilaterale lo legittima»

suetta riviera24

Sanremo. «Approvare una legge che abbia come presupposto un’ideologia, e nella fattispecie l’ideologia gender, è pericolosissimo: è un vulnus gravissimo sia al diritto sia alla democrazia». A dichiararlo, in merito alla discussione sul ddl Zan, è il vescovo della diocesi di Ventimiglia-Sanremo, monsignor Antonio Suetta, che lo scorso 22 maggio è stato tra i partecipanti della decima edizione della “Marcia per la vita” dell’associazione Pro Vita & Famiglia Onlus, che si è svolta ai Fori Imperiali, a Roma.

La discussione del disegno di legge incomincerà il prossimo 13 luglio in Aula al Senato e continuerà almeno fino al 15 luglio. Poi si potranno presentare gli emendamenti al testo del ddl e infine si arriverà al voto, con ogni probabilità a scrutinio segreto. Nell’attesa dell’approvazione o della bocciatura del disegno di legge, continuano le polemiche e gli scontri tra gruppi politici e personaggi dello spettacolo, e c’è anche chi vorrebbe che la Chiesa tacesse. Ma la Chiesa, sottolinea Suetta, «ha tutto il diritto ad intervenire». «Per due fondamentali ragioni – spiega il vescovo, richiamando la nota della segreteria di Stato – Prima di tutto perché esiste un Concordato tra Stato e Chiesa il quale legittima sia lo Stato sia la Chiesa ad interagire in materie che sono di interesse comune. Quello che la segreteria di Stato ha fatto era, non solo nel suo pieno diritto farlo, come vale per tutti di dire le proprie opinioni, ma era all’interno di un patto bilaterale. Di conseguenza, la legittimità giuridica è piena, poi ognuno può avere le proprie idee, ma sulla legittimità dell’intervento credo che non ci sia nulla da eccepire».

«In secondo luogo – aggiunge – La Chiesa rappresenta i cristiani i quali sono anche cittadini italiani e hanno dunque il diritto di esprimere liberamente la loro opinione in un dibattito politico che per essere tale deve essere naturalmente aperto. Se un dibattito politico diventa monopolio di una o dell’altra fazione non è più un dibattito politico e neanche democratico. Non vorrei che la libertà di espressione, che dovrebbe essere l’affermazione fondamentale del ddl Zan fosse poi smentita proprio nel discutere il ddl Zan: ognuno è libero di dire la propria opinione».

Sull’intervento della Chiesa nella discussione in merito al disegno di legge, Suetta afferma: «La Chiesa dicendo quello che dice fa esattamente il suo mestiere. Qui non ci stiamo interessando di questioni amministrative, ma di questioni etiche, morali e antropologiche che sono materia tipica dell’insegnamento della Chiesa».

Reato di opinione. La paura maggiore tra i detrattori del ddl Zan, è che venga messa in discussione la libertà di espressione. Una libertà, che specifica il vescovo, non ha nulla a che vedere con l’insulto che deve essere sempre condannato. «Credo che gli interventi più significativi contrari all’attuale impianto del ddl Zan non vengano soltanto dalla Chiesa – dichiara monsignor Suetta – Ma vengano, nella maggior parte dei casi, da persone che non si riconoscono nell’identità cattolica ma tuttavia che, o per cultura giuridica importante oppure per altre esperienze di vita sociale mettono in evidenza quelli che sono i rischi terribili del ddl Zan,  sostanzialmente riconducibili a questo concetto: cioè che così come impostato il ddl Zan introdurrebbe il reato di opinione».

Opinione e insulto: un distinguo necessario. «Io posso dire che non sono d’accordo con quello che fa o che afferma un’altra persona e ciò non costituisce un insulto – spiega Suetta -. Diventa insulto quando mi rivolgo all’altra persona offendendola, o discriminandola. Ma questo è un altro discorso e, per questo aspetto, l’Italia ha già un’adeguata legislazione. Se poi è necessario precisare o inasprire determinati aspetti preventivi o repressivi già previsti dalla legge questo è legittimo e su questo io sono anche d’accordo laddove sia necessario. Però trovo assurdo e inadeguato da un punto di vista giuridico che ogni categoria reclami la propria tutela, perché questo necessariamente lascerebbe escluse alcune categorie, puntualmente le più deboli. Cioè, noi non dobbiamo dire che non devono essere offesi questi e quelli. Noi dobbiamo dire che non si deve offendere nessuno, punto». Offese e discriminazioni vanno sempre e comunque condannate, il messaggio è chiaro: ma, questo il pensiero della Chiesa, non si deve fare una questione di categoria. La legge deve valere per tutti.

17 maggio: giornata nazionale contro l’omofobia, la lesbofobia, la bifobia e la transfobia. Se il ddl Zan dovesse essere approvato, in Italia verrebbe istituita una giornata per riflettere contro le discriminazioni rispetto al genere, con la possibilità delle associazioni di andare nelle scuole per sensibilizzare i giovanissimi sul tema. «Questo è enormemente pericoloso – commenta Suetta – Perché lede non solo la legittima libertà garantita dalla Costituzione, della Chiesa così come di qualunque altra associazione che sia deputata a ruoli educativi. Ma lede fondamentalmente la libertà e il dovere di educazione delle famiglie. Perché un conto è educare a non discriminare e, ripeto, questo vale per tutti. E un conto è invece con la scusa dell’omotransfobia propagare una ideologia che non si può imporre alle famiglie, alle persone e alle varie realtà educative».

Ideologia gender. «Il grande difetto del ddl Zan, dal mio punto di vista, cioè quello di pastore e di uomo religioso, ma anche dal punto di vista antropologico e democratico, è quello di introdurre e di sdoganare una ideologia che non appartiene a tutti ed è l’ideologia gender», dichiara sempre Suetta, entrando nel merito del disegno di legge. «Che ognuno sia libero di pensare come vuole e di comportarsi come vuole è un discorso, e nessuno deve essere discriminato per quello che pensa e per come decide di comportarsi, fino al limite di non ledere la libertà degli altri – spiega -, Ma che io debba accettare per forza di dire una cosa o di non dire nulla in contrario di una cosa rispetto ad una visione dell’uomo che non mi appartiene, questo diventa dittatura ideologica: c’è poco da fare e poco da dire».

Il punto di vista. Su un punto il pensiero del vescovo è fermo: «Il mio discorso può sembrare non alla moda, ma io non accetto di dire che la prospettiva della Chiesa è una prospettiva sbagliata: non si nega nessun diritto a nessuno. Ognuno può regolarsi nelle proprie cose come vuole ma non ha il diritto di imporre agli altri la propria visione delle cose. Per me le persone sono maschio e femmina, salvo patologie particolari. Se per qualcuno la realtà è diversa, è libero di pensarlo, non deve assolutamente essere discriminato per le sue idee, ma per lo stesso motivo non ha nessun diritto di imporlo a me o di imporlo a chiunque altro».

Ddl Zan battaglia di civiltà? «Io dico, al contrario, che è una battaglia di inciviltà – dichiara Suetta – Distinguendo bene le cose. Perché è troppo comodo dire “allora tu sei a favore delle discriminazioni”. No, io non sono a favore né delle discriminazioni, né dell’odio né di qualsiasi forma di violenza. Sto solo dicendo che il ddl Zan con la scusa di reprimere la discriminazione, l’odio e la violenza, che è una cosa giusta, pretende di introdurre una visione antropologica della vita che non solo, a parere mio come uomo religioso, è sbagliata, ma che è sbagliata dal punto di vista di persone che semplicemente ragionano come tali». Il disegno di legge contro l’omotransfobia contiene, secondo il vescovo, un reale pericolo: quello che «si introduca un cosiddetto reato di opinione e questo è terribile. A mio parere non deve accadere e io auspico che non accada. Se dovesse accadere sarebbe una delle tante cadute in basso che la nostra società italiana vive e ha vissuto. Per questo spero fortemente che non accada».

Cosa accadrebbe in caso di approvazione? «Se il ddl Zan dovesse essere disgraziatamente approvato così com’è, posto che io non sono per approvare nessuna legge specifica, ma eventualmente migliorare le disposizioni che già esistono qualora ve ne sia necessità, si approverebbe una legge che ha come presupposto, come scritto nell’articolo 1 del ddl, un’ideologia, e nella fattispecie l’ideologia gender, è questo è pericolosissimo: è un vulnus gravissimo sia al diritto sia alla democrazia». Un esempio? «Io potrei essere un insegnante e dare un brutto voto di matematica e la persona dire: “Io ho ricevuto un brutto voto di matematica perché sono così”. Come fa il giudice a valutare un atteggiamento se questo non è oggettivamente riscontrabile? Introdurre nella prassi del diritto l’idea che si possano condannare le intenzioni è gravissimo, è il presupposto della dittatura. Perché il punto vero e pericolosissimo è proprio questo: l’introduzione del reato di opinione che, storicamente, è sempre stato il presupposto delle dittature, prima ideologiche e poi materiali».

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